L’intervista/ Anna Daneri

di - 13 Maggio 2018
Una storia (in)finita male, e che rischia di proseguire ancora peggio. Non c’è nulla da fare, il Museo di Villa Croce sì è trasformato in uno di quei pasticci all’italiana dalle proporzioni via via più fantascientifiche. Dopo lo stop alla programmazione, dopo l’appello internazionale lanciato dall’Associazione degli Amixi di Villa Croce, sono degli ultimi giorni le dichiarazioni dell’assessore comunale alle politiche culturali Elisa Serafini, che al Secolo XIX ha dichiarato «Il Comune è già pronto a nominare un nuovo curatore». Questo successivamente all’avvenuta rimozione di tutti i dipendenti del Comune stesso, in primis la responsabile Francesca Serrati, ed al dirottamento dell’ormai “fu curatore” Carlo Antonelli al ruolo di consulente per Fondazione Palazzo Ducale.
Per provare a sviscerare i molteplici aspetti che hanno condizionato questa tristissima vicenda abbiamo contattato la persona che, assieme ad Antonelli, è tra più colpite, Anna Daneri, immediata nel precisare «Probabilmente l’assessore non conoscendo la materia pensa, credo, al conservatore che sostituisca Serrati, poiché non hanno intenzione di fare mostre temporanee, ed hanno di fatto impedito l’esecuzione del programma presentato alla stampa». Aggiungendo quindi «Di fatto quello che dichiarano dal Comune è di voler puntare sulla collezione permanente, con un allestimento che non si sa chi lo curerà; non so come faranno, anche in tempi brevi, visto che la persona preposta è stata destituita».

Massimo Grimaldi, Emergency’s paediatric centres in Bangui and Mayo, 2010. Photos shown on two Apple iMac Core i3s, due Apple iMac Core i3, dimensioni ambientali. Courtesy Museo di Villa Croce

La caduta di Francesca Serrati è stata come il primo tassello di un domino, che ha di fatto ucciso sul nascere la mostra antologica di Claire Fontaine, “la prima in un museo italiano” rimarca la Daneri, in cartellone teoricamente dal 9 maggio scorso. «Ci avevamo lavorato da mesi, era pronta per i trasporti» racconta la curatrice, «ma venendo a mancare Serrati, anello di congiunzione tra curatore ed amministrazione, non ci è stata data indicazione per un referente comunale che potesse fare le funzioni di Francesca». Quindi rincara «abbiamo poi capito che esiste all’interno del Comune una persona responsabile delle assicurazioni di tutte le mostre dei musei, quindi sarebbe bastato esclusivamente darci un “ok” per contattarla e comunicare a questa persona i valori assicurativi per poter avere le assicurazioni necessarie alla realizzazione della mostra». «È chiaro che è stata una volontà, un boicottaggio io lo chiamo» continua, trend che comprende la scelta di rendere a pagamento – con un biglietto arrivato a toccare i 15 euro – la prima ed unica mostra firmata assieme ad Antonelli, “Vita, morte, miracoli. L’arte della longevità”; decisione che la Daneri indica come «Presa di concerto da Open Srl (la società che gestisce i servizi del museo, ndr) e Comune senza consultarci», affossando di fatto il buon successo di una mostra «Ottimamante accolta dalla stampa», la cui inaugurazione «Ha avuto un’affluenza all’opening che non si vedeva dal 2004» chiosa. Una serie di ostacoli che includono l’indisponibilità della sala conferenze, «Abbiamo sempre organizzato seminari legati alla mostra all’interno degli spazi espositivi, nel momento in cui è stato inserito il biglietto Antonelli ha dovuto pagare di tasca propria l’ingresso ai partecipanti, visto che erano stati annunciati come gratuiti» aggiunge.

A render ancor più perplessi però sono le successive dichiarazioni rilasciate dall’assessore, secondo cui il fantomatico nuovo curatore sarà «Una risorsa interna, che ha competenze nel campo dell’arte e della gestione delle strutture museali», scelta che già posta nei suoi termini lascia presagire una regressione rispetto a quanto di valido si sarebbe potuto avere, e soprattutto di quanto si è avuto dall’avveduta gestione Bonacossa. Forse chi scrive è malfidato, ma tiene conto che, sempre sul quotidiano genovese, l’assessore ha aggiunto «Va avanti il progetto di rinnovamento del museo con l’allestimento della collezione permanente che contiene opere prestigiose tenute per anni nelle cantine del Museo, opere di Fontana, Piero Manzoni e altri artisti famosi in tutto il mondo». E chiunque s’intenda un briciolo di gestione museale e collezioni sa che quella di Villa Croce, per valida che possa essere, difficilmente è immaginabile come chiave di volta del suo stesso successo. Può essere valorizzata, come già stabilito dal programma ormai saltato e come in più occasioni avvenuto, ad esempio con la mostra celebrativa del trentennale del Museo e con “Finestre Meridiane” di Stefano Arienti; può a sua volta aggiungere valore, anche al netto di una predominanza di artisti liguri di cui nemmeno gli stessi liguri conoscono l’esistenza, ma sostenere un intero museo no. Tra tanti motivi ce n’è uno molto semplice: chi avrà voglia di visitare il museo d’arte contemporanea genovese, ad esempio solo che da Milano, per vedere un ennesimo Fontana o un Manzoni, quando questi se li ritrova belli e tematizzati al suo Museo del Novecento? «La collezione di Villa Croce è consistente dal punto di vista numerico, ma rispetto a collezioni come quella del Novecento di Milano, della Gam di Torino, della Ca’ Pesaro di Venezia o del Mart di Rovereto non ha lo stesso livello» ammonisce la Daneri. Inevitabilmente ci vuole un programma di mostre temporanee ben studiate per crescere in credibilità ed attrarre pubblico, il resto sono chiacchiere. Quello siglato Antonelli-Daneri a detta della co-curatrice tentava proprio di «Far risuonare una Genova che purtroppo da anni è relegata – per quanto riguarda la produzione culturale ed artistica – a provincia. Era un modo per rilanciare Genova». Tra i progetti in cantiere in vista per la collezione permanente c’era ben altro secondo la Daneri, e che andava oltre una valorizzazione in senso stretto: «Al pian terreno pensavamo di allestire parte della collezione ad altezza bambino, questo perché c’era l’intenzione di ragionare su chi fruisce il parco, i pubblici più consistenti sono quelli dei bambini, degli anziani e dei padroni di cani», nonché «di creare un bookshop indirizzato anche al pubblico infantile», mentre con non poco rammarico conclude «Villa Croce sarebbe stato il primo museo italiano con una parte della collezione kid-friendly».

Stefano Arienti – Finestre Meridiane. Intersezioni con la collezione di Villa Croce – installation view – credits Anna Positano / Opfot.com

Tra sponsor prontamente defilatisi, contatti con altre realtà museali mozzati di netto ed una «Impossibilità a lavorare che ha costretto Antonelli ad accettare la proposta di consulenza», si è arrivati a quella che la Daneri bolla come «Una scelta repentina, ma neanche tanto, maturata già nei mesi scorsi». «È una grande delusione per noi che lavoriamo da più di un anno a questo progetto», è «Una violenza verso le professionalità. Un’amministrazione comunale ha tutto il diritto, anzi ha il dovere di dare le linee culturali delle politiche culturali di una città, però quando ingerisce così fortemente nelle decisioni artistiche esce dal seminato» incalza. E quasi volesse aprire uno spiraglio di speranza nell’apocalisse più assoluta ci rivela che qualcosa del programma si salverà: «Della mostra di Dora Garcia», in origine prevista a cavallo tra 2018 e 2019, «Faremo ugualmente una performance in un teatro genovese, per non mandare a bagno tutto il lavoro svolto; mentre la settimana prossima saremo a Marsiglia per la proposta di collaborazione con le istituzioni della città, per proporre – a questo punto come curatori indipendenti – di espandere la ricerca sulla longevità con una mostra che parta da “Vita, morte, miracoli”, con artisti genovesi e marsigliesi».
Ma le disgrazie non vengono mai da sole, e qualcuno ha anche pensato bene di raschiare il fondo del barile, tramutando l’appello internazionale degli Amixi in una boutade nella boutade. Non bastava che la Open srl avesse già da tempo accusato l’associazione di aver fatto i propri interessi all’interno del museo, ci voleva pure l’intervento smaccatamente omofobo del legale della Società, Mario Mondini, partito a mezzo pagina Facebook del Museo e diretto al presidente dell’associazione, Andrea Fustinoni. E la cancellazione del post, con scuse “da copione” prontamente seguite, non migliorano la scena di questo teatrino da bieca italietta.

Andrea Rossetti

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  • Ma cosa state facendo?! Trovo assurdo quello che sta succedendo a Villa Croce. State UCCIDENDO un museo che fino a poco tempo fa presentava un programma d'arte contemporanea STUPENDO!!!
    CHE TRISTEZZA!!!!

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