La domanda che assilla in queste ore il mondo della cultura italiano è semplice e banale. Ed è la seguente: il leader dei dielle Francesco Rutelli si ricorderà di fare anche il ministro dei Beni Culturali? Preoccupazione più che legittima poiché il capo della Margherita si troverà a dirigere un Dicastero gravato –si fa per dire- da numerose distrazioni.
Innanzitutto l’ex sindaco di Roma sarà vicepremier di Romano Prodi, con tutto ciò che ne consegue. Inoltre sarà capobranco per quanto riguarda il suo partito, La Margherita, nella delegazione che il partito stesso ha piazzato al governo. Dunque grande impegno nella preparazione dei consigli dei ministri e dei vertici di ogni tipo a Palazzo Chigi.
Ma veniamo al Collegio Romano. Nel suo ruolo di Ministro per i Beni e le Attività Culturali, Rutelli è stato caricato, come dicevamo, di alcune deleghe non da poco. Prima fra tutte quella sul turismo, una delega per modo di dire visto che la materia sino a non più di quindici anni fa (prima di uno scellerato referendum) costituiva le prerogative di un intero ministero. Il neoministro sarà completamente assorbito da una materia fondamentale per il Paese e lesinerà tempo e impegno per l’arte e la cultura? O invece, finalmente, i beni culturali verranno considerati parte integrante e fondamentale per il rilancio turistico della ex prima meta di viaggio al mondo? Altra delega che pare verrà accorpata al ministero della Cultura è quella, un po’ più fumosa, sul “made in italy”, col tempo si vedrà quali impegni –in termini di immagine, viaggi, trasferte- comporterà al ministro.
Per contro dal Collegio Romano fuoriescono le competenze sullo sport –che nella legislatura precedente avevano richiesto le cure di un sottosegretario dedicato- che si sommano a quelle sui giovani e vanno a creare un nuovo ministero assegnato a
Torniamo però a Rutelli e cerchiamo di rispondere alla domanda da cui prende avvio questa bozza di riflessione sulla sua nomina. Con tutti gli incarichi e sottoincarichi cui è stato sobbarcato il suo impegno nel secondo governo Prodi, il Bello Guaglione (come ebbe a definirlo proprio il premier) ce la farà ad occuparsi con abnegazione di arte e cultura? A nostro avviso la risposta potrebbe alla fine essere positiva. Non per particolare spirito di sacrificio nei confronti della causa o per particolare predisposizione ‘tecnica’ all’argomento. Ma per un motivo squisitamente politico: Rutelli ha necessità di recuperare consensi sia personali sia per il suo partito (che galleggia sopra un deludentissimo 10%). Per farlo deve necessariamente riacquisire autorevolezza e riconoscibilità sulla piazza romana che tante soddisfazioni gli ha dato nella seconda metà degli anni Novanta e che ben presto lo ha dimenticato a vantaggio del buongoverno diessin-kennedyano di Walter Veltroni. Dunque riflettendosi massimamente sulla Capitale un’incisiva azione di gestione dei beni culturali, il neoministro non perderà la chance di ritornare popolare nel suo preferito bacino di consenso elettorale. E parrebbe andare in quest’ottica –infatti- il trasferimento della delega al turismo dal Ministero delle Attività Produttive verso il Ministero delle Attività Culturali. Quale città italiana beneficia maggiormente di politiche vantaggiose per il mercato del turismo? Ancora Roma, naturalmente.
In buona sostanza a Francesco Rutelli è stato consegnato un avamposto di potere e gestione della cosa pubblica per riconquistare la sua città. Non crediamo che si lascerà scappare l’occasione.
[exibart]
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che palle co 'sti gggiovani artisti a mano tesa! nessuno gli deve niente! si rimboccassero le maniche, piuttosto...
Destra o sinistra,
politica rimane tanto nei discorsi poco nei fatti
...
e gli artisti italiani vittime di un sistema che tanto ha fatto gridare allo "scandalo" nel calcio ...
sempre i soliti
noiosamente i soliti
I hope that the politics of the new Italian government, relative to culture and young art, will be truly successful and with international recognition. Go, Honorable Rutelli, Go!!!
L.S.
sarebbe ora che la politica si occupasse della promozione (solo quella possibilmente) dell'arte contemporanea italiana, primo perché rischiamo di perdere piú di quanto giá abbiamo perso nella competizione globale, e secondo perché abbiamo un bel passato ma dobbiamo guardare al futuro. comunque questo paese non avrá nessun futuro finché il vaticano risiede al suo interno.