Allison Katz, Katie Schwab, Tai Shani, Emma Talbot e Hannah Tuulikki, sono le cinque finaliste del Max Mara Art Prize for Women 2019, premio a cadenza biennale che, istituito nel 2005, da una collaborazione tra la Whitechapel Gallery e il Max Mara Fashion Group, rappresenta oggi, arrivato alla ottava edizione, uno dei riconoscimenti più interessanti, oltre che affidabili, nell’ambito dell’arte contemporanea. L’annuncio è stato dato oggi, 13 ottobre, presso la sede di Reggio Emilia della Collezione Maramotti, nel corso della cerimonia di presentazione del progetto vincitore della settima edizione, Che si può fare, realizzato da Helen Cammock – che è stata anche selezionata nella shortlist del Turner Prize 2019 – già esposto la scorsa estate alla Whitechapel Gallery.
Dedicato specificamente alle artiste che lavorano nel Regno Unito e che non hanno ancora esposto in una importante personale, il Max Mara Art Prize for Women riflette lo stretto rapporto tra la maison di moda e il mondo dell’arte e prevede anche un periodo di residenza di sei mesi in Italia, organizzato dalla Collezione Maramotti e strutturato in base al progetto vincitore, che verrà poi presentato in una mostra personale alla Whitechapel Gallery di Londra e alla sede della Collezione Maramotti.
Le finaliste dell’edizione 2019 – 2021 del Max Mara Art Prize for Women sono state selezionate da una giuria presieduta da Iwona Blazwick OBE, Direttrice di Whitechapel Gallery, e composta da Florence Ingleby, gallerista, Chantal Joffe, artista, Fatima Maleki, collezionista, Hettie Judah, critica d’arte.
«Questo premio unico nel suo genere offre tempo, spazio e sostegno economico per consentire alle artiste di sviluppare il proprio potenziale. Per troppo tempo le donne artiste hanno dovuto lottare per conquistare un giusto riconoscimento. Il Max Mara Art Prize offre ad artiste di diverse generazioni l’opportunità di trascorrere un periodo formativo di diversi mesi in Italia e le risorse per creare un nuovo importante progetto che le porrà al centro dell’attenzione del mondo», ha dichiarato Iwona Blazwick.
Ecco un profilo delle finaliste del Max Mara Art Prize for Women 2019.
Allison Katz è nata in Canada, a Montréal, nel 1980, e vive e lavora a Londra. La sua pratica artistica comprende pittura, ceramica, grafica e scrittura. Nel suo lavoro mescola immagini familiari di animali, figure umane e still-life con narrazioni astratte e surreali. Battute e giochi di parole abbondano nei suoi lavori, in un gioco di rimandi umoristici tra testo e immagini che crea punti di confluenza paradossali, se non assurdi. Katz ha tenuto mostre personali a Oakville Galleries, in Canada, al MIT List Visual Arts Centre di Boston, nel 2018, e al Kunstverein Freiburg, in Germania, nel 2015. Le sue opere sono state esposte in mostre collettive presso Leeds Art Gallery, Bonner Kunstverein, Museo Powerlong di Shanghai, Museo di Arte Moderna di Varsavia, Tate St. Ives, Serpentine Galleries e South London Gallery.
Katie Schwab, classe 1985, vive e lavora a Londra. Le sue opere si sviluppano facendo propri i contesti sociali, storici e formali, documentando il sapere e le abilità condivise tra artisti, studenti, operatori museali, tecnici e cittadini, mediante incontri, lezioni e tour. Le sue opere sono state esposte alla Gallery at Plymouth College of Art, al Jerwood Space di Londra, al Glasgow Sculpture Studios. Tra i progetti più recenti, This Interesting and Wonderful Factory, Clore Sky Studio Commission, alla Tate St Ives, nel 2018, e A Portable Mural, alle Serpentine Galleries di Londra, nel 2017.
Tai Shani è nata a Londra nel 1976. La sua pratica multidisciplinare comprende performance, film, fotografia e installazioni, per reimmaginare l’alterità femminile e inserirla in un mondo che comprende cosmologie, miti e storie che negano il patriarcato. Shani ha presentato le sue opere nel Regno Unito e in altri Paesi. In Italia l’abbiamo vista alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, nel 2019, ma è stata anche invitata alla Athens Biennial, nel 2018. Ha esposto alle Serpentine Galleries nel 2016, alla Tate Britain e al Barbican di Londra, alla Schirn Kunsthalle di Francoforte. Shani è stata selezionata anche per il Turner Prize 2019.
Emma Talbot è nata nel 1969 vive e lavora a Londra. La sua opera esplora temi autobiografici, elaborando memorie e stati psicologici in poesie visuali, disegni, installazioni e sculture. Il suo lavoro esplora il sé, la politica e la società, il genere, il mondo naturale, la nostra intimità con la tecnologia e il linguaggio. Sue opere sono presenti nelle collezioni Guerlain, City of Birmingham Museum & Art Gallery, David Roberts Collection, Saatchi Collection, University of the Arts London, Art Gallery of Western Australia, Fries Museum, Arnhem Museum, KRC Collection.
Hanna Tuulikki, nata a Brighton, nel 1982, artista, compositrice e performer, lavora a Glasgow. I suoi progetti multidisciplinari, tra performance, film e installazioni audiovisive, tra voce, danza e disegno, indagano «i modi in cui il corpo comunica oltre le parole, gravitando verso gli spazi ‘nel mezzo’, sia esso umano-e-più-che-umano, maschio o femmina, antico o contemporaneo». Tra i suoi progetti più recenti, Deer Dancer (2019), un’installazione ispirata al comportamento dei cervi, cloud-cuckoo-island (2016), un film ambientato nell’anfiteatro naturale dell’isola di Eigg, in Scozia, finalista del British Composer Award 2017, e SOURCEMOUTH: LIQUIDBODY (2016), un’installazione audiovisiva ispirata ai paesaggi indiani e al rapporto tra sistemi fluviali, il corpo e il teatro Kutiyattam, vincitore del New Music Scotland Award 2017.
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