Come nasce questa scena era la
domanda a cui volevamo rispondere, e per poterlo fare ci siamo recati in
Polonia. Varsavia è una città ancora defilata rispetto ai centri più
consolidati dell’arte internazionale, ma la scena è realmente interessante: al
di là degli spazi istituzionali, l’atmosfera informale che si respira nelle gallerie indica
la volontà di creare un nuovo collezionismo privato tutto da inventare. Tenuto
conto anche della storia politica del Paese e della sua giovane e vitale
economia capitalista, che la fa essere in questo momento una delle
“tigri” della Nuova Europa. Ed è questo dinamismo a renderla una promessa per
gli art lover dei prossimi anni, che potranno scoprire qui una diversa
vitalità.
Iniziamo con le istituzioni
pubbliche. Sono il Centro per l’Arte Contemporanea Castello Ujazdowski, Zacheta Galleria Nazionale d’Arte,
e il Museo d’Arte Moderna di Varsavia. La più anziana è Zacheta. Nasce nel 1920 per
ospitare l’arte d’avanguardia (di allora) grazie al sostegno della società di
belle arti Zacheta; nel 1950 è nazionalizzata e nel 1990 la collezione storica
è trasferita al Museo Nazionale. Ciò le permette di votarsi unicamente
all’arte contemporanea e di promuovere mostre di artisti polacchi all’estero.
Il Centro per l’Arte Contemporanea nasce invece nel
1985 con l’obiettivo di presentare non solo mostre, ma anche cinema, musica e
live media. Ha una ricca collezione di opere di artisti internazionali, un
programma di residenze, un archivio sull’arte polacca, pubblica libri e riviste
tra cui Obieg. Fabio Cavallucci è da
qualche mese il direttore del Centro, dopo la direzione ventennale di Wojciech Krukowski, storico dell’arte e regista di Akademia Ruchu, celebre
gruppo di performer.
Il Museo d’Arte Moderna, infine, nasce nel 2005 con
un’intensa attività espositiva, nonostante non abbia ancora una sede
definitiva, che inaugurerà nel 2014 in una location straordinaria nei pressi del Palazzo della
Cultura e della Scienza, sorta di Gotham City stalinista di cui parliamo
nell’articolo a fianco.
Oltre alle istituzioni, un
lavoro importante in
Polonia è svolto da gallerie e fondazioni private come Foksal Gallery
Foundation, Raster Gallery, Czarna, Profile, Leto, Krytyka Polityczna (che non è
proprio una galleria, ma un club/centro culturale/casa editrice che organizza
concerti, presentazioni e performance), oltre alla nascente scena che si sta
sviluppando nel
quartiere Praga.
Qualche storia di questi spazi che hanno cambiato faccia
all’ex sonnacchioso paesone agricolo dell’Est. Raster magazine nacque nei primi anni ‘90 da un’idea dei critici
d’arte Lukasz Gorczyca e Michal Kaczynski. Una decina d’anni dopo decisero di
aprire una galleria, una delle prime e più importanti gallerie polacche, che
partecipa a fiere internazionali come Frieze, Art Basel, Fiac. Raster nel 2006
ha organizzato l’evento Villa Warsaw:
dieci gallerie, tra cui Zero… di Milano, Jan Mot di Brussels e Hotel di
Londra, hanno presentato per una settimana performance, eventi e incontri.
L’ultima edizione si è tenuta a Reykjavik la scorsa estate. Foksal Gallery
Foundation è stata fondata nel 1997 da tre curatori – Adam Szymczyk (ora
direttore di Kunsthalle Basel), Joanna Mytkowska (direttrice del Museo
d’Arte Moderna di Varsavia) e Andrzej Przywara – per conservare l’archivio della Foksal Gallery,
galleria pubblica d’avanguardia fondata a Varsavia nel 1966 con un programma
concettuale in tempi di repressione comunista. La fondazione funziona anche
come spazio commerciale con mostre degli artisti più amati dai curatori, tra
cui Althamer, Sosnowska, Anna Molska
e Robert Kusmirowski. Segue inoltre
il programma di The Avantgarde Institute, l’ex casa-studio degli artisti Edward Krasinski e Henryk Stazewski. Vi è contenuta un’installazione permanente creata
da Krasinski dopo la morte di Stazewski, composta da una linea di scotch di
colore blu che suddivide orizzontalmente lo spazio, su cui è intervenuto anche Daniel Buren quando ha visitato lo
studio nel ’74. Pur mantenendo inalterata l’installazione, Foksal ha creato un
innesto (un padiglione vetrato con una straordinaria vista sulla città) dove si
svolgono concerti, conferenze e interventi artistici in collaborazione con
studenti dell’Accademia d’arte e artisti emergenti.
E le gallerie giovani e di tendenza? Di certo non mancano:
ricordiamo Czarna, curata dall’affascinante Agnieszka
Czarnecka-Wiacek, Leto e Profile. La
prima espone, tra gli
altri, Olaf Brzeski e Tomasz Mroz, artisti che propongono
progetti bizzarri e surreali, lontani dall’approccio politico e concettuale dei
nomi più conosciuti come Zbigniew Libera
e Artur Zmijewski. “Non è solo attraverso messaggi di dissenso
che si delinea la scena artistica polacca”, racconta Marta Kolakowska di Leto
Gallery. E aggiunge: “La generazione di Wojciech
Bąkowski, Konrad Smolenski, Maurycy Gomulicki e Bianka Rolando preferisce
allontanarsi da una rappresentazione diretta per confrontarsi con i new media,
l’animazione, la musica”. Laura Palmer Foundation è invece un progetto non
profit creato nel 2007 da Joanna Warsza, che propone azioni, mostre e
performance in spazi pubblici come lo stadio di Varsavia, che da vent’anni ha
smesso di funzionare come tale per assumere le vesti di fantasma
post-comunista, mercato e spazio multiculturale per immigrati vietnamiti e
commercianti russi.
“Nel corso degli
ultimi due decenni si è formata una generazione di artisti straordinaria”,
racconta Fabio Cavallucci, neodirettore del Centro per l’Arte
Contemporanea Castello Ujazdowski. “Una
scena che ho seguito con particolare interesse invitando artisti polacchi alla
Galleria Civica di Trento (quando ne ero il direttore) e alla Biennale di
Scultura di Carrara, dove ci sono Grzergoz
Kowalski, docente dell’Accademia di Belle Arti di
Varsavia, maestro di Zmijewski, Kozyra, Althamer, e le più giovani Anna Szwajgier e Zorka Wollny. Una scena nata
spontaneamente per la reale necessità di fare arte, e che all’inizio non si
sapeva neanche come chiamare”.
Neanche per similitudini? “Beh, potremmo
avvicinarla a quella inglese quanto a vitalità, con la differenza che non è
stata determinata da un collezionismo privato e dal mercato”. Negli ultimi
anni si è andati ancora all’arrembaggio o c’è stata una stabilizzazione? “Ora la situazione è diversa, vi è una
maggiore consapevolezza, lo Stato crede nella cultura, la sostiene. Esiste in
Polonia un’associazione indipendente formata da galleristi, scrittori, artisti
che controlla la qualità dei progetti culturali. È un movimento che discute,
dibatte sulla cultura”.
direttore italiano per un incarico così nodale? “È stata la prima
volta che la gara per l’incarico a direttore di un museo è stato aperto a
candidati stranieri. Questo indica la volontà di aprirsi al confronto, al nuovo”. La
futura programmazione? “Penso di
prendermi un anno per riorganizzare il tutto. Mi piacerebbe che i diversi
linguaggi (il cinema i concerti, le mostre, il teatro) dialogassero più tra
loro, che non ci fossero suddivisioni rigide. Il Castello Ujazdowski è sempre
stato un punto di riferimento per me”. Di che tipo di struttura si tratta,
qual è il dimensionamento? “È una
macchina piuttosto impegnativa, vi lavorano più di 80 persone, penso di
iniziare il nuovo programma nel 2012, non prima. Del resto vi sono già ottimi
curatori che vi lavorano, io vorrei ritagliarmi un lavoro di regia”.
Certo è che, viste le condizioni
economiche del Paese e il contesto da boom, la sfida è ambiziosa e al contempo
eccitante. Nei prossimi anni apriranno otto nuovi musei in
Polonia: a Cracovia, Poznam, Wroclaw e Varsavia. I giovani non lasciano
più il Paese per cercare migliori condizioni di vita e di lavoro altrove; vi
sono invece artisti che da Berlino si trasferiscono a Varsavia,
anche se Berlino continua a essere ben più economica.
Non è da trascurare la scena di Lodz, antica capitale della
manifattura tessile riconvertita in hub del terziario artistico. Oltre al Muzeum Sztuki (disseminato in tre diversi spazi espositivi, che
ospitano esposizioni temporanee, le collezioni, e la sala neoplastica progettata
nel 1947 da Wladyslaw Strzeminski)
vi sono spazi non commerciali come la storica Wschodnia Gallery
(fondata nel 1981 dagli artisti Adam
Klimczak e Jerzy Grzegorski), la biennale d’arte e appuntamenti
annuali come l’International Design Festival e il Fotofestiwal.
Anche Lodz, al di là di tutto,
conferma l’atmosfera creativa di vitalità artistica che si respira in questo
Paese. E che non si limita solo a Varsavia.
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Anni
’80 polacchi a Cracovia
lorenza pignatti
*articolo
pubblicato su Exibart.onpaper n. 69. Te l’eri perso? Abbonati!
Info:
VARSAVIA
Castello Ujazdowski – csw.art.pl
Zacheta – www.zacheta.art.pl
Foksal Gallery Foundation – www.fgf.com.pl
Raster Gallery Czarna – czarnagaleria.net
Leto – www.leto.pl
Krytyka Polityczna – www.krytykapolityczna.pl
Laura Palmer Foundation – www.laura-palmer.pl
LODZ
Museum Sztuki – www.msl.org.pl
Wschodnia
Gallery – www.wschodnia.pl
[exibart]
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