Martha (Elyzabeth Taylor) e George (Richard Burton) vivono nel New England, vicini all’Università dove George insegna storia e il padre di Martha è rettore. Una sera tardi, Martha attende un nuovo docente e la moglie per il dopo serata di ritorno da una cena a casa del padre, che le avrebbe chiesto di accoglierli. I coniugi sono già abbastanza alterati e continuano a bere con i loro ospiti fino all’alba, mettendo in scena tutte le nevrosi, le debolezze e le tristezze della loro relazione. Allo stesso tempo, anche l’altra coppia, composta da un ambizioso e aitante giovane insegnante di biologia che ha sposato una ragazza ricca, sotto effetto dell’alcol, svela le proprie crepe e fragilità.
Invecchiare in coppia, soprattutto fino a qualche decennio fa, era ancora più complicato di oggi. La sopravvivenza all’interno di una relazione era determinata, spesso, da una serie di convenzioni e di sovrastrutture sociali, oltre alla grande forza di volontà da parte dei diretti interessati. Le coppie erano prevalentemente finalizzate alla creazione di un nucleo familiare, in cui l’uomo provvedeva al sostentamento economico e la donna si dedicava alle faccende pratiche relative alla casa e all’educazione dei figli. Le donne non avevano alternative al fare figli e stare in casa. Ma cosa accade se non ci sono figli all’interno di una relazione?
Chi ha paura di Virginia Woolf è l’adattamento cinematografico di una commedia che ebbe un grandissimo successo a Broadway. Martha è una donna borghese, figlia di un Rettore universitario (in Italia per rivolgersi a questo tipo di carica si utilizza l’attributo magnifico). È una donna triste e insoddisfatta, che si è spostata per amore con un uomo che forse l’ha amata, ma non è stato in grado di avere quella spinta ambiziosa che gli facesse conquistare una posizione sociale superiore, o almeno equivalente, a quella dell’ingombrante e ammiratissimo padre. Soprattutto Martha è profondamente frustrata, le sta stretta una realtà di provincia in cui non ha la possibilità di esprimersi e realizzarsi in nessun modo.
L’arrivo di questo nuovo insegnante, Nick, risveglia in Martha un po’ di vita: è chiaro che si parla di una donna sciupata e col vizio del bere, un vizio che in realtà condivide anche con il coniuge e che scioglie le briglie a una serie di pensieri e azioni che rivelano tutte le vulnerabilità di una relazione triste, trascinata, piena di rancori e amarezze.
Nick diventa polo di attenzione, in aperta competizione con George che lo vede come minaccia diffusa: nei confronti della moglie, nota seduttrice, e del suocero, che vedendo fallire la sua possibilità di crescita per la carriera universitaria, sta investendo su risorse più giovani.
Martha quindi gioca sul fatto di avere il coltello dalla parte del manico con tutti. Con il marito, conosce tutti i suoi punti deboli, lo può schiacciare per via dell’influenza che subisce dal Rettore e a causa degli attacchi di gelosia nei confronti suoi. Con Nick, ha capito che è ambizioso e ha sposato la moglie solo per il suo patrimonio, oltre al fatto che ama essere parte di giochi di seduzione perché subisce il fascino della bellezza e della gioventù. Con la moglie di Nick, Honey, in cui riconosce un’ingenuità su cui lei forse non ha mai potuto contare.
Questa pellicola è una delle prime in cui si parla esplicitamente del tema dell’alcolismo legato al mondo femminile ed Elizabeth Taylor sorprese tutti con la sua interpretazione di Martha. Soprattutto perché questa attrice meravigliosa, che spesso ha scandalizzato il mondo grazie alle sue stravaganze e al suo stile di vita decisamente fuori dagli schemi, aveva addirittura preso 14 chili per restituirci questo personaggio, la sua decadenza, il suo viso stanco, il gonfiore dell’abuso di alcol, la disillusione di un rapporto triste in una lunga nottata, fino all’alba.
Pop Corn #17, Elizabeth Taylor, Chi ha paura di Virginia Woolf? (Who’s Afraid of Virginia Woolf?), 1966, regia di Mike Nichols. Tratto dall’omonima opera teatrale di Edward Albee.
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