28 marzo 2021

Pop Corn #51. La sessualità di Isabelle Huppert in La Pianiste

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Il personaggio magistralmente interpretato da Isabelle Huppert in La Pianiste ricalca alcune distorsioni della realtà legate anche alle complessità famigliari

Erika Kohut (Isabelle Huppert) è insegnante di pianoforte al Conservatorio di Vienna, ma nonostante l’età adulta vive ancora con una madre possessiva che la controlla in tutto. Conosce Walter Klemmer (Benoît Magimel), un brillante ragazzo molto più giovane di lei che decide di abbandonare gli studi di ingegneria per seguire la sua classe di pianoforte. I due iniziano una relazione malata. Si scopre che la donna ha una sessualità complessa, legata a feticismi, voyerismo e perversioni di varia natura che cerca di trasferire al giovane incrinando il loro rapporto e trascinando se stessa in un mare di dolore che la porta a ferirsi pesantemente con un coltello.

Fin dalle prime riprese, Erika è intenta a coltivare un personaggio scontroso e riservato che allontana qualsiasi tipo di rapporto con gli altri, finché non arriva a casa e si svela la sua convivenza difficile con la madre anziana. Non c’è nessun uomo con loro e le due donne hanno una violenza verbale e fisica che si traduce in un totale controllo maniacale da parte della madre nei confronti di una figlia adulta che, non avendo tagliato il cordone ombelicale, si traduce in atteggiamenti che richiamano il rapporto con l’età adolescente. Dal controllo degli abiti, al monitoraggio delle spese, alla pretesa di sapere dove si trova Erika nei momenti della giornata in cui non sta lavorando, fino a mettersi reciprocamente le mani addosso, le due donne passano da enfatiche manifestazioni di affetto a un’aggressività incontrollabile.

Con i suoi studenti, la professoressa ha un atteggiamento distaccato e severo, a volte con punizioni gratuite e chiaramente connesse all’invidia per la loro età e per tutte le possibilità di successo ancora aperte, le stesse che lei non ha conquistato, come le rinfaccia costantemente la madre, alimentando la sua frustrazione.

Sarà nel primo dialogo con Walter che Erika, con la freddezza di un iceberg e lontana dalle orecchie della madre, racconterà di avere un padre psichiatrico, oltre a una serie di altre considerazioni volte a far desistere il ragazzo dal voler approfondire la conoscenza, insinuandogli della curiosità. Nel frattempo, la donna frequenta dei sexy shop, spia delle coppie che fanno sesso di nascosto, cerca di eccitarsi con feticci di sconosciuti e si infligge dei tagli in zone erogene per provare piacere. Il punto è che, quando inizia ad assecondare le avance di Walter, Erika crede che il suo modo di vivere la sessualità sia condivisibile anche da lui e cerca di trasmetterglielo, trovando molte resistenze da parte del ragazzo che ha una visione più convenzionale dell’amore e delle sue manifestazioni.

Non solo, Erika riesce a portare Walter in una spirale ossessiva e a ottenere da lui la violenza e le modalità da lei richieste proprio quando forse si sta convincendo che il suo sentire non è dettato da una pratica comune e che forse il piacere non debba necessariamente essere connesso alla sofferenza, alle proibizioni, alla paura, alla morbosità, alla pornografia, alla sottomissione, alla brutalità.

Questa storia è un rarissimo caso in cui la sessualità vissuta in modo diverso viene vissuta in prima persona da una donna e il ruolo, non per caso, è stato affidato a Isabelle Huppert. L’attrice è tra le più apprezzate a livello internazionale fin dal suo esordio nel 1971, ha ricevuto sedici nomination e due vittorie al Premio César, due premi per la miglior interpretazione femminile a Cannes (uno per questo film), due Coppa Volpi e un Leone d’Oro alla carriera a Venezia, un Orso d’Argento a Berlino, un Golden Globe e una nomination per l’Oscar.

Isabelle Huppert, La pianiste, 2001, regia di Michael Haneke

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