Ma lo sapevate che…?

di - 22 Marzo 2019
L’eterno ritorno dell’uguale travestito da novità costituisce il tratto distintivo della gestione delle nostre istituzioni culturali. Parliamo, tanto per fare un esempio, di Accademie di Belle Arti, quei luoghi della creatività spesso collocati in edifici storici e bellissimi, che non hanno mai cessato di essere in difficoltà e in crisi e che tuttavia non hanno mai smesso di formare quasi tutti (quasi tutti) gli artisti italiani. Per anni ho sentito discutere dei Fondi storici delle Accademie, aperti al pubblico per la sola buona volontà, interna, e non riconosciuta ufficialmente, di singole Istituzioni (tra le altre, Bologna, Milano Brera, Napoli, Torino, Venezia). Qualche anno fa un Convegno a Napoli, promosso da Giovanna Cassese, e due conseguenti importanti pubblicazioni, li rivelarono a un pubblico più vasto. Ed eccone gli esiti: tavoli di studio a Roma sotto l’ala ministeriale; un accordo per la valorizzazione delle raccolte d’arte delle Accademie, in procinto di essere siglato presso l’Accademia dei Lincei, tra Ministero dell’Università e Ministero dei Beni Culturali: tutti si approntano al grande evento; ma il ministro Franceschini all’ultimo momento rimanda la cerimonia per un impegno preso successivamente.
Accademia di Belle Arti di Bologna
Da quel dì in poi non se ne sa più nulla. “Boh?!” è la risposta da parte dei Ministeri alla richiesta d’informazioni sulla dipartita dell’accordo, comunicato da tempo ufficialmente ai rappresentanti delle Accademie partecipanti ai tavoli di studio. Poi, l’incredibile accade: per una legge Brunetta le Accademie, i Conservatori, gli ISIA, l’Accademia Nazionale di Danza e quella di Arte Drammatica, tutti istituti di “Alta Formazione”, a causa di vincoli burocratici mai superati, vengono resi afferenti al “Comparto Scuola”. A questo punto mi viene voglia di annoiarvi con una serie di “Ma lo sapevate che…”? Mi limito a citare qualche aspetto particolarmente significativo. Lo sapevate che nelle scuole medie e superiori, agli insegnanti i titoli scientifici non procurano punteggio? Conosco un professore di matematica che insegna in una scuola media: non gli valgono alcun punteggio né le pubblicazioni scientifiche sul Bollettino dell’unione matematica italiana, né tantomeno dieci anni d’insegnamento da Ricercatore nell’Università. Ora, da qualche settimana si aggira sul web una petizione lanciata da Carmen Lorenzetti, critica e storica dell’arte, che insegna nell’Accademia di Belle Arti di Bologna. È una petizione curiosa, perché a leggere le richieste inoltrate al Ministro Bussetti innanzi a tutti, e poi al Viceministro, al Direttore generale et cetera, si rimane allibiti e ci si chiede se la Storica dell’Arte non stia scherzando. Ma come, non sono -nonostante tutto- le Accademie di Belle arti italiane ancora “Istituti di Alta Formazione”? E perché – quindi – si richiede che in eventuali futuri concorsi per il corpo docente, si valutino “i titoli” dei partecipanti in modo prioritario? Forse che un artista che non abbia un consistente iter espositivo, o uno storico dell’arte che non scriva e non pubblichi, può insegnare in un’Accademia? Indovinate un po’.
E perché inoltre si richiedono fondi per la ricerca, e per dottorati, come avviene nell’Università, se da anni le Accademie rilasciano lauree? Indovinate un po’ anche questo…
Allibitevi, amici cari, e leggete, tutto questo e altro ancora. E se potete firmate la petizione, perché la situazione è grottesca, ma Carmen Lorenzetti non sta proprio scherzando.
Il link della petizione: http://chng.it/VvJhJ6SQrd
Eleonora Frattarolo

Docente di Storia del Disegno e di Beni Culturali e Ambientali presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna, dove dal 2001 è Curatrice del Gabinetto dei Disegni e delle Stampe antichi e contemporanei. Dal 2012 al 2016 direttore artistico della Casa Studio Museo Giorgio Morandi in Grizzana Morandi. La sua ricerca analizza le radici antiche dell’arte attuale e le molteplici relazioni tra arte, paesaggio, ambiente.

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