La settima edizione del Premio Graziadei per la Fotografia è stata vinta da Rachele Maistrello, fotografa nata nel 1986 a Vittorio Veneto e, attualmente, tra Venezia e Zurigo. Tra gli oltre 70 progetti pervenuti, la giuria ha scelto di premiare Green Diamond, progetto di Maistrello che entrerà a far parte della collezione del MAXXI di Roma, promotore dell’iniziativa insieme a Graziadei Studio Legale, che nel 2012 istituì il premio dedico ai giovani talenti under 35 della fotografia italiana.
A valere il Premio, «la peculiarità della proposta, per la maturità professionale raggiunta da questa giovane artista e per le grandi potenzialità di crescita e sviluppo del suo percorso in futuro», si legge nelle motivazioni della giuria, composta da Armin Linke, Giovanna Calvenzi, Bartolomeo Pietromarchi, Margherita Guccione e Francesco Graziadei.
Attribuite anche tre menzioni speciali, ad altrettanti progetti che si sono distinti per l’originalità nella ricerca e per l’urgenza delle tematiche affrontate: a Nicolò Panzeri, per il progetto Feed Us, che si focalizza sull’industria alimentare italiana, a Marina Caneve, per Are They Rocks or Clouds?, che affronta il tema delle catastrofi ambientali, e a Emilio Vavarella, per Double Blind, un lavoro sul rapporto tra immagini e memoria.
Per Green Diamond, Rachele Maistrello ha riunito verità e finzione, storia e fantascienza. Una fantomatica azienda di Pechino attiva negli anni Novanta, la Green Diamond, è il teatro della storia d’amore tra Gao Yue, un’acrobata assunta per testare dei sensori capaci di captare e riprodurre emozioni e sensazioni, e Li Jian Ping, un operaio addetto alla pulizia. Li Jian Ping colleziona e conserva testimonianze del loro amore e della vita quotidiana in azienda – email, video e fotografie -, per costruire un piccolo libro da regalare alla sua amata in occasione del loro primo anno di relazione. Quando l’azienda chiude, tutta questa documentazione viene cancellata ma Li Jian Ping ne conserva una copia, oggi raccolta e visibile nel sito “ufficiale” della Green Diamond.
In questa vicenda meticolosamente ricostruita, peraltro così distante e non solo geograficamente, il limite tra ciò che è vero e ciò che è verosimile diventa volutamente ambiguo. Il sito si trasforma così in un archivio, un labirinto di eventi ipotetici. La giuria ha scelto di premiare il progetto di Rachele Maistrello «Per il suo uso multiforme del linguaggio fotografico, a tratti destabilizzante, e caratterizzato dall’originalità e ricchezza di contenuti e soluzioni formali in cui spaziare».
Il progetto di Nicolò Panzeri, intitolato Feed Us, si focalizza sul tema dell’industria alimentare in Italia, prendendo in considerazione diversi modelli di coltivazione o allevamento, senza però tralasciare il ruolo dei laboratori e dei centri di ricerca, dai quali partono le innovazioni che giungono poi all’industria. Si tratta di un’indagine ampia che, nella denuncia del sistema, con serietà e rigore formale non rinuncia alla forza estetica dell’immagine.
Are They Rocks or Clouds? è invece il titolo del lavoro di Marina Caneve, che non documenta un evento nel suo accadimento, ma costituisce un possibile scenario per una catastrofe ambientale, che si suppone accadere nelle Dolomiti a partire da una teoria sull’eventuale ripetersi del disastro idrogeologico del 1966. L’indagine fotografica dell’autrice permette di guardare al tema delle catastrofi ambientali con lucidità e distacco e di visualizzare la forma di qualcosa che di solito siamo abituati a guardare solo a posteriori, attraverso la fusione di una ricerca approfondita e coerente che non rinuncia ad una vena poetica.
In Double Blind, Emilio Vavarella approfondisce il rapporto tra immaginazione e memoria. A partire dalla raccolta di ricordi degli abitanti di Santa Maria di Leuca e, in particolare, dei luoghi dove questi hanno vissuto durante le loro migrazioni negli anni ’50, Vavarella ha realizzato una serie di fotografie attraverso una rete neurale artificiale. Nonostante l’altissima risoluzione, ogni immagine presenta anche numerose distorsioni, punti ciechi, coni d’ombra, zone che corrispondono a dei gap o a delle irriconciliabilità nelle memorie raccolte.
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