Non è un sostantivo ma un valore, più di una parola è un atto di responsabilità: è la sostenibilità e ai tanti modi di raccontarla, di esprimerla attraverso linguaggi diversi e creativi, è dedicata la quarta edizione del premio Carapelli for Art, i cui vincitori sono stati appena annunciati, scelti tra circa 1000 partecipanti, provenienti da 50 Paesi. Francesco Carone e Lia Cecchin si aggiudicano la Categoria Open, aperta a tutti gli artisti professionisti, mentre Elena Della Corna e Dario Sanna vincono la Categoria Accademia, dedicata agli studenti delle Accademie di Belle Arti di vari Paesi. Assegnate anche diverse menzioni speciali per entrambe le sezioni: Letizia Calori e Giuseppe De Mattia (Open), Kim Sooun (Open), Lorenzo Ramos (Accademia).
La giuria di quest’anno era formata da Lorenzo Balbi, Direttore del MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna, Elisa del Prete, producer, autrice e curatrice, Matteo Innocenti, curatore indipendente e direttore artistico de La Portineria, Firenze, Massimiliano Tonelli, Direttore Editoriale di Artribune, Gabriele Tosi, curatore indipendente e direttore artistico di Localedue, Bologna. 12mila euro il montepremi complessivo, con le opere degli artisti vincitori che entreranno a fare parte della collezione Carapelli che, proseguendo nel suo progetto di sostegno all’arte contemporanea, parteciperà con un evento espositivo dedicato nel contesto di ART CITY Bologna 2022.
«Ci sono valori che in una particolare fase storica diventano più che importanti: diventano necessari», si legge nelle motivazioni. «La sostenibilità è il modello di sviluppo indicato come soluzione ora perseguibile, poiché in grado di equilibrare la crescita della generazione attuale con quella delle generazioni future. Si avverte una stretta vicinanza con un concetto che attraversa intere epoche della cultura umana, ovvero l’armonia, quale accordo tra elementi uguali e diversi da cui deriva un risultato positivo. L’arte ha certo un ruolo centrale nella costruzione di un presente sostenibile e armonico: le opere propongono visioni, significati, realizzazioni, comportamenti e responsabilità – dall’economia all’ambiente, dal lavoro ai rapporti sociali – fondamentali per il nostro, ancora nuovo, ventunesimo secolo».
Nato a Siena nel 1975, Francesco Carone ha vinto con l’opera Nocciolo che «Attraverso il ricorso alla scultura in un modo insieme attuale e tradizionale (l’essiccazione, la scolpitura, l’intarsio), approccia il tema – e il mistero – della generazione naturale ponendola in una relazione di tipo interrogativo con l’osservazione e la comprensione umane», si legge nelle motivazioni. «La giuria ha apprezzato la capacità di sviluppare una riflessione ricca e aperta, a partire da una forma basilare della natura».
OBE è il titolo dell’opera con la quale Lia Cecchin, nata a Feltre nel 1987, ha vinto nella categoria Open. Il lavoro prevede l’installazione di numero variabile di puzzle aventi per soggetto paesaggi naturali: «Il progetto invita provocatoriamente lo spettatore a osservarsi da fuori e a ragionare su come la propria mancanza di attenzione possa riverberare i propri effetti anche sugli altri, compromettendone magari in maniera irreversibile la visione o l’esperienza», ha raccontato Cecchin. «La giuria premia l’opera per il legame originale che instaura fra immagine e sostenibilità, introducendo con intelligenza il ruolo della collettività nei processi di costruzione e distruzione del paesaggio. La giuria ha inoltre apprezzato i modi dell’intervento dell’artista, capace di sottrarsi per rivelare il potenziale performativo del pubblico e del reale», ha motivato la Giuria.
Elena Della Corna, nata a Vicenza nel 1993, e Dario Sanna, nato a Olbia ne 1996, vincono la sezione Accademia. Profezia è l’opera di Della Corna, della quale la giuria «Ha apprezzato le qualità, in particolare le soluzioni formali e il trattamento dei materiali. Ha poi trovato nell’opera uno specchio mistico e aperto della tematica contingente proposta dal bando».
Paesaggio (Marsiglia) è invece l’opera di Sanna, giudicata vincitrice per essere riuscita a «Richiamare l’attenzione su una tematica attuale, senza inficiare l’opportunità di una costruzione formale originale e indipendente – interessante anche l’aspetto della “adattabilità”, poiché le pietre e le piante usate variano nel tempo in base al contesto di esposizione».
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C'è il cielo, la terra e in mezzo noi " la gente " che i vincitori Carapelli " la sostenibilita' " hanno ignorato