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Beatrice Favaretto ha vinto la sesta edizione del Premio Lydia all’arte contemporanea, aperto ad artiste e artisti under 35 e dedicato alla memoria di Lydia Silvestri, scultrice la cui opera innovativa è tutta da riscoprire. Istituito nel 2018, promosso dalla Fondazione Il Lazzaretto di Milano – che gestisce lo spazio nel cuore di Milano usato da Silvestri come atelier – e curato da Claudia D’Alonzo, il premio sosterrà la ricerca di Favaretto nel corso dell’anno e prevedrà la restituzione del percorso in un progetto espositivo al PAC – Padiglione d’Arte Contemporanea di Milano, in apertura nel 2024. Per il Premio Lydia 2023 la giuria ha inoltre nominato nella short list anche Camilla Alberti, Emanuele Dainotti, Silvia Rosi, Annalisa Zegna.
Il premio sostiene la ricerca condotta dall’artista vincitrice nel corso dell’anno e prevede la restituzione pubblica degli esiti presso il PAC Padiglione d’Arte Contemporanea di Milano nel 2024. La giuria di questa edizione era formata da Mariateresa Chirico, storica dell’arte, Vice Presidente Fondazione Lydia Silvestri, Anna Daneri, curatrice, Davide Giannella, curatore, Maria Paola Zedda, curatrice, assieme a Gianni Moretti, artista e docente, Diego Sileo, curatore PAC Milano, e alla stessa curatrice del premio.
L’opera di Beatrice Favaretto per il Premio Lydia
Favaretto si è aggiudicata il premio «Per la coerenza e la forza della ricerca proposta e per la volontà di sviluppare relazioni con i territori, a partire dal tema della sessualità e delle sue rappresentazioni nel mondo contemporaneo», si legge nelle motivazioni. «Rispetto ad argomenti ampi e complessi, l’artista circoscrive i suoi ambiti di lavoro alle questioni sollevate dall’erotismo, dalla pornografia, dalle pratiche politiche e di socializzazione del desiderio transfemministe e queer. In questa prospettiva, la sua pratica intercetta e colloca nel presente alcuni aspetti cruciali rispetto alla sessualità anticipati dal lavoro dell’artista Lydia Silvestri».
La proposta vincitrice del premio si intitola HDMW – Hold Me While I’m Naked e fa parte di una più ampia indagine iniziata nel 2019 sulla rappresentazione della sessualità e della pornografia nel contemporaneo. Pur utilizzando il video come medium principale, la ricerca di Beatrice Favaretto attraversa diversi linguaggi come editoria indipendente e fotografia d’archivio, ponendo particolare attenzione a tematiche legate alla caducità del corpo e all’esperienza della sessualità.
«Dopo aver attraversato i contesti berlinesi del postporno e aver analizzato le dinamiche del porno mainstream, dialogato con alcune delle comunità queer bolognesi e fiorentine e aver sperimentato il cinema Ambasciatori di Roma è nato il desiderio di voler unire tutte queste conoscenze, mettendole a confronto, attraverso un gioco di associazioni visive e testuali», ha spiegato l’artista. «HDMW sarà infatti un libro collettivo sulla rappresentazione sessuale che riunirà il pensiero passato e contemporaneo in una fusione di immagini erotiche, politiche e testimonianze intime. L’interesse principale per questo tipo di lavoro è la ricerca sul campo e lo studio legato alle immagini d’archivio in dialogo con le nuove generazioni attive nei territori».
Iniziato nel febbraio 2023 grazie alla residenza di ricerca Nuovo Forno del Pane del MAMbo di Bologna, il lavoro dell’artista proseguirà nei prossimi mesi, sostenuta dal Premio Lydia, durante i quali Milano diventerà l’area di ricerca privilegiata, in dialogo con comunità, associazioni e archivi locali.
Biografia di Beatrice Favaretto
Beatrice Favaretto è nata a Venezia,nel 1992. Nel 2015 si laurea presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia, nel 2018 ottiene una laurea specialistica in Nuove Tecnologie per l’arte – Cinema e Video Arte presso l’Accademia di Belle Arti di Brera. Pur utilizzando il video come medium principale, la sua ricerca attraversa diversi linguaggi come editoria indipendente e fotografia d’archivio, ponendo particolare attenzione a tematiche legate alla caducità del corpo e all’esperienza della sessualità. Dal 2019 la sua ricerca si focalizza sulla rappresentazione della sessualità e della pornografia nel contemporaneo e sull’utilizzo del corpo come strumento di attivismo privato e intimo.
Le sue mostre recenti includono: 2022, Nel paese delle ultime cose, a cura di Caterina Taurelli Salimbeni, NAM – Not a museum, Firenze; 2022, Poison Green, Gallerie di San Marco, Venezia; 2022, Premio Artists’ Film Italia Recovery Fund curato dallo Schermo Dell’Arte, GAMeC, Bergamo; 2021, CLAMOR, Sala Santa Rita, Roma; 2021, ArtCity Bologna, a cura di Caterina Molteni e Lorenzo Balbi, Cassero LGTBI+, Bologna; 2021, PRIME TIME, a cura di Adrienne Drake, Ilaria Gianni e Maria Alicata, Fondazione smART, Roma; 2019, Indistinti Confini, Cinema Giorgione, Venezia.
Nel 2021 è tra i finalisti della prima edizione delle BiennaleCollegeArte curata da Cecilia Alemani e Marta Papini; Nel 2020 ha vinto con The Pornographer il Premio Artists’ Film Italia Recovery Fund promosso dallo Schermo Dell’Arte; l’opera è entrata in collezione della GAMeC di Bergamo; ed è stata finalista al Ducato Prize2020.
I progetti di residenza includono: 2023, Nuovo Forno del Pane, Mambo, Bologna; 2022, SUPERBLAST2, Manifattura Tabacchi, Firenze; 2021\2022, Fondazione Bevilacqua La Masa, Venezia; 2019, CASTRO Projects, Roma.