NAPOLI CITTÀ SPINOSA

di - 23 Gennaio 2008
Da Nicola Spinosa ci si aspettano sempre la provocazione, la polemica, la dichiarazione dirompente. E anche durante un’occasione “pacifica” come la presentazione delle prossime iniziative del Polo Museale e il bilancio della mostra organizzata per il cinquantenario di Capodimonte, il sanguigno Soprintendente non si smentisce. La relazione, per la verità, parte in modo istituzionale, a non dire retorico, gonfia di legittima soddisfazione per un’affluenza che, sfiorando le 80mila presenze, batte il Caravaggio dei record 2004-2005. E prosegue elencando quel che accadrà nel prosieguo delle celebrazioni per il “compleanno”: la trilogia fotografica Uno sguardo su Capodimonte, uno sguardo da Capodimonte, che fino al 17 febbraio vedrà protagonista Olivo Barbieri, cui seguiranno Craigie Horsfield (7 marzo – 2 aprile) e Mimmo Iodice (23 maggio – 29 giugno); un blitz di fumetti (11 aprile – 11 maggio), altra viscerale passione di Spinosa, da sempre anfitrione di “Comicon”; l’annunciatissima monografica su Salvator Rosa (18 aprile – 29 giugno); infine, a giugno, il concerto dei Solisti Veneti. A cavallo dell’estate, poi, l’Appartamento Reale ospiterà gli “oggetti bellissimi” di Luigi Ontani, grazie all’interessamento degli Incontri Internazionali d’Arte, già in passato partner fidato.
Ma la platea, sotto sotto, vuole altro. Del resto, vista la situazione, almeno la filippica sulla munnezza è ovvia. Difatti, lentamente, comincia l’escalation. Partendo dall’orgoglio d’essere “fari di civiltà” tra le “dense ombre” di una città che “non è morta” e “non ha perso la voglia di esistere”. Finché, in mezzo a “qualche sacchetto che si è disperso”, scoppia la bomba. Non tanto quando Spinosa afferma: “Non inseguiamo gli eventi, ma svolgiamo giorno per giorno, mese per mese, anno per anno, un’attività ordinaria. Usiamo il metodo dell’ordinario, non dello straordinario, perché lo straordinario finisce per essere emergenza e l’emergenza finisce per diventare ordinario”, un chiaro prendi e porta a casa per le istituzioni, tutte assenti. Ma quando, in modo tutt’altro che bizantino, rivela: “Avevamo pensato a una mostra su Manzoni, ma c’è stato suggerito di portarla in un’altra sede museale della città. Avevamo pensato a un artista che ha molto fotografato i musei, tra cui Capodimonte, ma ci è stato suggerito di dirottarlo in un altro museo cittadino”. Che, tradotto terra terra, vorrebbe dire: Piero Manzoni e Thomas Struth volevamo farle noi, ma il Madre ce le ha fregate grazie a “raccomandazioni” (dei) potenti.

Apriti cielo. I giornali, ovviamente, riportano, e da Donnaregina arrivano, nel giorno dell’inaugurazione della personale “incriminata” di Struth, le repliche. A parlare per primo è proprio l’artista tedesco, che smentisce di aver mai “ritratto” Capodimonte e racconta come i contatti col Madre, in particolare con il curatore Mario Codognato, fossero già stati avviati due anni e mezzo fa. A questo primo abboccamento aveva fatto seguito, nel febbraio 2006, una visita allo spazio di via Settembrini, ritenuto “perfetto” per il suo progetto. Sicché quando, lo scorso anno, Struth era stato contattato dai vertici del Polo Museale con una email “poco chiara”, aveva declinato l’offerta: non solo per l’impegno precedentemente assunto, ma anche perché non aveva alcun interesse a immortalare la pinacoteca partenopea. Sul “dirottamento”, di rincalzo, interviene il direttore del Madre Eduardo Cicelyn, il quale già nell’estate del 2006 anno, sulle pagine del “Mattino”, aveva ingaggiato un’aspra tenzone con Vittorio Sgarbi a proposito di un altro “dirottamento”, quello della contestata mostra Arte e omosessualità, che Spinosa s’era offerto di ospitare a Castel Sant’Elmo: “Le mostre che facciamo non sono aeroplanini di plastica che volano leggeri, ma fanno voli lunghissimi e laboriosi, che meritano rispetto”, ribatte tranchant il numero uno del Beaubourg campano.
Dal centro storico alla collina, insomma, s’incrociano le cannonate. E, non tanto in filigrana, si capisce che sul banco degli imputati, dietro allusioni a pressioni e concussioni (e ci si chiede, se fossero vere, perché affidarle alla stampa e non a una giustizia che sarebbe ben lieta di rimestarvi), siede ancora una volta lui, il simbolo e capro espiatorio di Campaniopoli: Antonio Bassolino, presidente della Regione, ex Commissario di governo per l’emergenza rifiuti e Presidente della Fondazione Donnaregina che, secondo la communis opinio e l’autorevole parere del Soprintendente, sarebbe stata privilegiata con generose elargizioni pubbliche e una perenne corsia preferenziale, alla faccia del “fare sistema”. Del resto, è lo stesso Spinosa, su “Repubblica Napoli” del 20 gennaio, a chiamare in causa il Governatore a proposito dell’abortita retrospettiva sull’autore della “merda d’artista”: “Andai dal presidente della Regione Bassolino e gli dissi che per farla a Capodimonte serviva un milione di euro. Lui rispose: preferisco che si faccia al Madre. Ma il curatore, Germano Celant, aveva scelto Capodimonte. Cicelyn lo domandi a Bassolino, oppure al dottor Roberto Casiraghi, della società di servizi Revolution di Torino, che rimborsò a Celant 750 euro serviti per siglare il contratto della mostra da un notaio“.
In ogni caso, il Soprintendente non demorde: “Louise Burgeois non ce la toglieranno!”, tuona. La Bourgeois? Ohibò. Proprio così: la senatrice del contemporaneo, dopo la Tate Modern, è già all’opera per una personale all’ombra del Vesuvio, proprio come Candida Höfer, convocata per un lavoro strettamente site specific su Capodimonte (come a dire, “occhio per occhio…”) tra l’inverno di quest’anno e la primavera del prossimo. Un 2009 che dovrebbe portare -a questo punto il condizionale è d’obbligo- nella Reggia le foto di Luciano D’Alessandro e gli arazzi di William Kentridge che, raccogliendo il testimone dei cinquecenteschi arazzi d’Avalos -messi a riposo per motivi di conservazione-, sigleranno la ritrovata pax fra Spinosa e Lia Rumma, che ha già portato a Capodimonte le due bellissime Odi navali di Anselm Kiefer. Il ruolino di marcia giungerà al capolinea nella primavera del 2010 quando, dopo oltre vent’anni di onorato servizio, il “viceré” Nicola lascerà il trono del Polo Museale. A malincuore, s’intende, giacché l’indomito professore pare tutt’altro che rassegnato al ruolo di pensionato di lusso. Intanto, per la sua uscita di scena (che, c’è da scommetterci, non sarà definitiva) ha già chiarito la sua intenzione non di “fare una festa”, bensì di “fare la festa”, muovendosi all’interno di quei “percorsi accidentati” capaci di assicurargli scariche di adrenalina. Sicché, dopo le grandi rassegne dedicate alle civiltà del Sei, del Sette e dell’Ottocento, il Soprintendente proporrà innanzitutto una ricapitolazione di tutte le scoperte riguardanti il XVII secolo effettuate negli ultimi 25 anni.

Ma soprattutto per lui, che ha respirato l’acqua ragia fin da bambino -nello studio del papà Domenico, uno dei pionieri dell’Informale in Italia, scomparso un anno fa- “era ed è doveroso” congedarsi con “un volo” sul Novecento a Napoli, dalle arti visive alla musica, previsto a Castel Sant’Elmo. Ciliegina sulla torta, ma avvelenata, visto che la megarassegna è proprio quanto gli artisti locali sollecitano con insistenza fin dall’apertura di Pan e Madre.
Sarà una festa difficile”, annuncia. Sicuramente, movimentata.

anita pepe

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  • Spinosa è un ottimo studioso, un grande Soprintendente, un eccellente storico dell'arte! I politici passano...gli studiosi restano!

  • bene caro Spinosa, dunque visto che gli altri le han già preso le idee, perchè una mano ai giovani non la da propio Lei.
    Visto anche, stando all'articolo, le Istituzioni hanno aiutato gli altri e non Lei a fare cose innovative?
    Spinosa sì che potrebbe andare cotrocorrente, dando spazio a chi non nè ha mai avuto.
    Buon lavoro Prof. Spinosa

  • Non voglio e non è mio costume fare gossip o chicchiere inutili.
    Ma è da quando ero adolescente che questa Città, la mia, promette la parola ai giovani artisti; promette ma non mantiene.
    Credo che istituzioni come questa, come il PAN, dovrebbero essere espressione anche del territorio, quindi essere portavoce verso il mondo di giovani napoletani avulsi da giochi di qualunque genere.
    Aguri e buon arte a tutti

  • e basta con questo considerare l'arte qualcosa di alieno rispetto alla politica! ma poi... ammazza! si sa già che la prossima amministrazione sarà di destra?

  • E basta con questo gossip napoletano!
    Per cortesia, recuperiamo un po’ di passione per l’arte contemporanea .
    Si , anche nello sport “il calcio parlato” gli scontri verbali e la vita privata dei calciatori fanno più spettatori del calcio giocato però se non ce ne usciamo da questa logica perversa , le cose non miglioreranno mai.
    Inoltre , credo che alla stragrande maggioranza dei lettori, della politica Campana e dei suoi inciuci , non importi un fico secco!
    E’ tutto vero, va bene il diritto all’informazione ma sfogatevi su altri giornali invece di raccontare sempre i retroscena della politica locale su riviste d'arte.
    Spero che tediarci con innumerevoli preziosismi sulle beghe Campane nasca almeno da un’esigenza di informazione e non da posizione politica differente o ambizioni professionali nella prossima amministrazione di destra.
    Scusate, non è che uno vuole pensare male ma, articoli alla mano, sono un pò troppi quelli che hanno lo stesso taglio per essere solo un caso.

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