Alessandra Ferrini, Silvia Rosi e Namsal Siedlecki sono i tre finalisti della terza edizione del MAXXI BVLGARI PRIZE, il premio dedicato alla promozione dei giovani artisti, promosso dal museo di Roma dedicato alle arti del XXI secolo e dall’iconica maison, da sempre coinvolta nel dialogo tra arte e moda. Le opere site-specific realizzate dai finalisti del premio saranno esposte a giugno 2022 al MAXXI in una mostra a cura di Giulia Ferracci.
Individuati tra una rosa di artisti presentati dai critici e curatori quali Valentina Bruschi, Gaia Di Lorenzo, Eva Fabbris, Simone Frangi, Pier Paolo Pancotto, Gea Politi, Paola Ugolini ed Eugenio Viola, i finalisti sono stati scelti da una giuria internazionale composta da Hoor Al Qasimi Presidente e Direttrice Sharjah Art Foundation Emirati Arabi Uniti, Chiara Parisi Direttrice Pompidou-Metz, Dirk Snauwaert Direttore WIELS Contemporary Art Centre di Bruxelles, con Hou Hanru Direttore Artistico MAXXI e Bartolomeo Pietromarchi Direttore MAXXI Arte.
«In questo momento ancora critico ma di grande rinascita per la cultura e con tanta voglia di futuro, sono particolarmente lieta di annunciare i finalisti della terza edizione del MAXXI BVLGARI PRIZE», ha sottolineato Giovanna Melandri, Presidente Fondazione MAXXI. «È un privilegio continuare questo viaggio insieme a Bvlgari, maison che tanto ha dato alla creatività italiana e internazionale e per noi partner insostituibile: con Bvlgari condividiamo un progetto culturale forte e consolidato, esempio virtuoso di alleanza strategica non effimera tra pubblico e privato».
Il MAXXI BVLGARI PRIZE è l’evoluzione del Premio MAXXI, nato nel 2000 come “Premio per la Giovane Arte” e nucleo fondante della collezione del museo, oltre che importante trampolino di lancio per artisti come Giorgio Andreotta Calò, Stefano Arienti, Vanessa Beecroft, Rossella Biscotti, Lara Favaretto, Piero Golia, Adelita Husni-Bey, Liliana Moro, Marinella Senatore, Nico Vascellari, Francesco Vezzoli, tra gli altri.L’incontro tra MAXXI e Bvlgari avvene nel 2014 in occasione della mostra “Bellissima” ma il coinvolgimento della maison nell’arte contemporanea è di lunga data: è il caso, per esempio, delle collaborazioni con Zaha Hadid e Anish Kapoor, entrambi autori di una rivisitazione dell’iconico anello B.zero1. La prima edizione del MAXXI BVLGARI PRIZE è stata vinta da Diego Marcon con la potente video installazione Ludwig. Tomaso De Luca ha vinto invece l’edizione 2020 con A Week’s Notice, installazione video e sonora dal grande coinvolgimento etico.
«È un grande privilegio dare il via alla terza edizione del Premio», ha commentato Jean-Christophe Babin, Amministratore Delegato del Gruppo Bulgari. «Questa collaborazione è uno dei nostri fiori all’occhiello: il MAXXI è un incredibile laboratorio di idee e ogni volta la creatività degli artisti, il loro entusiasmo, la loro lettura della realtà inducono noi tutti a una riflessione profonda sul tempo che stiamo vivendo. L’incontro tra il MAXXI e BVLGARI è da sempre all’insegna dell’amore per la sperimentazione e l’innovazione culturale. Lo sguardo di un giovane talento è un tesoro immenso e non potevamo trovare un partner migliore per far crescere insieme l’arte del futuro».
«Alessandra Ferrini, Silvia Rosi e Namsal Siedlecki sono stati scelti per la capacità di esprimere la diversità estetica, la sperimentazione e la produttività della giovane generazione artistica italiana attraverso un uso innovativo dei mezzi espressivi, dalla scultura alla fotografia e installazioni multimediali, per l’urgenza manifestata nelle loro pratiche di immaginare il futuro, affrontando la questione ecologica attraverso la trasformazione della materia, ripensando e ridefinendo la questione dell’identità culturale e della realtà geopolitica in relazione alle conseguenze della colonizzazione e delle trasformazioni socio-culturali nel contesto globale», si legge nelle motivazioni della giuria che, a ottobre 2022, valuterà i lavori presentati dai finalisti e nominerà il vincitore, la cui opera verrà acquisita dal museo.
Alessandra Ferrini (Firenze, 1984, vive e lavora a Londra) è un’artista, ricercatrice, educatrice, tra le poche della sua generazione ad aver intrapreso un’analisi critica dei retaggi del colonialismo e del fascismo italiano, con un’attenzione particolare per la costruzione dell’identità nazionale, le politiche estere e razziali e le relazioni tra l’Italia, la regione del Mediterraneo e il continente africano. La sua complessa pratica artistica utilizza immagini in movimento, installazioni multimediali e performance-lectures. Ha esposto in numerosi musei di tutto il mondo e nelle principali rassegne d’arte e di cinema internazionali. È stata indicata da Simone Frangi per «La qualità del suo lavoro e del suo percorso, per la rilevanza per l’Italia delle tematiche che la sua ricerca solleva e per la capacità di coniugare profondità nella ricerca ed efficacia nella trasmissione visuale».
Silvia Rosi (Scandiano – Reggio Emilia, 1992, vive e lavora tra Londra e Modena). Artista visiva e fotografa italo-togolese, nella sua pratica utilizza il mezzo fotografico e le immagini in movimento combinati con frammenti testuali. Attraverso una serie di ritratti e autoritratti, ripercorre la sua storia familiare, attingendo alla sua eredità togolese e a quei percorsi migratori che l’hanno portata a nascere in Italia, indagando temi come identità, cittadinanza, appartenenza. Vincitrice di numerosi premi internazionali e molto apprezzata all’estero, è stata indicata da Simone Frangi perché «La sua ricerca è circolata ancora in modo esiguo in Italia, nonostante la qualità indiscutibile del suo lavoro, la maturità della sua pratica e la capacità di piegare il mezzo fotografico per affrontare nodi socio-politici ancora critici nella società italiana».
Namsal Siedlecki (Greenfield USA, 1986, vive e lavora a Seggiano – Grosseto) lavora principalmente con la scultura, con un interesse particolare alla manipolazione e all’evoluzione della materia, al suo passaggio da uno status a un altro. Come un moderno alchimista, si confronta con un’ampia varietà di materiali – diverse tipologie di metallo, cuoio, pergamena, cera, vetro, cenere – e di soluzioni tecniche volte alla loro trasformazione, muovendosi lungo la sottile barriera tra l’effimero e il permanente. Ha esposto in numerosi musei e gallerie di tutto il mondo. È stato indicato da Pier Paolo Pancotto perché «L’insieme di tali procedimenti lo pone idealmente in dialogo con varie istanze semantiche e operative appartenenti alla storia dell’arte contemporanea articolandone e arricchendone il linguaggio».
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