Non è esattamente un editoriale quello con cui Giorgio Camuffo inaugura la rivista. Piuttosto, l’elenco del target group di Sugo. Per esempio, “mariti indaffarati, poeti allegri, direttori leccosi, designer con il pizzetto”. Il sommario è altrettanto spiazzante e fondamentale, visto che le immagini non hanno didascalie. In alternativa, c’è un indice in stile Xpress. Magari troppo trendy, ma ne vale la pena. Perché i nomi sono importanti, i progetti stimolanti e il formato degno di un bel catalogo.
Si comincia col portfolio di Charlie White, con una copertina in stile Ikea nudista e altri notevoli esempi uncanny: pingui adolescenti in messinscene barockitsch e agnelli feriti in souvenir montani che – come scrive Paola Bonini – “incrinano il codice”, secondo un barocco digitale che contraddistingue anche il lavoro di Jaime Hayon. Fra le numerose partecipazioni, restando in ambito fotografico, vanno citati i celebri lavori sui corpi muta(n)ti di Margot Quan Knight e il “fotoromanzo” Clawhammer and Claypoole di Elliott Earls. Dal punto di vista testuale, un’autentica rarità letteraria è rappresentata dalla breve nota che Alberto Savinio dedicò alla tipografia; interessanti anche le 11 domande che graphic designer provenienti da background molto diversi fra loro hanno rivolto a Steven Heller.
Sul fronte del design, il lavoro migliore è quello di Matali Crasset, ossia una piccionaia realizzata a Caudry nell’ambito del programma “Nuovi committenti”, importato in Italia dalla Fondazione Olivetti. Ma le due doppie pagine più intriganti sono realizzate da Olaf Nicolai, che ha manipolato con un software un testo del critico Mark Wigley. Sul fronte del fumetto si distingue il lavoro di Joshua Ray Stephens, mentre su quello della grafica digitale va segnalata l’elaborazione “sugo-based” di Ichiro Higashiizumi.
E ricordate di cercare una copia incellophanata, poiché qualcuno si aggira per le librerie a sgraffignare il progetto fotografico di Maira Kalman e Rick Meyerowitz, allegato in una piccola brochure. E infine, come una ghost track, un paio di sorprese sono riservate a chi, proseguendo oltre i testi in versione inglese, si accorgerà che alcune pagine sono impaginate al contrario.
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marco enrico giacomelli
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per chi fosse interessato, il secondo numero è previsto per dicembre
m.e.g.
si sentiva la mancanza di una rivista
così indispensabile