Giulia Cenci, Tomaso De Luca e Renato Leotta sono i tre finalisti della seconda edizione del MAXXI BVLGARI PRIZE, il premio che celebra il dialogo tra l’arte contemporanea e l’eccellenza italiana. La presentazione si è svolta martedì, 1 ottobre 2019, al Bvulgari Hotel di Londra, alla presenza di Giovanna Melandri, Presidente Fondazione MAXXI, e di Nicola Bulgari, Vice Presidente del Gruppo Bvlgari e grande sostenitore del MAXXI BVLGARI PRIZE, oltre che appassionato collezionista d’arte e mecenate.
I membri della giuria internazionale, Hou Hanru, Direttore Artistico del MAXXI, Bartolomeo Pietromarchi, Direttore del MAXXI Arte, Manuel Borja-Villel, Direttore del Museo Reina Sofía di Madrid ed Emma Lavigne, Presidente del Palais de Tokyo, insieme con Lucia Boscaini, Bvlgari Brand and Hertitage Curator, hanno illustrato il la seconda edizione del MAXXI BVLGARI PRIZE, in una conversazione con la giornalista Suzanne Trocme. Oltre agli artisti finalisti, era presente anche Giulia Ferracci, curatrice della mostra che vedrà esposte al MAXXI le opere site-specific realizzate per il MAXXI BVLGARI PRIZE, a partire dal 7 maggio 2020. Per conoscere il vincitore del Premio, la cui opera verrà acquisita dal museo, si dovrà aspettare ottobre 2020.
La prima edizione, nel 2018, è stata vinta da Diego Marcon, finalista insieme a Talia Chetrit e Invernomuto, con la potente video installazione Ludwig, che è poi entrata a far parte della Collezione MAXXI. In effetti, il MAXXI BVLGARI PRIZE rappresenta un passaggio successivo del Premio MAXXI, istituito nel 2000, nucleo fondante della collezione del museo di Roma e occasione per far emergere i nuovi talenti dell’arte italiana. Sono 42 gli artisti che, dal 2001 al 2018, hanno preso parte alle precedenti nove edizioni, tra questi, Mario Airò, Yuri Ancarani, Giorgio Andreotta Calò, Stefano Arienti, Rosa Barba, Massimo Bartolini, Vanessa Beecroft, Rossella Biscotti, Bruna Esposito, Lara Favaretto, Piero Golia, Adelita Husni-Bey, Avish Khebrehzadeh, Liliana Moro, Marinella Senatore, Nico Vascellari, Vedovamazzei, Francesco Vezzoli. E oggi, grazie al prezioso supporto di Bvlgari, il Premio si è rinnovato ed è proiettato con maggiore convinzione verso il panorama internazionale.
Il coinvolgimento di Bvlgari nel Premio MAXXI continua il solco delle collaborazioni con artisti del calibro di Zaha Hadid e Anish Kapoor che hanno rivisitato, con il loro stile inconfondibile, una delle icone più apprezzate della Maison, l’anello B.zero1. A Zaha Hadid si deve anche una magistrale interpretazione del celebre motivo Serpenti di Bvlgari con una suggestiva installazione artistica che debuttò nel 2011 al padiglione Bvlgari presso la Abu Dhabi Art Fair. Ma Bvlgari ha un occhio di riguardo non solo per il contemporaneo, come dimostrano i finanziamenti per i restauri di due opere di Paolo Veronese e della Scalinata di Trinità dei Monti. Invece, l’incontro tra il MAXXI e Bvlgari era già avvenuto nel 2014, in occasione della mostra “Bellissima. L’Italia dell’alta moda 1945-1968”, di cui la maison era main partner.
«Ancora una volta, il MAXXI BVLGARI PRIZE si conferma come una piattaforma d’eccezione per i talenti più promettenti nel panorama dell’arte contemporanea. La costante tensione alla sperimentazione e il desiderio di promuovere i giovani artisti sono il comune terreno d’azione di BVLGARI e del MAXXI: sono certo che questa nuova edizione del premio segnerà un momento importante nella ricerca artistica internazionale», ha commentato Jean Christophe Babin, CEO di Bvlgari.
«Nel 2020 il museo compie 10 anni e il MAXXI BVLGARI PRIZE sarà uno degli appuntamenti per celebrare questo importante anniversario, a sottolineare come l’impegno per sostenere i giovani talenti sia una delle missioni principali del Museo nazionale di arte contemporanea. I lavori dei 3 finalisti Giulia Cenci, Tomaso De Luca e Renato Leotta, intensi ed evocativi, riflettono sulla società di oggi ed esplorano il futuro. Sarà un piacere averli al MAXXI, ed è un privilegio avere accanto Bvlgari, azienda che tanto ha dato alla creatività italiana e internazionale, a ulteriore riprova dell’importanza dell’alleanza strategica non effimera tra pubblico e privato per la cultura», ha dichiarato Melandri.
«La scelta dei finalisti di questa seconda edizione del MAXXI BVLGARI PRIZE riflette una svolta generazionale significativa, con artisti nati negli anni ’80 che condividono un nuovo senso critico rispetto a un mondo sempre più incerto e in crisi politica, economica, ecologica e psicologica. Rappresentano una nuova tendenza dei giovani artisti profondamente allarmati dal pericolo della distruzione del nostro ambiente, sia fisico che virtuale. Nel far fronte a questo momento, sviluppano linguaggi plastici che reintroducono la materialità, in un’evoluzione fluida e segnata dall’inquietudine. Ne deriva un’esplorazione ossessiva di un nuovo Zeitgeist», ha osservato Hou Hanru.
Dunque, chi e cosa vedremo per questa seconda edizione del MAXXI BVLGARI PRIZE?
Giulia Cenci (Cortona, 1988. Vive e lavora tra Amsterdam e la Toscana) è stata scelta «per la tensione estetica del suo lavoro che restituisce alla scultura un ruolo centrale nel dibattito delle arti visive e per la riflessione sugli scenari della società del futuro». È stata indicata da Marianna Vecellio, curatrice al Castello di Rivoli di Torino, che scrive: «Le opere di Cenci sono forme ibridate e il frutto di una compresenza tra essere vivente e un ambiente pesantemente aggredito dall’essere umano. Attraverso l’indagine della forma, le sue opere affrontano la nozione dell’essere vivente, alla luce delle riflessioni filosofiche contemporanee che definiscono l’epoca attuale con il termine di Antropocene, era geologica frutto dell’azione irreversibile dell’essere umano sull’ambiente. I suoi lavori sono il risultato di un compostaggio formale, politico e ontologico, e incoraggiano cambiamenti al modo di vedere il mondo, la materia e l’essere umano».
«La capacità di esplorare le diverse identità della storia attraverso l’indagine del ruolo degli oggetti nel contesto sociale e politico contemporaneo», è valsa la nomina a Tomaso De Luca (Verona, 1988. Vive e lavora a Berlino). Come scrive Lorenzo Benedetti, curatore presso il Kunstmuseum di St.Gallen, che lo ha segnalato: «Attraverso l’uso di disegni, sculture, video e installazioni intrise di fonti letterarie, filosofiche e di cultura generale, Tomaso De Luca sperimenta soluzioni formali in cui viene messo in dialogo l’immaginario collettivo con un più ampio spettro culturale. De Luca indaga i sintomi della nostra società, e un carattere di obsolescenza sembra essere presente nelle sue opere, creando una forma di resistenza al carattere consumistico della nostra epoca».
Renato Leotta (Torino, 1982. Vive e lavora ad Acireale), è stato scelto “per l’indipendenza della sua ricerca nel panorama artistico nazionale e per la forza narrativa delle sue opere che riflettono la condizione esistenziale dell’uomo contemporaneo”. Anche Leotta è stato indicato da Vecellio: «Come un vero archeologo del reale, Leotta osserva il paesaggio per esaminarne gli elementi costitutivi e catturarne le manifestazioni effimere. Attraverso l’uso di differenti media, come la scultura, la fotografia, il video e il disegno e materiali umili come la terra, la sabbia e il sale, cattura frammenti di esperienza e li trasforma in immagini mentali. Attraverso le sue opere, offre la ricostruzione di un immaginario e con esso la ristrutturazione di un’identità culturale dell’essere umano di oggi, operando inoltre una sintesi poetica tra elementi spesso distanti tra loro come la storia e il mediterraneo, la memoria dei luoghi e la realtà, il mare e la terra, il nord e il sud del mondo».
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