26 aprile 2004

Laboratorio Slovenia

 
Benvenuta! Dal primo Maggio la Vecchia Europa accoglie dieci nuovi stati, quello più vicino a noi è la Slovenia. La critica e curatrice Aurora Fonda ci racconta la piccola repubblica sospesa tra i Balcani e la Mitteleuropa. Problemi, opportunità, caratteristiche, musei, artisti, gallerie, rischi, pregi e difetti del laboratorio sloveno…

di

Cosa è, dal punto di vista artistico, la Slovenia che entra in Europa il primo Maggio? Che ruolo può avere?
Il ruolo della Slovenia, nel campo delle arti mi sembra sia stato già ben definito dalle varie istituzioni esistenti che costituiscono un’interessante fucina di talenti soprattutto nel campo della cosiddetta arte intesa come ricerca, oppure arte impegnata nell’ambito del sociale. Alcuni di questi artisti si sono affermati a livello internazionale, come si è potuto vedere nelle maggiori mostre d’arte in giro per il mondo, parlo di Marjetica Potrc, Marko Peljhan, Irwin, Tadej Pogacar, Tobias Putrih, Apolonija Sustarsic, tutti nomi che credo il pubblico abbia imparato a conoscere visitando le grandi Biennali. Difficilmente però troviamo artisti sloveni promossi da gallerie private affermate, questo perché nel paese non si è ancora sviluppata una politica di mercato sofisticata.

Dunque qui potrebbe esserci un cambiamento?
Sì. Ciò che potrebbe cambiare con l’entrata in Europa è proprio il ruolo delle gallerie private. Per ora in Slovenia ci sono alcune gallerie che si occupano della vendita e della promozione di artisti sloveni, ma ancora troppo poche rispetto alla produzione artistica. In questo contesto, vorrei segnalare la Galleria Gregor Podnar diKranj, che porta il nome del suo fondatore, il quale per anni è stato alla direzione della dell’associazione Skuc di Lubiana. Podnar segue in maniera molto abile le strategie del mercato occidentale, partendo anche dalle fiere internazionali. Potrei fare ancora alcuni nomi, slovenia - convegno ma sono poche le situazioni in cui si può parlare di un effettivo mercato dell’arte. Bisogna ancora precisare, che esiste da parte delle istituzione una politica di acquisizioni di opere d’arte contemporanea, le quali entrano poi a far parte delle loro collezioni permanenti e che parzialmente sostituisce il mercato.

Con l’ingresso in Europa l’arrivo del ‘mercato’ sarà inevitabile…
Mi auguro che ciò accada molto lentamente, poiché in Slovenia, ma in particolare a Lubiana, si assiste spesso alla nascita ed alla realizzazione di progetti veramente particolari, decisamente invendibili, ma che lasciano un qualche cosa di indimenticabile.

In pratica quale è la situazione slovena? Qualche galleria pubblica c’è (Maribor, Pirano, Capodistria.), ma gli spazi privati sono intesi molto diversamente rispetto a ciò che succede nei paesi della vecchia Europa. Come si presenta l’impianto dei musei d’arte contemporanea e delle gallerie private?
Quasi in ogni città c’è una galleria d’arte contemporanea o moderna, le principali nelle città che hai citato tu, con un’incredibile concentrazione a Lubiana, e poi ci sono degli altri centri come Celje, Aidussina, Kostanjevica, che contribuiscono all’attività culturale del paese. Come dicevamo, le gallerie private sono troppo poche per poter effettivamente prenderle in esame come un nucleo a sé stante, le vedo ancora come dei piccoli satelliti con delle grandi possibilità di sviluppo.
Mentre per gli spazi pubblici ci sono delle differenze sostanziali. Infatti, nonostante in Slovenia non ci siano dei finanziamenti miliardari per i musei, c’è un’attenzione verso il contemporaneo ed un rispetto nei confronti del lavoro del giovane artista che difficilmente si trova in occidente. Se un artista desidera presentare il suo lavoro, e se questo si rivela essere di un certa qualità, ha la possibilità di partecipare anche autonomamente ai fondi del Ministero della Cultura.
Marjetica Potrc
Quanto ha significato per la situazione di Lubiana, l’aver ospitato nel 2000 un’edizione di Manifesta che sembra difficilmente ripetibile?
Io non credo che per Lubiana sia cambiato qualche cosa. Il lavoro della Galleria d’arte Moderna, del Centro della Grafica di Lubiana, e poi di Gallerie più piccole come Kapelica, Skuc, hanno in questi ultimi due decenni portato a Lubiana personaggi che operano nell’ambito della ricerca teorica, dei nuovi linguaggi, delle nuove tecnologie, affermati e conosciuti a livello internazionale. Figure, a volte apparentemente sconosciute, ma che dopo due anni si scopre essere dei geni dell’arte informatica. Tutta gente, che non solo a Venezia non è mai stata presentata, ma neanche a Milano.
Dunque, Manifesta è stato un appuntamento importante, ma non un punto di svolta della scena artistica slovena. Questa esisteva prima dell’arrivo della grande mostra.

Quali credi siano le ‘strategie’ che Slovenia e Italia possono concertare per la promozione dell’arte contemporanea?
A mio parere le possibilità potrebbero essere enormi. Dallo scambio di mostre e di artisti fino all’organizzazione di progetti che coinvolgano ulteriori situazioni dell’est europeo. Non l’est patetico, nostalgico e tristanzuolo che piace tanto ai curatori occidentali, ma quello dei progetti tosti, che ti ribaltano le tue usuali prospettive. PoiMarko Peljhan bisogna vedere che cosa succederà. Se gli artisti dell’est si faranno sedurre dalla politica della spettacolarizzazione dell’arte, allora assisteremo ad un enorme colonizzazione da parte del mercato occidentale, se invece ciò non accadrà allora forse l’occidente avrà qualche cosa da imparare da noi.
Il problema dell’Italia è che soffre di un grande complesso di inferiorità nei confronti degli altri paesi occidentali, però si sente superiore verso i paesi dell’est europeo. Quando questo atteggiamento incomincerà a dileguarsi, in quel momento si potranno creare delle situazioni interessanti.

Venezia, per la sua posizione geografica e per la sua storia, ha sempre attratto molti artisti provenienti dal vicino est europeo. Tu stessa vivi e lavori a Venezia. Come vedi la città in questo periodo? La sua sostanziale depressione -per quanto riguarda l’arte contemporanea Biennale esclusa- puo’ trovare una via d’uscita grazie alla Nuova Europa che si sta formando alle sue spalle?
Venezia ha tutte le potenzialità per rinascere, ed anche gli strumenti ci sono. Oltre a delle istituzioni che si occupano di contemporaneo, ci sono delle università come lo Iuav, che potrebbero diventare un’interessante fucina o meglio laboratorio di progetti. Il problema italiano è che tutti sono particolarmente concentrati a coltivare i loro piccoli orticelli, oppure orticelli dove si coltiva la medesima pianta, e dunque c’è una mancanza di prospettiva futura, di elasticità che possa “aprirsi” a delle nuove situazione che darebbero un po’ di vita alla città. E per fare ciò, non è sempre necessario avere dei budget invidiabili, si riesce a fare qualche cosa di interessante anche con dei contributi insignificanti.
Vuk Cosic, The Thing Auction 2001
Tu sei anche la direttrice della Galleria A+A – centro culturale sloveno, con sede a Venezia: come si configura questo spazio e quali obiettivi si pone?
Lo spazio non è molto grande, soprattutto di fronte alle richieste che costantemente abbiamo. Esistiamo come centro espositivo per la promozione della cultura slovena all’estero e come sede del padiglione sloveno alla Biennale. La maggior parte delle mostre sono il frutto di una selezione di proposte che le diverse istituzioni slovene fanno, eventi che hanno luogo prima in Slovenia e poi vengono portati a Venezia, in modo da accompagnare ogni iniziativa da una pubblicazione. Nonostante il budget limitato, però, riusciamo sempre anche a produrre una o due mostre. In contemporanea, tra una mostra e l’altra, oppure in occasione di qualche serata, offriamo lo spazio ai giovani artisti per presentare il proprio lavoro, privilegiando la ricerca nell’ambito delle nuove tecnologie, come video proiezioni, installazioni, sound events…

Dacci 3 nomi 3 di artisti emergenti del tuo paese che si imporranno a livello internazionale nei prossimi dieci anni.Crash in progress
Io vedo particolarmente promettenti il gruppo dei Crash in Progress, che nonostante la giovane età mi sembra abbiano le idee ben chiare su dove vogliano arrivare, e poi sempre un gruppo, questa volta di sole donne delle Passaporta. Se loro portano aventi un lavoro di ricerca con performance ed interventi di vario genere, il terzo nome andrei a cercarlo nell’ambito della pittura, e citerei Viktor Bernik.

alfredo sigolo | massimiliano tonelli

[exibart]


LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui