Incontri, convegni e seminari, oltre a una collezione “sfogliabile” disposta come biblioteca aperta presso lo Ied di Roma – che ospita l’intera manifestazione – ma che è in cerca di stabili future collocazioni. A organizzare
Belvedere, festival internazionale di visual magazine, è Fefè magazine, proprietaria della collezione di riviste proposte a cui si aggiunge, solo per l’occasione, la collezione personale del direttore Luigi Vernieri.
Obiettivo dichiarato è aprire alla conoscenza di un settore dell’editoria poco sviluppato in Italia che, però, nasconde veri e propri tesori di creatività: un intreccio di arte, giornalismo, design e grafica, frutto di ricerche iconografiche e sociologiche, che ammicca alla pubblicità senza intenti commerciali e usa l’immagine come risorsa evocativa e informativa.
A darsi appuntamento a Roma sono alcune riviste internazionali quali Rojo da Barcellona, Lemon da Boston e l’olandese Eyemazine. La scelta di invitare i tre direttori è un’aperta dichiarazione d’intenti: non racchiudere il concetto di visual alla ristretta cerchia delle riviste puramente visive. Eyemazine è una rivista di fotografia contemporanea che lascia spazio a interviste con i protagonisti; Rojo è pura immagine; Lemon si dedica all’analisi e allo studio dell’iconografia del pop ’60 e ’70 con un criterio quasi scientifico che si traduce in immagine (foto)grafica.
Tre modi diversi di lavorare, che aprono il dibattito su cosa effettivamente sia un visual magazine e sulla direzione di un mercato che non può non soffrire delle altalenanti crisi dell’editoria.
Guardando con attenzione, il testo che si presumerebbe sacrificato in realtà è spesso presente; non solo immagini, quindi, ma una loro preponderanza che trasforma l’informazione in un messaggio visuale, a cui può affiancarsi la parola nei soli termini in cui a questo sia consona. In sostanza, si ribalta la “tradizionale” impostazione editoriale, trasformando il testo in elemento surrogatorio, privato della valenza di cardine del progetto editoriale. L’elemento visivo non è più illustrazione. Dunque, la definizione spesso rende difficile distinguere tra un prodotto editoriale e l’altro, tra un rivista dedicata alla fotografia e un visual magazine come Eyemazine.
In tal senso è interessante la dichiarazione di Kevin Grady e Colin Metcalf, direttori creativi di Lemon: “
Prima di tutto noi siamo artisti e questo è stato sempre il motivo che ci ha spinto a pubblicare, per vedere il nostro lavoro sui mass media e, allo stesso tempo, per incrementare la qualità del prodotto in edicola”. La discriminante sembrerebbe essere lo spirito artistico, se non fosse che il concetto di “arte” lascia aperta una vasta gamma di questioni. Prima fra tutte, il famoso ruolo della critica che, ad esempio, Luigi Vernieri dice in parte di disconoscere rispetto ai visual magazine. Riporta l’esempio di Urban Boots, un talento ignorato dalla critica specializzata in arte urbana, sostiene lui, e proposto da Fefè con un lavoro appositamente realizzato, come consuetudine, su uno dei numeri della rivista.
E d’altronde, cercando tra la collezione di Fefè, saltano all’occhio sorprese d’artista come Permanent Food di Paola Manfredini e
Maurizio Cattelan: una raccolta del meglio di altre riviste, un collage di articoli, immagini e abstract composti con il consueto humour del concettuale Maurizio nazionale. Un’operazione che non può non considerarsi parte di un più ampio percorso. Accanto a questa, altre scoperte, piccoli gioielli e operazioni che realmente incuriosiscono.
Come Stirato, freepress che è al contempo rivista e poster e che si getta sul libero mercato come “clandestino” da scovare fra le strade di Roma.
Una bella sfida, se si considerano le difficoltà del mercato editoriale e le discrasie culturali che vedono, da una parte, l’aumentare delle “figure” sulle riviste generaliste, e dall’altra la scarsa educazione all’immagine che restringe il target di riferimento dei visual magazine in Italia. Per lo più esclusi dalle edicole, sono sempre meno nelle librerie e molto più facilmente distribuiti nei bookshop museali.
Ma la situazione sembra diversa altrove. Kevin Grady e Colin Metcalf denunciano la scelta economica di trasformare i prodotti cartacei in siti web e sostengono che negli Stati Uniti “
i visual magazine ancora sopravvivono nelle edicole adottando standard di produzione e un approccio artistico alti”. E continuano: “
La gente ancora vuole comprare i visual magazine nella loro veste originale”.
Fare una previsione su quale possa essere il futuro di questo specifico settore dell’editoria in Italia è arduo. Un convegno ne affronterà il tema, ponendo a confronto critici d’arte, giornalisti e direttori di riviste. Di certo, la conoscenza generale del settore essendo scarsa, gli incontri sulla produzione internazionale in programma a Belvedere sono senz’altro un primo passo.