25 marzo 2013

Il Padiglione Italia si presenta a Milano. Con grande dissertazione “poetica”, ma poco crowdfunding. Ecco qualche news dallo spazio h+

 

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Grande carrellata di vip dell’arte e addetti ai lavori stasera, in sala anche Favelli e Maloberti, per la presentazione del nuovo Padiglione Italia della Biennale di Venezia, firmato da Bartolomeo Pietromarchi, al pubblico milanese dello spazio h+ di via Varese. Tra divani e tavoli di design dell’open space che ospita la società che ha prodotto e coordinato, tra gli altri, il progetto “Big Bamboo” proprio al MACRO, Pietromarchi snocciola il suo padiglione in pillole, con alcuni frammenti ex-novo rispetto alle precedenti presentazioni. Perché anche l’andare in “tour” per la penisola, e raccontare i fatti nel corso del loro svolgimento, fa parte di questo nuovo approccio completamente “partecipativo”, implicito nella nuova partecipazione italiana in laguna, anche in riferimento al finanziamento pubblico con il metodo del crowdfunding.
Ovviamente però non si parte da qui, ma dall’importanza che riveste la Biennale in fatto di visibilità per l’arte italiana, superando le vecchie idee che pongono problematiche locali o nazionali. Un Padiglione doppio, come profondamente è doppia, e forse a volte sdoppiata, l’anima italiana – anche culturale – che tenterà con la guida di Pietromarchi di essere raccontata oltre facili questioni generazionali, fondendo e confondendo non solo materiali e poetiche, ma anche età anagrafiche. 
E se l’arte italiana soffre per la mancanza di un sistema che la sostenga anche all’estero, come ha ricordato il direttore del MACRO anche stasera, ecco che si arriva dritti dritti a quello che forse è una delle scommesse più interessanti di questo tempo. Chi sosterrà la Biennale all’atto pratico?
Il finanziamento pubblico dal basso, certo, l’abbiamo detto e ripetuto.
Perché dei 600mila euro “donati” dallo Stato per il Paglione del nostro Paese, 200mila svaniranno nelle tasche della Fondazione Biennale di Venezia. Per cosa? Guardiania, assicurazione generale del padiglione, biglietteria e utenze varie; e di 400mila lordi al netto ne resteranno circa 320mila, con altrettanti 30mila che torneranno al Ministero. Per cui, puliti puliti, all’Italia in Biennale andranno circa 280mila euro. Provate ora a metterci dentro un catalogo con diversi contributi, un ufficio stampa, la produzione di 12 nuovo lavori su 14 artisti partecipanti, le spese di assicurazione delle opere e tutto il resto, dal primo faretto all’ultimo chiodo. Ecco che il crowdfunding dovrebbe venire in aiuto. Ma quanto? Al direttore Pietromarchi lo abbiamo chiesto direttamente: «Il sostegno arriva a livelli molto bassi dalle imprese, che si propongo maggiormente come sponsor tecnici, mentre la risposta maggiore proviene da un pubblico di interessati all’arte, nonché da molti collezionisti. Per la maggior parte sono privati, appartenenti comunque ad un settore medio alto». E che avranno la possibilità, come riportato in base agli step di donazione, di avere delle “agevolazioni” e dei “premi” per il loro sostegno, e si veda a proposito il sito www.viceversa2013.org.
Le donazioni possono variare da un minimo di 5 euro, Believer, a un massimo di 10mila, categoria Mecenati, che riceveranno oltre agli onori anche una cartella con 14 stampe numerate e firmate dagli artisti in scena. 
La cifra totale raggiunta oggi? Poco più di 72mila euro, in qualcosa come un mese e mezzo. La raccolta terminerà due settimane prima dell’opening, a metà maggio. Poco più di un altro mese e mezzo, insomma, sperando che la cifra donata all’arte italiana del 2013 possa crescere. Almeno un altro po’. 

1 commento

  1. L’arte contemporanea in italia e non solo vive situazioni paradossali: finanziamento dal basso ma poi presentazione per pochi addetti ai lavori(????). Infatti il pubblico NON esiste e non darebbe un alira per cose che NON conosce. Poi abbiamo Angela Vettese e Co che da 15 anni danno colpa a Berlusconi e all’artista….lasciamo stare che è meglio.

    Non è la mostra del cinema o altro, serve veramente poco per fare una mostra, serve poco per fare una Biennale. La cosa buffa è fare questo in un contesto in cui nessuno si azzarda ad argomentare la qualità (questo è un vero tabù per mantenere nel salotto elitario degli addetti ai lavori buone relazioni con tutti). Quindi soldi per fare cosa???? In un contesto in cui il pubblico scappa dall’arte e appare assente e disinteressato????

    Insieme ad altri sto organizzando Kremlino in occasione della prossima Biennale di Venezia, e lo facciamo a costo zero. Abbiamo lanciato un progetto di autofinanziamento che al momento conta 55 Euro.

    Kremlino
    lion or gazelle?

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