Da quale idea nasce la collana lo Zoo di Ooz? Per quale target di età è pensata e che ruolo copre all’interno della produzione Hablò?
Hablò è una casa editrice giovanissima, nata nel 2005. Dedica le sue attenzioni a libri per bambini, non usa-e-getta, ma che uniscano consapevolmente l’utile al dilettevole, per esempio con una collana tutta consacrata all’interculturalità. Lo Zoo di Ooz è la collana di albi illustrati Hablò rivolta all’età prescolare e ai primi anni della scuola primaria, dove ogni titolo ha per protagonista un animale diverso.
La scelta di parlare degli animali e dei loro vizi e virtù non è certo nuova. Quali le vostre peculiarità nell’affrontare questo “mondo”?
Come curatore e autore di tutti i testi della collana, ho cercato di caratterizzarla in modo da diversificarla dalle altre esistenti. Ho voluto che si trattasse di letture istruttive ma non noiose, nel tentativo di trasformare la realtà verso una narrazione anche leggermente fantastica, in bilico tra fiction e dato realistico. Un mio possibile modello ideale sono state le belle rubriche di divulgazione naturalistica che potevo leggere da bambino su periodici come il “Corriere dei Piccoli”, e che oggi i bambini purtroppo non hanno più a disposizione per poter imparare senza neanche accorgersene, con calma e divertendosi.
La scelta degli illustratori come avviene? E come entra l’Arte in questa produzione?
Lavorando da anni nei vari settori della comunicazione visiva, ho la fortuna di conoscere in modo approfondito il lavoro di molti produttori d’immagini, tra cui illustratori editoriali e pubblicitari, fumettisti, pittori, artisti di varia estrazione. Sono questi i partner che ho voluto coinvolgere nell’operazione, anche nel discreto desiderio di contribuire a “svecchiare” una situazione editoriale come quella nazionale, che troppo facilmente attinge sempre agli stessi nomi. Non illustratori specializzati nell’editoria per ragazzi, dunque, ma immaginatori in grado di portare diverse linfe nuove nell’albo illustrato.
La volontà di scegliere per ogni volume un artista diverso continuerà nel tempo?
La collana nasce all’insegna della libertà assoluta (degli animali, certo, ma anche dei lettori) e della sorpresa continua. Ogni albo deve tassativamente presentarsi diverso dal precedente e dal successivo, tanto nel look esteriore quanto anche nell’approccio testuale. Io sono convinto che la curiosità vada sempre stimolata, a partire dall’infanzia, proprio per abituare all’accettazione del molteplice e al confronto e all’analisi critica delle differenze. Una bella collana non può essere monocorde. I primi due titoli sono stati illustrati da due giovani pittori operanti a Milano, Massimo Caccia per Ruga&Tarta e Teresa Morelli per Miao Bau Bao Mau; i due successivi da un fumettista di fama come Giuseppe Palombo per Testingiù e da un maestro dell’illustrazione tout court come Paolo D’Altan per Un giorno da leone. I risultati sono già stati riconosciuti come originali e stimolanti. E le intenzioni sono di continuare a suscitare qualche stupore.
Anticipazioni sulle prossime uscite?
Gli altri quattro titoli del 2005 sono stati affidati per le immagini a un rinomato illustratore pubblicitario come Paolo Rui (Delfinalmente!), a un pittore raffinato come il faentino Cesare Reggiani (Il microelefante), a un grafico di vaglia come il palermitano Luigi Ricca (Coraggio, coniglio!) e ad un artista contemporaneo sempre sorprendente come il catanese Dario Arcidiacono (Formicolì formicolà). Gli otto titoli in programmazione per il 2006 pescheranno ancora nei campi dell’illustrazione per i periodici, della pittura giovane, del nuovo fumetto, insomma della bella immagine senza confini e definizioni precise. Invece di privilegiare il mio narcisismo autoriale inseguendo funambolismi di scrittura, preferisco di molto pensare a costruire un prodotto articolato, ricco, nuovo e sorprendente; per questo è essenziale la presenza di un coautore ogni volta diverso, che sia di stimolo all’inizio per me e poi per ogni piccolo lettore, e in seguito magari anche per l’editoria infantile italiana nel suo complesso.
intervista a cura di annalisa trasatti
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