Zehra Dogan ha vinto la prima edizione del Premio Carol Rama, riconoscimento promosso dalla Fondazione Sardi per l’Arte, nell’ambito di Artissima, fiera sostenuta dalla Fondazione fin dal 2014 e che, anche se in versione unplugged, non rinuncia alle premiazioni, momenti di punta di ogni manifestazione del genere. Ad assegnare il premio, una giuria composta da Luca Massimo Barbero, direttore dell’Istituto di Storia dell’Arte della Fondazione Giorgio Cini di Venezia, Bart van der Heide, direttore del Museion Museo D’Arte Moderna e Contemporanea di Bolzano, e Kathryn Weir, direttrice del Museo Madre – Museo d’Arte Contemporanea Donnaregina di Napoli.
Presentata dalla galleria Prometeogallery di Milano e Lucca, Zehra Dogan si è aggiudicata il Premio Carol Rama «Per la straordinaria capacità del suo lavoro di tradurre un’esperienza fortemente contestualizzata, attingendo a molteplici eredità estetiche», si legge nelle motivazioni della giuria. «In relazione con l’opera di Carol Rama e con l’intenzione del Premio di trasmettere la sua idea non convenzionale di creatività e libertà artistica – fortemente influenzata dalla sua posizione di donna della sua generazione in Italia – la giuria ha trovato una risonanza nell’approccio artistico di Dogan e in particolare nella sua appropriazione strategica di materiali trovati dall’ambiente circostante», continuano le motivazioni.
Il Premio Carol Rama è la diramazione del Premio Sardi per l’Arte Back to the Future, nato nel 2014 dalla partnership di Artissima con la Fondazione Sardi per l’Arte, istituzione privata torinese voluta da Pinuccia Sardi per promuovere l’arte moderna e contemporanea. Questa nuova intestazione è l’espressione della volontà di conservare la memoria della grande artista scomparsa nel 2015, operazione per quale la Fondazione Sardi si è già mossa su diversi fronti: da una parte, la prossima pubblicazione di un catalogo ragionato delle opere, dall’altro, l’acquisto dei beni contenuti nella casa dell’artista.
L’appartamento di via Napione 15, a Torino, dove Carol Rama ha vissuto e lavorato, ricevendovi personalità e artisti, dagli anni ‘40 fino alla sua scomparsa, nel 2016 è stato riconosciuto dalla Soprintendenza come bene culturale di interesse nazionale e vincolato come studio d’artista. Nel 2019, la Fondazione Sardi per l’Arte ne ha acquistato l’intero contenuto, per poi cederlo in comodato all’Archivio Carol Rama, che attualmente gestisce l’appartamento, affinché la casa studio sia un luogo vivo e vitale di conoscenza e approfondimento dell’opera della pittrice e di scoperta dell’autonomia creativa e concettuale di un’artista che ha sempre rifuggito le etichette e gli stereotipi legati al mondo femminile.
«Il premio viene assegnato all’artista che meglio interpreta attraverso la propria ricerca l’ideale di creatività femminile non-convenzionale e di libertà artistica che le opere e la personalità di Carol Rama incarnavano e trasmettevano con straordinaria forza», spiegano gli organizzatori. Oltre a un riconoscimento in denaro, il premio offre all’artista selezionata l’opportunità di attivare un dialogo progettuale con la Fondazione Sardi per l’Arte e con l’Archivio Carol Rama.
Nata a Diyarbakir, nel 1989, laureata in Belle Arti all’Università di Dicle, Zehra Dogan è co-fondatrice di JINHA, la prima agenzia di stampa curda tutta al femminile. Nel 2016, dopo aver postato su Twitter un disegno in cui reinterpretava sarcasticamente la conquista della città curda di Nusaybin da parte dei turchi, è stata arrestata e incarcerata per incitazione al terrorismo. La reclusione, diventata di dominio pubblico – anche Banksy le dedicò un’opera – l’ha segnata al punto da convincerla a scegliere l’arte per comunicare con urgenza i suoi stati d’animo.
Dogan ha partecipato alla Biennale di Berlino (2020) e le sue opere sono state esposte al Peace Forum (Basilea, Svizzera, 2020), al Nassauischer Kunstverein (Wiesbaden, 2020), al Museo di Santa Giulia (Brescia, 2019), al Drawing Center (New York, 2019), alla Tate Modern (Londra, 2019), all’Opéra de Rennes (Francia, 2019), al Festival des Autres Mondes (Pays de Morlaix, Francia, 2018) e al Douarnenez Film Festival (Francia, 2017).
L’artista è presente nella mostra “Stasi Frenetica” di Artissima presso il MAO – Museo d’Arte Orientale di Torino con l’opera Kurdistan 2 (2020), «dove il suo segno grafico, rapido e cangiante testimonia su grandi mappe l’eredità dell’esperienza del carcere per mezzo di materiali alternativi come tè, sangue mestruale, rucola o succo di curcuma».
«Ho ricordato che l’Io artista aveva avuto tanta paura della donna come di un suo doppio sconfortante e inaccettabile», scriveva Carol Rama nel 1980. Una frase che sembra rispecchiarsi nelle opere di Dogan.
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