25 novembre 2021

Ferrini, Rosi, Siedlecki: i tre finalisti del MAXXI BVLGARI PRIZE

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Annunciati i tre finalisti del MAXXI BVLGARI PRIZE: Alessandra Ferrini, Silvia Rosi e Namsal Siedlecki. Le loro opere site specific saranno esposte in mostra nel museo di Roma a ottobre 2022

Alessandra Ferrini, Silvia Rosi e Namsal Siedlecki sono i tre finalisti della terza edizione del MAXXI BVLGARI PRIZE, il premio dedicato alla promozione dei giovani artisti, promosso dal museo di Roma dedicato alle arti del XXI secolo e dall’iconica maison, da sempre coinvolta nel dialogo tra arte e moda. Le opere site-specific realizzate dai finalisti del premio saranno esposte a giugno 2022 al MAXXI in una mostra a cura di Giulia Ferracci.

Individuati tra una rosa di artisti presentati dai critici e curatori quali Valentina Bruschi, Gaia Di Lorenzo, Eva Fabbris, Simone Frangi, Pier Paolo Pancotto, Gea Politi, Paola Ugolini ed Eugenio Viola, i finalisti sono stati scelti da una giuria internazionale composta da Hoor Al Qasimi Presidente e Direttrice Sharjah Art Foundation Emirati Arabi Uniti, Chiara Parisi Direttrice Pompidou-Metz, Dirk Snauwaert Direttore WIELS Contemporary Art Centre di Bruxelles, con Hou Hanru Direttore Artistico MAXXI e Bartolomeo Pietromarchi Direttore MAXXI Arte.

Un premio tra pubblico e privato

«In questo momento ancora critico ma di grande rinascita per la cultura e con tanta voglia di futuro, sono particolarmente lieta di annunciare i finalisti della terza edizione del MAXXI BVLGARI PRIZE», ha sottolineato Giovanna Melandri, Presidente Fondazione MAXXI. «È un privilegio continuare questo viaggio insieme a Bvlgari, maison che tanto ha dato alla creatività italiana e internazionale e per noi partner insostituibile: con Bvlgari condividiamo un progetto culturale forte e consolidato, esempio virtuoso di alleanza strategica non effimera tra pubblico e privato».

Il MAXXI BVLGARI PRIZE è l’evoluzione del Premio MAXXI, nato nel 2000 come “Premio per la Giovane Arte” e nucleo fondante della collezione del museo, oltre che importante trampolino di lancio per artisti come Giorgio Andreotta Calò, Stefano Arienti, Vanessa Beecroft, Rossella Biscotti, Lara Favaretto, Piero Golia, Adelita Husni-Bey, Liliana Moro, Marinella Senatore, Nico Vascellari, Francesco Vezzoli, tra gli altri.L’incontro tra MAXXI e Bvlgari avvene nel 2014 in occasione della mostra “Bellissima” ma il coinvolgimento della maison nell’arte contemporanea è di lunga data: è il caso, per esempio, delle collaborazioni con Zaha Hadid e Anish Kapoor, entrambi autori di una rivisitazione dell’iconico anello B.zero1. La prima edizione del MAXXI BVLGARI PRIZE è stata vinta da Diego Marcon con la potente video installazione Ludwig. Tomaso De Luca ha vinto invece l’edizione 2020 con A Week’s Notice, installazione video e sonora dal grande coinvolgimento etico.

Giovanna Melandri, Presidente Fondazione MAXXI e Jean-Christophe Babin, CEO di Bulgari foto Getty
Giovanna Melandri, Presidente Fondazione MAXXI e Jean-Christophe Babin, CEO di Bulgari. Foto Getty

«È un grande privilegio dare il via alla terza edizione del Premio», ha commentato Jean-Christophe Babin, Amministratore Delegato del Gruppo Bulgari. «Questa collaborazione è uno dei nostri fiori all’occhiello: il MAXXI è un incredibile laboratorio di idee e ogni volta la creatività degli artisti, il loro entusiasmo, la loro lettura della realtà inducono noi tutti a una riflessione profonda sul tempo che stiamo vivendo. L’incontro tra il MAXXI e BVLGARI è da sempre all’insegna dell’amore per la sperimentazione e l’innovazione culturale. Lo sguardo di un giovane talento è un tesoro immenso e non potevamo trovare un partner migliore per far crescere insieme l’arte del futuro».

MAXXI BVLGARI PRIZE 2022: i finalisti

«Alessandra Ferrini, Silvia Rosi e Namsal Siedlecki sono stati scelti per la capacità di esprimere la diversità estetica, la sperimentazione e la produttività della giovane generazione artistica italiana attraverso un uso innovativo dei mezzi espressivi, dalla scultura alla fotografia e installazioni multimediali, per l’urgenza manifestata nelle loro pratiche di immaginare il futuro, affrontando la questione ecologica attraverso la trasformazione della materia, ripensando e ridefinendo la questione dell’identità culturale e della realtà geopolitica in relazione alle conseguenze della colonizzazione e delle trasformazioni socio-culturali nel contesto globale», si legge nelle motivazioni della giuria che, a ottobre 2022, valuterà i lavori presentati dai finalisti e nominerà il vincitore, la cui opera verrà acquisita dal museo.

Alessandra Ferrini, My Heritage? (Cascading), 2020. Dettaglio installazione site specific, Istituto Italiano di Cultura Marseille. Fotografia di Jeanchristoph Lett

Alessandra Ferrini (Firenze, 1984, vive e lavora a Londra) è un’artista, ricercatrice, educatrice, tra le poche della sua generazione ad aver intrapreso un’analisi critica dei retaggi del colonialismo e del fascismo italiano, con un’attenzione particolare per la costruzione dell’identità nazionale, le politiche estere e razziali e le relazioni tra l’Italia, la regione del Mediterraneo e il continente africano. La sua complessa pratica artistica utilizza immagini in movimento, installazioni multimediali e performance-lectures. Ha esposto in numerosi musei di tutto il mondo e nelle principali rassegne d’arte e di cinema internazionali. È stata indicata da Simone Frangi per «La qualità del suo lavoro e del suo percorso, per la rilevanza per l’Italia delle tematiche che la sua ricerca solleva e per la capacità di coniugare profondità nella ricerca ed efficacia nella trasmissione visuale».

Silvia Rosi, Self Portrait as my Father (2019) dalla serie Encounter ©Silvia Rosi

Silvia Rosi (Scandiano – Reggio Emilia, 1992, vive e lavora tra Londra e Modena). Artista visiva e fotografa italo-togolese, nella sua pratica utilizza il mezzo fotografico e le immagini in movimento combinati con frammenti testuali. Attraverso una serie di ritratti e autoritratti, ripercorre la sua storia familiare, attingendo alla sua eredità togolese e a quei percorsi migratori che l’hanno portata a nascere in Italia, indagando temi come identità, cittadinanza, appartenenza. Vincitrice di numerosi premi internazionali e molto apprezzata all’estero, è stata indicata da Simone Frangi perché «La sua ricerca è circolata ancora in modo esiguo in Italia, nonostante la qualità indiscutibile del suo lavoro, la maturità della sua pratica e la capacità di piegare il mezzo fotografico per affrontare nodi socio-politici ancora critici nella società italiana».

Namsal Siedlecki, Otre, 2020. Cactus, alluminio. 70 x 30 x 30 cm. Base: 150 x 47 ø cm. Installation view alla Chiesa di San Giuseppe delle Scalze a Pontecorvo, Napoli. Courtesy dell’artista e Magazzino, Roma. Foto: Danilo Donzelli

Namsal Siedlecki (Greenfield USA, 1986, vive e lavora a Seggiano – Grosseto) lavora principalmente con la scultura, con un interesse particolare alla manipolazione e all’evoluzione della materia, al suo passaggio da uno status a un altro. Come un moderno alchimista, si confronta con un’ampia varietà di materiali – diverse tipologie di metallo, cuoio, pergamena, cera, vetro, cenere – e di soluzioni tecniche volte alla loro trasformazione, muovendosi lungo la sottile barriera tra l’effimero e il permanente. Ha esposto in numerosi musei e gallerie di tutto il mondo. È stato indicato da Pier Paolo Pancotto perché «L’insieme di tali procedimenti lo pone idealmente in dialogo con varie istanze semantiche e operative appartenenti alla storia dell’arte contemporanea articolandone e arricchendone il linguaggio».

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