Eppure, nel settimo posto di questo elenco figura sì, la nostra Firenze, con cosa, scusi?
Palazzo Vecchio e la casa Buonaroti. Poi, al diciottesimo posto, viene il museo Nazionale Archeologico. Così, la mostra di punta tra le nuove proposte, di Joan Mirò a Palazzo Strozzi, non figura manco per caso.
Cosa vuole dire?
Vuole dire che abbiamo una gestione della cultura totalmente inappropriata.
Da cosa dipende il successo di una mostra?
Fondamentalmente dalla articolazione tra diversi livelli significanti; e poi, dal fatto di non pretendere l’evento di massa a se stante: anzi, la folla folle la possiamo lasciare nel passato mussoliniano, luogo al cui appartiene.
A Firenze ci sono delle risorse monumentali ed artistiche in una concentrazione veramente sbalorditiva, ma questo, come potete vedere non si traduce in statistiche di maggiore gerarchia per la città.
Certo, chi se ne frega dei numeri? Ma l’effetto cultura lo vogliamo, sì.
Io mi chiedo spesso come mai in una delle città più ricche di cultura del mondo la gente si comporta come se non ci fosse niente da fare, e logora gli stessi marciapiedi e le stesse panche delle medesime piazze, tutti i giorni, alla stessa ora.
Mi diceva un mio collega che, per esempio, la mostra di Mirò non è completa, non configura un vero campionario dell’opera sterminata -in qualità e quantità- dell’ artista catalano. Ma io credo che moltissime persone entrano in una mostra senza sapere veramente cosa ci si può aspettare. Se la mostra è bella oppure meno, se è formativa o solo decorativa, è un altro paio di maniche che possiamo giudicare solo dopo delle visite.
D’altronde, una mostra mai è assolutamente “completa”, ma ci sono delle incompletezze molto suggestive…
No, qui manca semiotica, cari amici, manca l’articolazione a più livelli della cultura. Qui, prima che una zanzara suoni un sassofono, la devono spersonalizzare e filtrare le briciole che risultano dell’ analisi del suo DNA in modo che ci arrivi tutto il più annacquato possibile.
Attraverso la bigotta gestione della Cultura, Firenze sembra una maestrina invece della strega che dovrebbe essere.
Tutto diventa atto ufficiale (insulso) e, si sa, solo il tremore delle persone in fratellanza per la sensibilità colpita è cultura. Dell’ altro, possiamo fare a meno.
Lucia Fenik
[exibart]
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QUISIERA QUE ME ESCRIBA LUCIA FENIK¡¡¡¡¡¡¡
Busco a Lucía...la perdí en Tucumán....le hable en Italia....ahora quiero saber de vos.
con afecto.
adrian
quiero saber de tu vida, quiero saber si sos mi amiga de tucumán. Me encantaría tener noticias tuyas por nuestros felices y no tan felices recuerdos... responde a mi correo, te quiero che....
querida lucita: siempre te dije que Tucumán era un grano de arena para vos. Me alegro que estés trabajando en lo que te gusta. Por favor quiero saber cómo estás y si podemos comunicarnos... Te quiero mucho; Cristina Bravo.
PD: mi correo es cris.y29@hotmail.com
por los azahares contestame
Querida Lucia, soy Marta de Rovigo. Fuiste mi profesora de espanol. Hoy, buscando entre las cosas del pasado, encontrè tu carta de cuando te fuiste de Rovigo para mudarte en Florencia.
Me llamabas "mi querida primavera"...
Aqui està mi direccion para comunicarnos si quieres. Te abrazo fuerte!!
Lucía:
¡¡ Hace tanto que no se de vos!!, como me gustaria poder comunicarme, charlar, recordar nuestro dias de secundario....
Besos.