05 gennaio 2018

Marsiglia avanza ancora?

 
Cosa accade in una ex-Capitale della cultura? Se la riqualificazione urbana procede a pieno ritmo, l'investimento culturale sembra essere ridotto al minimo

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Marsiglia, com’è noto, fu prescelta come Capitale Europea della Cultura per l’anno 2013. Quella designazione divenne l’occasione per ridefinire sostanzialmente le vocazioni e il ruolo del grande porto mediterraneo sul territorio nazionale, il sistema della mobilità e la distribuzione delle funzioni urbane. Per raggiungere questi obiettivi fu allestito, con tempestività e tempistica congruente alla scadenza, un programma di trasformazione urbana imponente. Il titolo di Capitale è diventata l’opportunità per cambiare l’immagine della città e inserirla nella mappa europea dei centri di cultura. Ma oltre a creare un’idea positiva all’esterno del Paese, l’evento ha promosso l’identità culturale della città e il significato per i suoi cittadini.
La città che accoglie ora i visitatori è una metropoli multietnica, policentrica, che ha esaltato la tipicità mediterranea rispetto al carattere francese. Riesce sia a rappresentare la ricchezza delle fasi storiche della sua stratificazione – dal porto di età greca a quel pilastro nella fondazione dell’architettura moderna che fu l’Unité d’habitation di Le Corbusier – e interpretare i ruoli in evoluzione di una città contemporanea. La progettazione a scala urbanistica è stata molto attenta, ha tra l’altro liberato il centro dai flussi veicolari e, trasformando l’antico porto naturale da commerciale a turistico-diportistico, lo ha configurato come fulcro visivo e paesaggistico di un centro storico che, finalmente, è stato recuperato e pedonalizzato, per la massima parte. Il programma di infrastrutture ha operato con un insieme di interventi di riqualificazione e rifunzionalizzazione di aree dismesse e contenitori abbandonati e obsoleti, caratterizzati da attente e audaci scelte architettoniche. Supportando il nuovo sistema viabilistico con un’intelligente rete connettiva di percorsi pedonali che ne esalta le potenzialità.
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Unite d’Habitation, Le Corbusier courtesy Foundation Le Corbusier
Questa premessa esprime una valutazione largamente favorevole e positiva sull’operato preliminare all’esercizio del ruolo di capitale della cultura. Ma qual è il risultato della scommessa di occupare una posizione all’altezza di reggere un paragone con l’altra grande e indiscussa capitale europea della cultura che è Parigi? 
Purtroppo il bilancio è meno favorevole: Parigi, che evidentemente riesce a mobilitare ben altre risorse, non lascia molto spazio al confronto sul terreno dell’offerta di esposizioni temporanee, avvenimenti e manifestazioni di ogni tipo. I numerosi musei diffusi nella città di Marsiglia conservano ovviamente il loro valore artistico storicamente consolidato, mentre il ruolo di impulso alle mostre tematiche e quindi di stimolo e incentivazione della offerta turistica è in massima parte affidato alle nuove istituzioni fondate per il 2013 e localizzate tutte nell’area costiera.
Per esempio, sul molo ai piedi del forte Saint Jean si confrontano due nuovi episodi di architettura molto interessanti: un centro culturale, la Villa mediterranée, di Stefano Boeri, e il MUCEM,  Musée des civilisations de l’Europe et de la Méditerranée, un edificio di grande rilievo e impatto, sia visivo che spaziale, di Rudy Ricciotti. La prima struttura sviluppa i suoi spazi sopra e sotto il mare, il vero elemento unificatore per il mondo Mediterraneo. Con uno sbalzo di 36 metri sospeso sul livello del mare, il Centre International pour le dialogue et les échanges en Méditerranée è una struttura espositiva e un luogo d’incontro polivalente e interattivo, dotato di un auditorium, di sale per conferenze e di un centro di documentazione che per l’estate però, ad esempio, non ha offerto una programmazione di mostre. La seconda struttura invece presenta delle esposizioni sui temi importanti della integrazione e degli scambi nel bacino del mediterraneo ma, purtroppo, di tono minore. Fra queste Le temps de l’île propone i materiali di una futura mostra per il 2019 sul tema “l’isola” e  Nous sommes ici, è un’installazione dell’italiano Gandolfo Gabriele David con grandi drappi arancioni – con un rimando al colore dei giubbotti di salvataggio visti addosso ai migranti – che sventolano sull’entrata del porto, non più che suggestiva. Infine, la mostra Aventuriers des mers che ripropone l’esposizione vista lo scorso inverno a Parigi all’Institut du monde arabe, dal titolo Aventuriers des mers de Sinbad à Marco Polo che, più che un’esposizione di documenti e testimonianze, sembrava già allora il progetto per un museo del mare. 
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CMA CGM Tower, di Zaha Hadid
Ma se l’offerta temporanea, nonostante l’impegno etico e politico, non è eclatante, il luogo lo è, per di più arricchito da un confortevole ristorante bar sulla copertura dagli scorci panoramici a 360° sulla città e il grande golfo. Da questa copertura, un lungo un ponte pedonale che raggiunge l’acropoli – il panier di antica fondazione – offre visuali molto suggestive della sistemazione urbana e delle architetture e conduce al Musée regards de Provence, più discreto sia per dimensioni che per impatto urbano che, però, presenta uno stato di manutenzione precario: una sgradevole esperienza che ci riporta a molti dei nostri centri culturali, vittime dell’imperante italica approssimazione. 
Inoltre, nonostante la suggestiva titolazione e il contesto territoriale, dell’enorme, prezioso, patrimonio artistico prodotto in Provenza nei secoli scorsi, nel museo è visibile molto poco. Anche nella mostra Escales Méditerranéennes, tema di grande potenzialità, le opere presentate sono poco rilevanti, come la proposta delle opere dell’artista franco/indocinese Joseph Inguimberty da noi poco noto, forse non a caso.
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MUCEM, Musée des civilisations de l’Europe et de la Méditerranée
La ristrutturazione della vasta area portuale comprende anche il Frac, Fonds Régional d’Art Contemporain Provence-Alpes-Côte d’Azur, museo-opera dell’architetto giapponese Kengo Kuma. I Fondi Regionali d’Arte Contemporanea creati nel 1982 sono collezioni pubbliche di arte contemporanea, frutto dell’accordo tra Stato e consigli regionali. La loro missione è quella di costruire una raccolta, promuovere giovani artisti e diffondere l’arte contemporanea presso il grande pubblico, come in questi mesi con le esposizioni Parasite Paradise del francese Pascal Pinaud e quella dell’americano Mark Dion.
Proseguendo sull’asse costiero, si susseguono gli interventi di recupero di archeologia industriale, magazzini, hangar e terminal portuali trasformati in giganteschi mall commerciali, fino al grattacielo CMA CGM Tower, di Zaha Hadid, che chiude la prospettiva della passeggiata, intervento, questo, quanto meno discutibile per l’impatto sul paesaggio. E in questi centri di consumo tutto funziona perfettamente: negozi, bar, ritrovi, ristoranti etc etc. attraggono folle di visitatori marsigliesi e turisti a tutte le ore. 
Nella Marsiglia rinata nel 2013, il processo di sviluppo e riqualificazione urbana appare ancora procedere a pieno ritmo e la città ha un fascino e un interesse sempre crescente malgrado il ridotto investimento nell’offerta culturale.
Giancarlo Ferulano

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