La protagonista di Spanglish è Flor (Paz Vega), un’immigrata messicana da poco arrivata con la figlia piccola, Cristina, negli Stati Uniti che trova lavoro come aiuto domestico in supporto a una famiglia molto ricca. John (Adam Sandler), è uno chef affermato; Deborah (Tea Leoni), la moglie, è da poco disoccupata; la madre di Deborah, è un ex cantante jazz con un problema con l’alcol; i due figli adolescenti hanno le problematiche dell’età . Flor non parla inglese, ma con pazienza e attenzione si inserisce, lavorando in casa, nel nucleo famigliare e porta la sua saggezza, la sua lealtà e la sua esperienza, oltre al suo bagaglio socioculturale. Anche se in realtà la sua presenza porta un po’ di scompiglio tra queste persone abituate ad avere tutto dalla vita, perché invece quello che lei possiede è frutto di piccoli, faticosi passi e non del classico american dream.
Flor è una donna bellissima e la prima reazione di chi la vede è restare completamente ammaliato. In realtà , la vera seduzione di Flor avviene attraverso la sua gentilezza e il suo carattere: è attenta e sensibile e soprattutto conosce alcuni aspetti molto faticosi della vita che ti portano a scegliere chi essere veramente. La semplicità dello stile di vita che Flor ha condotto fino a quel momento ci accompagnano nel trovare dei dettagli in alcune delle nostre abitudini che, nel caso di una famiglia che ha un reddito molto più alto, enfatizzano diverse comodità che noi, ormai, diamo per scontate.
Dovendo introdurre anche sua figlia, Flor cerca di farle capire la differenza tra la ricchezza esteriore e quella interiore, di trasmetterle il valore delle persone a prescindere dallo status e di insegnarle la dignitĂ . Il film si basa infatti su un grande flash back narrato nella domanda di ammissione al college dalla stessa Cristina, anni dopo.
La lealtĂ di Flor arriva al punto di capire il momento di fragilitĂ di John dopo il tradimento della moglie e ragionare con lui, scambiarsi riflessioni e pensieri, mangiare una cena deliziosa che lui prepara solo per lei, senza cedere alle sue lusinghe e al suo tentativo di seduzione. Anzi, capisce la sua fragilitĂ , la sua frustrazione e lo aiuta a non mollare e a continuare a investire sul suo matrimonio, sui suoi figli e sul suo futuro.
La chiave vincente di tutta la narrazione sta nell’avere un approccio a due temi fondamentali: la comunicazione e l’integrazione. Attraverso la semplicità dei gesti quotidiani, come la tradizione culinaria, il modo di porsi nei confronti degli altri, l’attenzione per alcuni dettagli o la reale volontà di farsi capire profondamente nei propri intenti, si possono comprendere tantissime cose in merito al comportamento delle persone. Flor, in quanto messicana, è naturalmente una donna in subordine all’interno di una tradizionale famiglia americana, ma non è interessata alle lusinghe del lusso, alle porte che l’essere facoltosi può aprire. Lei sa che per realizzarsi e ottenere qualcosa bisogna lavorare sodo, così cerca subito di studiare l’inglese per parlare con tutti e quando Deborah cerca di adottare alcune strategie educative nei confronti di sua figlia Cristina, diventa intransigente nello stabilire alcuni confini necessari per riaffermare il suo ruolo di madre, sapendo bene che non sarebbe in grado, con le sue forze, di mantenere degli standard simili se la piccola si abituasse.
Flor non si sente inferiore, non si sente migliore o peggiore, è solo estremamente consapevole di chi è, dov’è e cos’è. Onestamente, un processo che spesso tante persone non raggiungono anche dopo anni di terapia psicologica. Tutto questo coronato da gentilezza, eleganza e rispetto per se stessa e per le persone che ha attorno.
Insomma, Flor è un buon esempio per capire che qualsiasi professione facciamo, a qualsiasi etnia apparteniamo, qualsiasi religione decidiamo di seguire o non seguire, o con chiunque stiamo parlando, quello che conta è la persona che scegliamo di essere al di là di qualsiasi pregiudizio o di qualsiasi imposizione sociale, è quanto andiamo a fondo nelle cose, è quanto siamo corretti e quanto siamo gentili. E che se non ci si capisce non è necessariamente perché le lingue che parliamo sono diverse.
Paz Vega, Spanglish, 2004, regia di James L. Brooks.
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