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“QUELLE SCULTURE SONO TUTTE FALSE”
Politica e opinioni
Le sculture di George Lilanga in mostra a Roma? Secondo i protagonisti di questa esclusiva inchiesta di Exibart sono tutte false. Di più: realizzate dopo la morte del famoso artista africano. Esponenti del governo francese, artisti, e critici d’arte accusano un evento –ancora in corso- organizzato nientemenoché dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna...
“Mi rincresce dire che le opere sono quasi tutte false perché fatte dopo la morte dell’artista sopravvenuta nel 2005“. Chi parla è Eric Girard-Miclet, direttore del Centro culturale francese di Dar es Salaam in Tanzania (Ministero degli Affari esteri) dal 2000 al 2004. Che prende di punta -senza mezzi termini- la retrospettiva di George Lilanga curata da Luca Faccenda e Marco Parri, in corso a Roma al Museo Hendrik C. Andersen, costola della Galleria Nazionale d’Arte Moderna.
“Ho organizzato la prima grande mostra delle opere di questo artista in Tanzania nel 2001– prosegue Girard-Miclet – e poi le sue prime mostre in Francia (Espace culturel François Mitterand a Périgueux e al Palazzo di Città a Parigi). Ho lavorato con l’artista italiano Sarenco, grande scopritore e profondo conoscitore dell’arte africana contemporanea, per le mostre di Lilanga in Italia nel dicembre 2005 (Fabbrica Eos/Milano, Brescia, Napoli). I miei testi su Lilanga sono stati pubblicati su cataloghi editi da Le Festin/Bordeaux, Adriano Parise/Verona e Skira/Milano. Ho ben conosciuto Lilanga e lavorato con lui intensamente, mentre posso sostenere che i curatori dell’attuale mostra a Roma non l’hanno mai neanche incontrato”. Accuse pesanti e circostanziate, che rischiano di causare un vero terremoto. “Conoscendo bene l’ambiente artistico e culturale di Dar es Salaam so benissimo con quali banditi costoro lavorano per ottenere dei falsi. Ma la cosa più ignobile è che questi signori si dichiarano gli unici abilitati a certificare l’autenticità delle opere dell’artista, ciò vuol dire, per esempio, che le opere in mio possesso, acquistate direttamente da Lilanga, sono false e che i falsi dei sopraddetti sono invece veri. L’unica attestazione ufficiale che autorizza la pubblicazione di un catalogo ragionato delle sue opere è stata redatta da Lilanga prima della morte in favore di Sarenco, i primi tre volumi sono già stati pubblicati”.
Ne esce fuori l’impressione di un vero e proprio “Affaire Lilanga”, sottolineato con vigore anche dallo stesso Sarenco, più volte evocato da Girard-Miclet. Personaggio eclettico, poeta visivo, scrittore, editore, regista, grande viaggiatore. Ma soprattutto uno dei più affermati specialisti internazionali di arte e fotografia africana. Un pioniere, con al suo attivo un lungo elenco di studi e pubblicazioni sulle nuove forme della creatività africana, alla quale ha dedicato -quasi sempre in coppia con il critico Enrico Mascelloni– decine di mostre, fra le quali anche la recente prima edizione della Biennale di Malindi, in Kenia. “La cosa più grave commessa da questi due signori -accusa Sarenco- sta a mio parere nell’aver agito in un modo neocolonialista. Nel momento in cui l’arte africana esce dai ghetti dei villaggi ed entra in un mercato internazionale, essi si sono proposti in questa realtà senza averne competenza né legittimazione, con l’idea che l’arte africana sia ancora materia su cui nessuno possa controllare…”.
Exibart ha incontrato Sarenco e Mascelloni, per cercare di approfondire la questione…
Da quanto tempo conoscete l’opera di Lilanga?
Sarenco: Sono stato il primo a portarlo in Italia, facendo la prima mostra negli anni ‘90, poi sono stato il suo agente internazionale per una quindicina d’anni. Fu ospite spesso a casa mia a Verona, io organizzai molte sue mostre in Europa, e curai anche la sua retrospettiva alla Biennale di Shanghai nel 2000. Insieme a Enrico Mascelloni l’ho invitato a molte mostre come “Presenze” (1993) “Il ritorno dei Maghi” (1999), “Lilanga e altre storie dell’arte tanzaniana” (2002), “Hic sunt leones” (2006). Enrico ha introdotto il primo volume del catalogo generale, discusso ed elaborato insieme a Lilanga stesso. Ho anche curato il catalogo Skira di una recente mostra in tre gallerie italiane (Fabbrica Eos, Studio Brescia, Franco Riccardo). Insieme a Eric Girard ho organizzato molte altre mostre in Africa e in Francia.
Mascelloni: Dall’inizio degli anni ’90, quando sono andato a trovarlo con Sarenco nel suo studio di Dar es Salaam. Viaggio buona parte dell’anno in Africa e in Asia Centrale e tuttavia l’ho rivisto in più occasioni sia in Tanzania che in Italia. Ritengo il suo lavoro una delle poche grandi novità dell’arte degli ultimi vent’anni.
Qual è stata la vostra prima impressione su questa mostra romana di Lilanga?
S.: Posso dire che il 90% delle opere esposte sono false. A parte iI comportamento dei due curatori, quel che è peggio è che hanno trovato delle istituzioni che hanno accettato questa mostra senza le necessarie verifiche. È grave che la Galleria Nazionale d’Arte moderna, e quindi il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, offra patrocinio e spazi pubblici a una mostra fatta al 90% di opere false. Con testi scritti da due critici come Lara Vinca Masini e Renato Barilli, che non si sono mai occupati di arte africana. George Lilanga è uno dei più importanti artisti africani, e va rispettato come fosse Picasso.
Lilanga è morto nel 2005. Chi segue attualmente la catalogazione delle sue opere?
S.: Lui sottoscrisse un documento in cui incaricava me di curare il suo catalogo generale… In seguito la famiglia di Lilanga mi ha affidato la gestione internazionale dell’opera dell’artista, attraverso la fondazione Sarenco che ha incluso la fondazione Lilanga.
Siete a conoscenza di un mercato di falsi che riguardano George Lilanga?
S.: C’è un mercato di falsi a Dar Es Salaam, alimentato da questi due signori in collaborazione con un belga, Yves Goscinny, contro il quale Lilanga intentò un processo uscendone vincitore.
M.: Indagando a Dar es Salaam in collaborazione con Koster Lilanga (il figlio dell’artista), abbiamo rapidamente accertato sia chi gliele aveva vendute che chi le aveva falsificate. Accertammo anche che ne avevano vendute decine e forse centinaia a sprovveduti acquirenti italiani e svizzeri. Li denunciammo immediatamente per aver messo in commercio opere false di Lilanga, chiedendo il sequestro di tutte le opere in loro possesso, con ampia facoltà di prova in ordine alle truffe (come il documento in cui Lilanga li autorizzerebbe a fare autentiche) e ai falsi.
L’avvocato che se ne occupa è Fabrizio Dal Santo, peraltro noto collezionista d’arte contemporanea. Poiché la giustizia italiana non brilla per rapidità, possono comunque ben sperare di tirarla per le lunghe e poi sparire quando l’operazione non sarà più gestibile, lasciando ai loro collezionisti delle opere con cui possono ben arredare la cuccia del cane. Le collezioni che citano in catalogo per la maggior parte non esistono o fanno riferimento, in un caso, alla loro stessa società con sede a Montecarlo. Prendono tempo anche con esilaranti denunce a chiunque osi mettere in dubbio la loro autorevolezza. La mostra al Museo Andersen ha lo scopo di tranquillizzare gli acquirenti in subbuglio dopo le denunce fatte da Sarenco, dal sottoscritto e da Eric Girard (già Direttore dell’Alliance Francaise a Dar es Salaam), nonché di accreditare un’altra quantità di patacche. Non so chi li aiuti a tenere mostre da loro curate in spazi pubblici italiani…
Conoscendo l’opera di Lilanga, che idea vi siete fatti sulla genesi di questa mostra?
S.: Lilanga non ha mai conosciuto Luca Faccenda e Marco Parri, loro hanno in mano un documento estorto da questo belga a Lilanga quando questi era in coma, documento che il figlio di Lilanga, davanti all’ambasciatore italiano, ha sconfessato. Per capire l’approccio, basta guardare il catalogo: questi signori hanno addirittura cancellato dalla biografia tutte le mostre più importanti, organizzate da noi, non citando il libro più importante uscito su Lilanga, il primo titolo di una collana di Skira, intitolata African Collection, uscito nel 2006 e curato da me e da Enrico Mascelloni, la più grande monografia su Lilanga pensata insieme all’artista quando era ancora in vita.
M.: La mostra è ridicola e il catalogo è peggio. Peraltro è scritto con i piedi, ma rispetto al resto è un peccato veniale. Li ho conosciuti molti anni fa, quando organizzavano mostre per conto della Regione Toscana. Allora non avevano ambizioni curatoriali e dovendo organizzare delle mostre d’arte extraeuropea si rivolsero a Sarenco e al sottoscritto (i soli che allora si occupavano dell’Africa e dell’Asia contemporanee). Ci pagarono adeguatamente e ci lasciarono fare quel che volevamo. Poi sono spariti dopo una mostra d’arte indiana contemporanea che curarono loro stessi e in cui c’erano persino elefantini di giada di quelli che vengono venduti all’aeroporto di Delhi, nonché un’altra serie di opere che chiamare grottesche è dir poco. La mostra fu giustamente insultata anche da Tiziano Terzani. Riapparvero con la società “National Gallery”, che già nel nome dà bene il tono all’operazione che ci sta dietro…
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La recensione della mostra
a cura di massimo mattioli
NOTA DELLA REDAZIONE: Premesso che i curatori della mostra retrospettiva di George Lilanga, in corso a Roma al museo Hendrik C.Andersen, contattati sull’argomento di cui all’intervista di cui sopra hanno dichiarato che le affermazioni dei signori Sarenco e Mascelloni sono assolutamente false e destituite di fondamento, aggiungendo che sono in essere contenziosi con i medesimi soggetti, premesso per altro che i suddetti curatori non hanno comunque voluto rilasciare intervista che la redazione di questo sito aveva offerto di pubblicare immediatamente nell’interesse della verità dei fatti, precisiamo che in ossequio al diritto e dovere di cronaca l’inchiesta di questo giornale nasce da una lettera inviataci dal signor Eric Girard-Miclet cui ha fatto seguito un’indagine sulle fonti della notizia, che originava da una segnalazione dello stesso Girard-Miclet, direttore del centro culturale francese di Dar Es Salaam in Tanzania (Ministero degli Affari esteri) dal 2000 al 2004. Si precisa inoltre che trattasi di intervista che riporta fedelmente il pensiero e opinioni dei soggetti intervistati, ma non contiene opinioni di questa testata, la quale si prende la responsabilità della sola corrispondenza fra quanto dichiarato dagli intervistati e quanto riportato nell’articolo-intervista; la veridicità del contenuto di esso è di esclusiva responsabilità di chi ha fatto le suddette dichiarazioni.
Sempre a disposizione in ossequio al raggiungimento della chiarezza sul punto, a offrire tutto lo spazio necessario per un’intervista ai curatori della mostra.
La redazione, e il direttore responsabile.
[exibart]
Ma è uno Sgubb un grande Sgubb giornalistico. Gazzo!!!
Exibart ma sei fichissima, come diamine avete fatto a fare una inchiesta così. Superbi, ora me la rileggo.
SOno andato a vedere la mostra ed i sospetti, in effetti, erano forti.
Mi sorprendo che ancora nessuno abbia avuto la decenza di dimettersi alla Gnam… CASCHERANNO MOLTE TESTE
E mo’ mo’ cazzi…
bravo mà, complimenti! e adesso qualcuno di cagherà un po’ tra le braghe!
Visto il mio ruolo in Exibart, lascio assai raramente commenti. Ma vorrei rendere pubblici i miei complimenti a Massimo per il lavoro d’inchiesta che ha condotto. Non che sia facile in generale farlo, ma soprattutto in ambiti come quello in cui operiamo è quasi impossibile. Bravo bravo bravo!
MMmmmiiiiiiIIIIIzzzZZZIIiiiiiiiicccccccCCCCAAAaaaaa!!!!!!!!!!!!!
Lo dicevo che Lilanga da qualche parte ti sta’ strizzando l’occhio!!! complimenti ancora 🙂
e bravi!
per completezza di informazione,a questo punto,sarebbe il caso di sentire anche qualcuno dello GNAM ed anche Faccenda e Parri.
facevano pagare 400 euro è autenticavano
qualsiasi cosa assomigliasse a lilanga
bastava che pagavi!!!
spero che giustizia sia fatta-
Dov’è finito il sentimento che ci induce a riconoscere i diritti, la dignità di un artista?
Nessun sentimento di deferenza verso l’arte?
Eccessiva considerazione del denaro, questo conta e no le attività, quelle proprie dell’uomo libero, che esigono un’applicazione dello spirito.
L’arte è autentica espressione di una realtà interiore.
Dinanzi all’inchiesta di Exibart letta provo tristezza.
I becchini avidi dell’arte Lilanga hanno la parola. Come ci sono molte falsificazioni nei Lilanga cataloghi di Sarenco? Minimo così molti come nella mostra a Roma? Quali bugie ci racconteranno entrambi gli “signori” da Firenze?
Bell’inchiesta! Sarebbe bello se riusciste a seguire la faccenda e anche la carriera di questi esperti della GAM che lavorano con il pubblico denaro.
Grazie
Visti gli ultimi avvenimenti, la storia diventa molto interessante, meglio di una fiction.
Aspettiamo con ansia la prossima puntata.
A quando?
A Natale 2006, mentre era in vacanza a Dar Es Salaam – Tanzania, mio padre ha acquistato nel Bazar degli artisti, una tela da 60×60 attribuita a George Lilanga, ma spudoratamente FALSA, al prezzo di Euro 150,00.
Ora, al prezzo di Euro 400,00 potremmo richiedere ed ottenere una Dichiarazione di Autenticità da parte della ‘National Gallery di Firenze dei sigg. Parri e Faccenda.
NON E’ UNA COSA SERIA!
Ben hanno fatto ed un BRAVO ai Signori SARENCO, MASCELLONI ed ERIC-GIRARD che hanno smascherato la ‘FARSA’ della ‘National Gallery’
Caro roberto, fra poco sentiremo probabilmente che gli acquirenti di certificati ed opere false di Lilanga di Sarenco, Parri e Faccenda il suo denaro richiederanno?
Ho conosciuto Coster Lilanga, il figlio di George Lilanga a Malindi-Kenya-, nel dicembre 2006 in occasione della 1°BIENNALE D’ARTE a Malindi, dove erano esposte numerose operae di George Lilanga. La Biennale di Malindi è stata organizzata da Sarenco e dalla Fondazione Sarenco.!! Ho parlato a lungo e per vari giorni con Coster Lilanga con il quale ho anche stretto un rapporto di amicizia. Coster Lilanga mi ha riferito del problema dei FALSI Lilanga, autenticati a suo dire dalla National Galery di Firenze e del fatto che lui ha già più volte denunciato la cosa. Sono lieto ora di appprendere che il Maestro Sarenco e gli altri esperti di arte africana contemporanea abbiano deciso di denunciare questa assurda situazione.BRAVI. CONTINUATE.
Ma non si potrebbe mettere tutti intorno ad un tavolo, a confrontarsi sull’argomento, magari mediati da giornalisti ed esperti del settore, invece di lasciare la situazione incerta magari per i prossimi x anni?
Penso che se ne capirebbe di più che non andando avanti con le risse e gli eventuali processi….
basta leggere le lettere che risultano scritte da un certo avv. Mario Ferrara per capire che questi non hanno alcuna intenzione di chiarire la vicenda. Invece di prendersela con chi li ha tirati in ballo minacciano di oscurare il sito e chiedergli i danni.
Dopo l’inchiesta di Exibart e le reazioni della gente, è iniziata su e-bay la svendita dei falsi Lilanga.
Basta guardare il sito di e-bay per rendersi conto di quello che sta accadendo !!
Non è una cosa seria !
Spero tanto che il Sig.Sarenco riesca a mettere ordine e fare giustizia in questa situazione.
c’ero anch’io, la sera del 29dicembre 2006,
all’inaugurazione della 1° biennale d’arte contemporanea a Malindi-Kenya organizzata dalla ” Fondazione Sarenco ” ed Eric Girard Miclet quale curatore.
Nella grande sala riservata a “George Lilanga” ho visto e sentito il figlio Coster Lilanga mentre parlava con alcuni giornalisti del “Nation” di Nairobi.
Coster Lilanga denunciava apertamente e con grande disprezzo il problema dei “falsi” Lilanga venduti in Italia con le “false” autantiche della “National Gallery di Firenze”. del “Capt.Lorenz Felix di Germania” e della “Galleria Rosenfeld di Germania”.
Coster Lilanga si chiedeva perchè nessuno in Italia e Germania fosse capace di fermare questi falsari !!!
Non so se il “Nation” ha pubblicato la denuncia di Coster Lilanga perchè dopo pochi giorni sono rientrato in Italia.
Sono una collezionista molto interessata anche all’arte africana contemporanea e posso solo confermare che ho conosciuto il lavoro di Lilanga grazie al signor Mascelloni e a Sarenco che da anni curano mostre bellissime correlate da ricchi cataloghi e che inoltre sapevo legati da un forte legame personale all’artista. Non ho mai sentito parlare invece dei due organizzatori della discussa mostra in relazione ne’ a Lilanga nè ad altri artisti africani.
Elisabetta Parravicini
sembra che i curatori della mostra su Lilanga non dimostrino una spiccata propensione al confronto. Le fonti citate dall’intervista sono attendibili. Conosco l’opera di Lilanga e la letteratura scientifica in merito. Tutto il resto viene fuori da un cappello a cilindro, e non dei migliori.
Ho visto la mostra di Roma, la curiosità mi ha spinto ad andare a vedere una forma di espressione artistica che conoscevo poco: ironica e gioiosa, anche se immersa nelle difficoltà e nelle contraddizioni.
Non conoscendo bene l’artista e la sua opera pensavo comunque di essermi fatta un idea. Ho comunque trovato l’esposizione gradevole, quantomeno come impatto visivo ( non sono certo esperta in materia però).
Poi leggo questi servizi, sia questo che le risposte degli organizzatori della mostra.
Veri? Falsi?
Da fruitrice solo estetica dell’arte, mi faccio allora una domanda.
Quali e quanti interessi ci sono dietro a questo Lilanga?
Invece di comunicati da minculpop, a me piacerebbe sentire la voce delle istituzioni.
Sono sconcertata, è possibile che la GNAM abbia fatto una figura simile? ( i soldi per fare queste cose sono pubblici o che altro, mi chiedo io ?).
Poi se Lilanga è artista conosciuto dappertutto (ho letto di mostre in importanti musei mondiali, New York, Parigi, Monaco, Bilbao), non sarebbe il caso di sentire queste istituzioni a proposito? Possibile che a Roma non abbiano chiesto, prima di procedere con l’allestimento?
Che figura facciamo in giro per il mondo?
(ammesso e non concesso che certe cose siano vere, diventeremo la barzelletta del mondo).
Chiarezza e risposte servono!
Tenere aperta una mostra con una gazzarra simile intorno ad essa, senza neppure prendersi la briga di emettere un comunicato?
E che cosa aspettano?
Che gli avvocati facciano il loro lavoro, è cosa sacrosanta, ma qui bisognerebbe capire veramente come stanno le cose. Un bel confronto, come da qualcuno già auspicato, non penso proprio che farebbe male.
Perchè se le controparti ( GNAM compresa), non hanno nulla da nascondere, non dovrebbero accettare di confrontarsi tra loro, esponendo in modo pacato e ragionevole, ognuno le proprie ragioni?
Perchè, mi chiedo, non è possibile che un organo competente e preparato come exibart, non possa portare a fondo questa inchiesta?
Perchè lo deve per forza fare la magistratura? Con i tempi che ha…….
Da quello che si evince, ognuno dei contendenti è convinto di avere in mano le carte giuste: verificare tecnicamente questo problema spetta ad un giudice, va bene.
Ma può un giudice parlare d’Arte e capire d’Arte ? Se le controparti facessero capire le loro intenzioni e la loro preparazione, non sarebbe forse più giusto che a valutare la situzione a riguardo, fossero dei competenti in materia?
Scusate lo sfogo, forse sono troppo idealista per pensare che anche il mondo dell’arte, è oramai solo più un mercato.
Chi conosce il ruolo di Coster Lilanga in questo delitto all’artista Georges Lilanga? Non mi meraviglierebbe se egli avesse firmato anche quello documenti falsificati di Parri e Faccenda.
Alcuni mesi fa ho acquistato tramite E-Bay dal venditore codificato “Formino(40)” un dipinto attribuito a George Lilanga con certificato di autentica rilasciato dalla “National Gallery di Firenze”.
Dietro suggerimento di un mio amico architetto, appasionato d’arte, che ha avuto dei sospetti sulla autenticità del quadro, ho sottoposto il medesimo all’esame di Mr. Coster Lilanga, figlio di George Lilanga!!
Il dipinto, secondo il giudizio di Coster Lilanga, non è attribuibile a suo padre e pertanto deve essere considerato un falso!!
Coster Lilanga mi ha rilasciato, a tale riguardo, una dichiarazione giurata, firmata e legalizzata dal Console Italiano in Kenya attestante che il dipinto da me acquistato è falso!!!
Tale dichiarazione è a disposizione!!!
per fortuna che queste cose su Boetti, De Dominicis, Schifano, Manzoni non succedono…
Sig.Onokim,da come si esprime, potrei pensare che lei sia uno di quei venditori e-bay che propongono falsi Lilanga con falsi certificati di autentica;avete tutto l’interesse a mantenere inalterata questa ambigua situazione per fare i vostri loschi affari,alla faccia di George Lilanga e dei professionisti seri che hanno portato Lilanga in Italia già dagli anni ’90 !
C’ero anch’io, la sera del 29 dicembre 2006, all’inaugurazione della 1° BIENNALE D’ARTE CONTENPORANEA DI MALINDI.
C’ero anch’io quando SARENCO ha organizzato, nell’ottobre 2005, le 3 mostre di GEORGE LILANGA, in contemporanea, a Brescia, Milano ed a Napoli.
C’ero anche quando GEORGE LILNGA è venuto a MILANO per la prima Grande Mostra in ITALIA organizzata da SERENCO presso la Galleria Fabbrica EOS.
C’ero anche quando GERGE LILANA venne a VERONA, più di una volta ospite a casa di SARENCO e a casa mia a Colognola.
Posseggo opere di GEORGE LILANGA che ho acquistato direttamente e tramite SARENCO.
Queste opere sono state pubblicate sul Catalogo Ragionato fatto da SARENCO in accordo con GEORGE LILANGA.
Secondo i signori PARRI e FACCENDA queste opere non sono autentiche se non sono Autenticate da loro?????????????
Questa è una grande baggianata!
Dove erano i signori PARRI e FACCENDA quando GEORGE LILANGA era vivo ed attivo? Non ho mai sentito parlare di loro e della loro ‘National Gallery di Firenze’.
Sono una piccola ma appassionata collezionista di George Lilanga, che considero uno dei più interessanti artisti nel panorama dell’arte africana contemporanea. Sono quindi rimasta molto stupita di sapere che la mostra organizzata a Roma è stata affidata ai Signori Parri e Faccenda che non conosco.
Il mio referente per l’artista è Sarenco che ha pubblicato numerosi cataloghi di Lilanga e da anni realizza manifestazioni per farlo conoscere in Italia. Non capisco quindi perchè la GNAM non ha affidato l’organizzazione di un così importante evento a riconosciuti esperti di arte africana del calibro di Sarenco, Enrico Mascelloni o di Eric Girard, persone che conosco e che stimo moltissimo. E’ altresì molto strano che non siano stati invitati i legittimi eredi del pittore scomparso.
Ho incontrato Coster Lilanga, che sta curando l’eredità artistica del padre, alla prima Biennale di Malindi, organizzata da Sarenco il 29 dicembre dello scorso anno.
A queste mie considerazioni, aggiungo inoltre i molti dubbi sull’autenticità delle opere esposte.
Mi auguro che i curatori della mostra facciano presto chiarezza sugli aspetti poco chiari di questa vicenda.
Stefania di Vicenza.
Condivido l’indignazione – anch’io ho conosciuto il lavoro di Lilanga grazie al signor Mascelloni e a Sarenco, e negli anni ho sempre seguito con attenzione il loro approfondimento professionale e umano con Lilanga. Anch’io non avevo mai sentito parlare del ‘National Gallery di Firenze.Possedo un tondo di Lilanga, della quale , grazie al Signor Mascelloni e Sarenco, non dubbito l’autenticita’.
Virginia, Accra, Ghana
GNAM di Roma ed i FALSI della National Gallery di Firenze, una farsa che continua!!!
Nonostante il diluvio di critiche piombate sulla mostra organizzata dalla National Gallery di Firenze, con il Patrocinio della GNAM, ma soprattutto con i nostri soldi, a ROMA CAPITALE, si fa finta di niente!!!!!!!!
Infatti da parte della GNAM non c’è stata alcuna reazione ne tantomeno alcuna spiegazione. Invece i furbacchioni di PARRI e FACCENDA si sono defilati ed hanno mandato avanti questo avvocato che ha saputo solo minacciare EXIBART!!! RIDICOLO e PREOCCUPANTE.
Dove sono i responsabili del Ministero della Cultura che dovrebbero sorvegliare il lavoro dei Funzionari della GNAM????
Non sarebbe più serio chiudere subito la Mostra, aprire un’inchiesta e punire i responsabili che con i soldi pubblici divulgano il Falso??? DOVE è LA TUTELA per le opere dell’intelletto se i Funzionari addetti sono i primi a sostenere i contraffattori???
Perchè non ci dite chiaramente che avete preso una cantonata e che recupererete al più presto organizzando una nuova Mostra questa volta con opere AUTENTICHE???????????
IL PUBBLICO, paziente, ATTENDE. Grazie
Mentre alla GNAM di Roma resiste il silenzio più assoluto in merito ai ‘Falsi’ Lilanga esposti al Museo Andersen, su E-bay ci sono ‘NUOVI ARRIVI’ di falsi LIlanga.
L’Organizzazione del FALSO è molto evidente:
1) Il Capt Lorenz Felix ‘FABBRICA’ ‘IMPORTA’ e
‘DISTRIBUISCE’ i Falsi Lilanga.
2) I Venditori E-bay convenzionati piazzano i dipinti al meglio.
3) La National Gallery di Firenze rilascia i Certificati di Autenticità dietro un compenso di E 400 per ogni dipinto.
E’ un ottimo affare per tutti quanti, tranne che per GEORGE LILANGA e per gli ignari acquirenti che si trovano ad acquistare delle vere patacche!!!
Forse è arrivato il momento di vederci chiaro in questa situazione!
E-bay è un libro aperto, chiunque può leggersi quello che ho riassunto in breve.
Brava Daniela da Brescia, mi associo totalmenteal tuo commento!!!
Questi della “GNAM” devono riconoscere di aver sbagliato e se vogliono salvare la faccia, oltre che la poltrona, dovrebbero buttar fuori subito quelli della National Gallery di Firenze e chiedere scusa!!!!!!
VIVA MASCELLONI E SARENCO
ho letto gli articoli sulla falsa mostra di Lilanga a Roma;certo che Faccenda e Parri sono proprio dei filibustieri e devono essere smascherati,anche per tutelare intellettualmente e praticamente il valore dell’arte africana e gli interessi di chi veramente lavora e contribuisce a divulgare e dare dignità ad artisti e paesi ancora bistrattati e umiliati;inoltre sarebbe bene punire
penalmente i mistificatori,che agendo a nome e per conto di organizzazioni pubbliche,sperperano il denaro di tutti con istinti neo coloniali di chi pensa che sia ancora lecito approfittarsi là dove si può,e che poi tanto chi li conosce ‘sti africani..
Sono un piccolo collezionista di Brescia
Solo negli ultimi giorni ho letto della polemica su Lilanga. Ho conosciuto il lavoro e le opere di George Lilanga grazie a Sarenco che conosco da molti anni e tramite il quale ho acquistato vari lavori di George Lilanga pubblicati su catalogo ragionato che George Lilanga tiene in mano nella fotografia pubblicata sul secondo volume. ho sempre apprezzato il lavoro di Sarenco e non mi risulta che i curatori della mostra di Roma abbiano alcuna competenza nel settore dell’arte africana contemporanea. Non capisco come la Galleria Nazionale di Roma abbia potuto affidare a degli incompetenti l’organizzazione di una mostra cosi importante che riguarda il “Picasso d’Africa”
è veramente una cosa assurda che la “GNAM” insista nel tenere in piedi una mostra di FALSI.
Perche’ nessuno interviene e butta fuori questi della “National Gallery di Firenze” ?
dove è finita la dignita’ ?
perchè continuano a spendere i nostri soldi di contribuenti in simili operazioni ?
vogliamo dell risposte !!!
Dietro le censure ed i silenzi , spesso si celano gli aspetti preoccupanti delle cose.
Perchè, mi chiedo, non si può sentire la controparte?
Qui sopra leggo di un sacco di gente indignata, che dice tutta la stessa cosa:
perchè chi dovrebbe rispondere non lo fà, non spiega la sua versione della cosa?
Questi atteggiamenti da Minculpop sono assolutamente sconcertanti, e se è probabilmente vero che la sede per dirimere la questione non è questa, ma un tribunale ( speriamo succeda in fretta), è anche vero che il popolo, in questo settore, non è propriamente Bue, ed è capace di capire e valutare le situazioni e le evoluzioni degli avvenimenti ( non è la prima e non sarò l’ultima diatriba in questo senso, ahinoi…).
Ammesso e non concesso che quello che viene paventato sia vero, la cosa …………. ( non trovo l’aggettivo, metteteci quello che preferite), è il ruolo dell’istituzione pubblica, che ( uso il condizionale, perchè ancora d’obbligo in questa fase) avrebbe usato troppo sommariamente e/o discrezionalmente il suo potere.
Trattandosi probabilmente di Fondi pubblici, bisognerebbe stare attenti.
L’Arte e di tutti e tutti ne devono poter usufruire. Il modo in cui viene resa usufruibile deve però rispondere a determinati requisiti.
Io mi chiedo, qui è successo?
Nel rispetto della chiarezza e della verità sulla faccenda, qualunque essa sia, mi auguro vivamente che le inchieste giornalistiche possano avere seguito, questa e quante altre dovessero eventualmente venire.
In un epoca dove tutto è di dominio pubblico, non vedo perchè chi non ha nulla da nascondere e si ritiene nel giusto, debba negare delle spiegazioni.
O magari è solo una mossa pubblicitaria per far parlare delle mostra in modo che più gente possibile, vada a vederla?
Sarebbe una mossa geniale.
Da appassionato d’Arte ( faccio persino le ferie per andare a vedere i Musei), non chiedo tanto, ma almeno la Gnam facesse un comunicato.
Grazie.
Sig Fabrizio, Lei deve essere una persona dotata di grande cultura e diplomazia, purtroppo con gente OTTUSA come i Funzionari della GNAM ed i Falsari della National Gallery ‘Signori’ Parri e Faccenda servono ben altri mezzi.
I processi serviranno per stabilire la verità, ma il danno d’immagine che il Parri e Faccenda hanno causato all’opera di George Lilanga è immane e ci vorrà del tempo per recuperare i danni!
Se a questi due filibustieri, aggiungiamo i cani sciolti dei venditori E-BAY, il grande CONTRABBANDIERE di FALSI Lilanga a nome di Capt LORENZ FELIX e la Galleria ROSENFELD, viene fuori una bella ‘Associazione Culturale no-profit’ come da slogan della National Gallery di Firenze!!!
Peccato che nessuno di questi soggetti abbia intenzione di lavorare GRATIS !!!!!
MA dove è la National Gallery di Firenze???
Possibile che un nome ed una pseudo Organizzazione così pomposa non abbia un numero di telefono, un numero di FAX o un indirizzo reperibile? E’ FORSE PERCHE’ NON VOGLIONO FARSI TROVARE? E SE COSI’ FOSSE, COSA HANNO DA NASCONDERE QUESTI ‘signori’ PARRI e FACCENDA DELLA NATIONAL GALLERY DI FIRENZE?
Come sempre il Pubblico, paziente, attende.
Grazie.
GUGLIELMO
Sto seguendo la polemica che sta crescendo contro la GNAM ed i falsi Lilanga della National Gallery esposti al Museo Andersen di Roma. Tra gli altri commenti ho notato in particolare modo il commento di Luca, collezionista di Brescia. Secondo Luca, le opere di Lilanga in suo possesso sono pubblicate ul primo volume del Catalogo Ragionato delle Opere di George Lilanga edito da Sarenco. Sul SECONDO volume del Catalogo Ragionato sempre edito da Sarenco, c’è la fotografia di GEORGE LILANGA che seduto in carrozzina tine sulle gambe il PRIMO VOLUME !!!
Quale migliore prova testimoniale dell’Artista stesso fotografato con il PRIMO VOLUME delle SUE OPERE ????????????
Secondo me, questa è la prova che GEORGE LILANGA avevva effettivamente incaricato e autorizzato SARENCO ad archiviare e Catalogare i suoi lavori.
Tutti dubbi documenti che l’Avv. di Parri e Faccenda ci ha propinato tramite Exibart son stronzate.
Quello che conta è la volontà di GEORGE LILANGA e la fotografia pubblicata con l’Artista che tiene in mano il Primo Volume del Cataologo Ragionato edito da SARENCO vale più di una sentenza del Tribunale !
Secondo me SARENCO E la FONDAZIONE SARENCO sono i veri Autentici detentori della Eredità di George Lilanga ed i Sigg. Parri e Faccenda possono andare a nascondersi mentre i Funzionare della GNAM possono cominciare a sprgere cenere.
Sono un piccolo collezionista e sto seguendo la lunga diatriba circa le opere di Lilanga che a mio parere comincia a diventare grottesca. La questione, secondo me, non è tanto quella dei falsi (nel mondo dell’arte i falsi sono all’ordine del giorno) ma il fatto che chiunque afferma che le opere dell’altro sono false. Ad oggi abbiamo Rosenfeld, Lorenz, Fossil Art, Sarenco, National, Real African Art di Zanzibar, che rilasciano autentiche di Lilanga. Era normale che prima o poi qualcuno prendesse le vie ufficiali per essere il punto di riferimento di un artista e National, stando ai documenti, è l’unica che ci è riuscita.
A questo punto è partita la faida e,Sarenco in primis, ha cominciato a screditare National a partire dalla mostra presso Gnam, affermando che sono tutte opere false. Francamente non credo che questo sia possibile e credo ancora meno plausibile che, viste le possibilità della National, abbia organizzato una mostra con dei falsi.
Se andiamo a vedere la risposta di National attraverso i legali, notiamo che sono stati pubblicati tutti gli atti notarili volti a sancire la loro idoneità per l’autenticazione delle opere. Sarenco invece, da quello che ho potuto riscontrare, ha organizzato mostre, scritto libri, conosciuto Lilanga, ma non ha nulla di ufficiale per poter dire che solo lui ha la facoltà di autenticare le opere. Dal momento che la questione delle autentiche è sempre stata annosa e molto remunerativa per qualsiasi artista, i suoi eredi, e per chi ne cura l’archivio, Lilanga ha scelto National (i documenti parlano chiaro) e Sarenco, che magari ha conosciuto molto tempo prima Lilanga, è rimasto a bocca asciutta e non ne è rimasto contento ………..
Sono un piccolo collezonista italiano un po’ triste.
Io i notai li adoro, se loro certificano, io mi fido, ecco…
Bene Gianni, lungi da me dare giudizi, ci penserà chi di dovere. Basandomi su ciò che leggo qui sopra, non è che solo la National Gallery abbia dei documenti in mano, questo è ciò eventualmente la giustizia dovrà giudicare.
Quello che è spaventoso è che di fronte alla possibilità che sia stata allestita una mostra con queste caratteristiche, l’Ente organizzatore, a fronte dell’utilizzo di fondi probabilmente pubblici, non abbia ancora emesso nessun comunicato.
Le mostre sono fatte per arricchire il livello culturale di chi le va a vedere. Pensare di visitare un qualcosa di artefatto, non mi sembra un approccio corretto e rispettoso, nei confronti del pubblico che utilizza un tale servizio.
Perciò riassumo ancora una volta il mio punto di vista:
1) Che i giudici giudichino
2) Che gli organizzatori diano la loro versione della vicenda ( perchè se uno ha fatto le cose correttamente non può serenamente spiegare il suo punto di vista?).
I contendenti si possono anche scannare, la Gnam DEVE rispondere, non può nascondersi dietro a paraventi di comodo o prendere tempo a cercare magari delle soluzioni politiche.
Se ha sbagliato qualcuno deve prendersi le sue reponsabilità.
io non saprei riconoscere un autentico Lilanga da uno falso,anzi guardandoli a me piacciono tutti e due e non so quale sia il vero e quale il falso.ma se il vero costa molto compero il falso, e non è più brutto…
l’opera d’arte deve darti emozione e non valore economico. Chissà quanti hanno scritto su questo caso e quanti in realtà non hanno visto ne uno ne l’altro.Io non cerco il feticcio da amare, ma l’opera da guardare e non il nome da leggere….
succedono succedono……..
Mentre questa disputa va avanti ,il collezionista che vuole acquistare un’opera di Lilanga come si deve cautelare e sperare di aver preso un ‘opera autentica?che tipo di autentiche devono avere le opere?
Grazie
Rispondo al Sig Eugeni Carlo di Abbadia San Salvatore.
La disputa è terminata con la condanna ed INIBIZIONE della National Gallery Firenze!
Il Giudice ha stabilito che unica Figura Giuridica Autorizzata ad Autenticare, Catalogare ed archiviare le opere di GEORGE LILANGA è la FONDAZIONE SARENCO
indirizzo: fondazionesarenco@libero.it
alla quale puoè rivolgersi, come ho fatto io per avere tutte le informazioni necessarie.
Auguri!
Come neo collezionista di Lilanga rimango letteralmente sconcertato dall’increscioso contenzioso che si è venuto a creare. Pur possedendo un’opera con la sola autentica di cpt Felix, e considerato che la National Gallery chiede 750€ (e non 400€) per l’archiviazione e autentica, concludo che alla luce di questi fatti mi tengo l’opera così com’è! Magra consolazione ma nell’incertezza preferisco che sia il tempo a dire la parola FINE a questa schifezza!
Dopo tanti anni giusto per completezza credo sia doveroso riportare le sentenze dei tribunali e rispettare il lavoro dei giudici: la NGF ha la delega notarile per le autentiche. Riporto il sito con le sentenze citate.
http://www.nationalgalleryfirenze.it/Authentic%20Lilanga/index.htm