Un tour nell’antica Costantinopoli, cuore pulsante della Turchia fra Oriente e Occidente, non può prescindere dal mettere in discussione i pregiudizi che sono strutturali in ogni pensiero umano. E se la prova dei fatti, dell’esperienza “sul campo”, è sicuramente importante pur nella sua condizione circoscritta nel tempo e nello spazio, è altresì inaggirabile andare col pensiero agli eventi che coinvolgeranno a breve tutti gli abitanti del paese anatolico. La questione è insomma riassumibile nell’imbarazzo, se così si può dire, provato quando si sente dire che Istanbul, coi suoi 12 milioni di abitanti –stima al ribasso–, è la più popolosa città d’Europa. Allora tornano alla mente i recenti referendum, specie quello francese, con un No di chiara lettura; i negoziati per l’ingresso della Turchia nella Comunità Europea, che prendono avvio in ottobre per durare almeno un decennio; le questioni armena, cipriota, curda.
Le duemila moschee di Istanbul, con le voci dei muezzin preregistrate e i veli in tessuti sintetici sono il simbolo di una cultura in continua e palese frizione con sé stessa. Dove al profluvio di bandiere nazionali ed effigi del laicissimo Atatürk (un solo esempio: negli edifici pubblici turchi è proibito l’ingresso col velo) fanno da contrappunto donne coperte di stoffa nera da capo a piedi; dove alla proibizione delle bevande alcoliche in alcune zone della città fa da contraltare il numero di giovani alticci a causa del Raki. Contraddizioni che un lucidissimo Giuliano Amato
È anche per queste ragioni che la 9° Biennale di Istanbul, curata dalla coppia Charles Esche e Vasif Kortun, ha abbandonato l’Istanbul musealizzata di Sultanahmet e del Sirkeci per attraversare il Corno d’Oro e tuffarsi nella realtà del Beyoðlu, dai luccicanti hotel di Taksim alla poverissima zona di Galata. Una scelta osteggiata da molti, ma che ha saputo invece rapportarsi realmente con la città, proponendo non la consueta rosa di nomi-star, ma coinvolgendo anche le Accademie di Belle Arti.
Una Biennale vitale, e che con la sua vitalità ha contagiato una città già assai vivace di per sé. Per esempio, con la seconda edizione del “Pedestrian Exhibit”, che ha coinvolto anche il nostro Loris Cecchini. Negli stessi giorni l’Elgiz Museum of Contemporary Art ha acquisito la scultura Mur de la Monté des Anges di Jan Fabre. Ovviamente è una buona occasione per vedere la collezione del museo, dove ritrovare ancora Cecchini fra gli italiani.
Va da sé che anche le gallerie private hanno preso la proverbiale palla al balzo. Galerist propone la pittura Uniform di Gediz, mentre Apel non propone una collettiva intitolata Neighbor, riflettendo puntualmente sulla difficoltà dei rapporti di vicinato, intesi in senso ampio. Unheimlich è invece il titolo della rassegna proposta dall’Akbank Cultural Centre, che fra l’altro ha mostrato un’ottima prova di Seza Paker. E per tornare alle nostre lande, la partecipazione curatoriale italiana non latita. Alla galleria Maçka Sanat sono infatti sbarcati Simonetta Lux e Domenico Scudero dal romano Museo Laboratorio, con una personale di Þükran Moral (mentre è fresca di stampa un’ottima monografia dedicata all’artista, pubblicata per i tipi di Gangemi dopo la personale tenutasi allo stesso museo nel 2004). L’artista residente a Roma e che alla Biennale di Istanbul ha partecipato nel 1997 con Hammam, presenta una serie fotografica dal titolo Disperati, con riferimento all’immigrazione clandestina. Per gli amanti della sound art e dei classici della musica contemporanea, da Garanti si possono ascoltare i vari Xenakis, Stockhausen, Boulez e Cage.
Ma volendo alleggerire il tour, le occasioni non mancano. Per esempio “ascoltando” le registrazioni su vinile presentate al Büyük Londra Oteli, con guest come Jim Lambie e
Se qualcuno avesse l’ansia da star, può avere la sua razione senza troppi sforzi. La scelta è fra il Goethe Institut locale, che risale alla Biennale edizione 1995 e presenta artisti dalla A di Abramovic alla W di Maaria Wirkkala; e la collettiva patinatissima “Center of Gravity” all’Istanbul Modern, dalla A del turco Haluk Akakçe alla W nuovamente di Maaria Wirkkala, con la curatela delle famigerata Rosa Martinez.
Ma se è consentito dare un piccolo consiglio, a dover scegliere sarebbe meglio fare un salto a Santa Sofia oppure alla straordinaria Cisterna-Basilica. O, ancor più interessante, abbandonare la zona iperturistica per sprofondare nel dedalo di vicoli intorno al Bazaar egiziano. Come sapere che quella è l’Istanbul dei residenti? Nessuno vi chiederà di acquistare un bel niente e si stupirà alquanto se vorrete contrattare sui prezzi. Quella è una pratica che, almeno in Turchia, è divenuta una forma di intrattenimento per personaggi in bermuda e calzettoni bianchi, come gli spettacoli dei Dervisci rotanti. Se proprio avete voglia di discutere di prezzi, ce ne sarà l’occasione dall’8 al 16 ottobre, durante la 15° Istanbul Art Fair…
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Per XXX:
Per semplicità le rispondo punto per punto
"Diverte, certo non sorprende, l'assenza di ogni commento al lavoro degli unici artisti italiani presenti in Biennale, ovvero gli A12 e Mario Rizzi."
Questa è una lettera da istanbul e non una recensione della biennale. una prima versione della recensione la può leggere su Exibart.onpaper e una più estesa a breve sul web.
"Per sua informazione numerose testate nazionali, da El Pais (Spain) a de Volkskrant (Holland), dal Canale Radio Nazionale Tedesco SWR2 a Helsingin Sanomat (Finland), dal turco Zaman all'italiano Il Manifesto hanno scelto il lavoro di Rizzi tra i tre-quattro più interessanti in Biennale (potrà trovare ampie informazioni anche nel web)."
Mario Rizzi la potrebbe assumere per fare le rassegne stampa, complimenti!
"Inoltre sorprende che, sebbene eventi quali la Biennale di Istanbul, quella di Tirana, la recentemente conclusa mostra alle Papesse e la Fiera di Berlino (dove Rizzi era in un talk ufficiale con Shirin Neshat l'altro ieri) siano recensiti nelle Vs. pagine web, non vi è alcun riferimento al Rizzi nella da-Voi-ritenuta-attendibile hit parade degli artisti."
Mi spiace per IL Rizzi, non credo ci sia voglia accanire su di lui. Per quanto mi riguarda, della Biennale di Tirana ha publicato un'intervista a Edi Muka e Roberto Pinto, e se non hanno citato Mario Rizzi non potevo costringerli. Ho comunque pubblicato almeno una speednews dedicata al suo lavoro, se non ricordo male. Quanto alla classifica, è una semplice query tratta dal database delle mostre in corso. Cioè il numero delle mostre alla quale un artista sta partecipando nel giorno in corso. E' oggettivo, non una scelta della redazione. E infine si riferisce a eventi sul territorio italiano.
"Vorrei anche rendere pubblico il fatto che l'intervista a Rizzi di un Vs. collaboratore sul suo progetto di Istanbul è stata censurata e non pubblicata."
Non conosco il fatto, ma in genere se un pezzo non è concordato con il caposervizio, in qualunque giornale difficilmente trova spazio.
"Gradirei che questo commento sia pubblicato nelle Vs. pagine web."
Come vede, nel Ns. sito web il suo commento non ha subìto censure.
Un saluto a Mario Rizzi, che - per quanto possa interessarle - è un artista che stimo molto.
caro xxx, a noi non risulta nessuna intervista a rizzi condotta da nostri collaboratori. però se è così scottante da dover essere censurata saremmo proprio curiosi di leggerla! ce la mandi
Già...voglia scusarmi.
subject: imparare a leggere
message: infatti è scritto che ISTANBUL ha 12 milioni di abitanti, non la Turchia
Diverte, certo non sorprende, l'assenza di ogni commento al lavoro degli unici artisti italiani presenti in Biennale, ovvero gli A12 e Mario Rizzi. Per sua informazione numerose testate nazionali, da El Pais (Spain) a de Volkskrant (Holland), dal Canale Radio Nazionale Tedesco SWR2 a Helsingin Sanomat (Finland), dal turco Zaman all'italiano Il Manifesto hanno scelto il lavoro di Rizzi tra i tre-quattro più interessanti in Biennale (potrà trovare ampie informazioni anche nel web). Inoltre sorprende che, sebbene eventi quali la Biennale di Istanbul, quella di Tirana, la recentemente conclusa mostra alle Papesse e la Fiera di Berlino (dove Rizzi era in un talk ufficiale con Shirin Neshat l'altro ieri) siano recensiti nelle Vs. pagine web, non vi è alcun riferimento al Rizzi nella da-Voi-ritenuta-attendibile hit parade degli artisti. Vorrei anche rendere pubblico il fatto che l'intervista a Rizzi di un Vs. collaboratore sul suo progetto di Istanbul è stata censurata e non pubblicata. Gradirei che questo commento sia pubblicato nelle Vs. pagine web.
La Turchia ha una popolazione di 65 milioni di abitanti e non 12 milioni...
possibile che quando c'è una notizia che , anche blandamente riguardi tale mario rizzi, che lavora con la galleria the flat-massimo carasi, l'artista in questione si prodighi in rettifiche e aggiunte coperto dall'anonimato? m.e.g dai, su sii buono: c'era anche lui. se n'ha a male...la prossima volta ricordatelo. se so deve mandare duemila commenti a firma altrui per dire "oh : conto anch'io".
certo a farci rappresentare da un ansiogeno del genere siam messi male.