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pre[ss]view_libri Artista da rivista
pre[ss]view
Gli artisti realizzano opere d’arte. Fin qui ci siamo. Alcuni si dilettano pure coi libri. Altri ancora danno vita a periodici, magazine, journal. E c’è chi li colleziona, da mezzo secolo. Un libro ripercorre la collezione Aarons...
ha riflettuto anche Elio Grazioli, curando un ellittico libro il cui titolo
faceva il verso al capolavoro schopenhaueriano: Il collezionismo o il mondo
come voluttà e dissimulazione (A+M Bookstore,
Milano 2006).
Fra i collezionisti d’arte ve ne sono alcuni che hanno
concentrato il loro interesse (e talora la loro professione) sui libri
d’artista. Vengono in mente il già compianto Paolo Consolandi, che a questo tipo
di “prodotti” ha dedicato un’attenzione particolare – oltre 130 pezzi si
potevano vedere al Palazzo Reale di Milano – nell’ambito della sua enorme
collezione; e senz’altro Giorgio Maffei, il quale è un esperto in materia e ha
al suo attivo diverso libri in merito. In particolare fa qui gioco segnalare un
volume del 2005, dedicato a un tema affine. Il titolo è Riviste d’arte
d’avanguardia (Sylvestre Bonnard, Milano).
Ovviamente in gran parte dei casi gli artisti sono
l’”oggetto” dell’attenzione di tali periodici, ma esiste una nicchia che nasce
dall’intersezione fra gli insiemi “libro d’artista” e “rivista d’avanguardia”.
Ora, se vi state ponendo la domanda circa l’esistenza di un collezionista
appassionato di questo genere di oggetti, la risposta è ovvia: certo che esiste
una figura siffatta. Anzi, ve ne saranno indubbiamente più d’una, ma – grazie
al libro pubblicato dalla newyorchese PPP in collaborazione con la svizzera
JRP|Ringier – ci si può agevolmente concentrare su Philip E. Aarons.Andrew Roth, che ha curato insieme ad Aarons il libro di
cui parliamo, lo definisce a buon diritto un “thinking collector”. A rigore, per esser definito
tale un collezionista dovrebbe necessariamente pensare, e in un secondo tempo
farsi cogliere dalla passione. Ma ben sappiamo che spesso non è così. Perciò
merita attenzione questa raccolta di Serial Publications by Artists Since
1955. Perché in
primo luogo si tratta di una selezione accurata, curiosa e che incuriosisce, e
che probabilmente farà conoscere a ogni lettore almeno un “magazine” di cui
ignorava l’esistenza. E il libro non lascia certo a bocca asciutta, anzi appena
umettata, chi s’imbatte in una pubblicazione a lui sconosciuta. A ognuna di
esse è infatti dedicato ampio spazio, con un testo introduttivo, parecchie
immagini e una scheda dettagliata per ognuna delle uscite del magazine.
Un esempio: se vi intriga Semina, ideato e prodotto da Wallace
Berman dal 1955
al 1964, per un totale di nove uscite, potrete apprezzare a fondo la radicalità
del progetto. E mettiamo che vi stuzzichi la curiosità proprio il #5, uscito
nell’inverno del 1959: grazie alla cura con cui è confezionato il libro,
saprete che si tratta della Mexico Issue, che è stata stampata a San Francisco in 350
copie, che è de-strutturata in fogli liberi di carta realizzata a mano di vari
formati e tipologie e che contiene, fra gli altri, un contributo di Sor Juana
Inés de la Cruz.
E se dalle nostre parti quasi tutti sanno che Maurizio
Cattelan, insieme
a Paola Manfrin, ha fondato un magazine “virale” chiamato Permanent Food – “drawing its substance from
images conscripted from an international stockpile of other magazines” -, sinora giunto al #15 (che
risale però al 2007, quindi chissà se mai si vedrà il successivo), il numero di
coloro che ignorano l’avventura di Mèla dev’essere sicuramente superiore. Ed è un peccato,
poiché si trattava di un bel progetto di Maurizio Nannucci (intervistato, guarda caso, nel
libro di Grazioli citato all’inizio) durato dal 1976 al 1981. Cinque numeri per
i cinque colori primari, a partire da quel nero richiamato dal termine greco
della testata. Cinque uscite di altissimo profilo, basate su una linea
editoriale assolutamente libera: unico limite, gli intellettuali a cui Nannucci
chiedeva il contributo, e la data ultima di consegna. Così son giunte su quelle
pagine gli statement di personaggi del calibro di John Cage e Nam June Paik.
Son queste solo tre piccole storie, tre sparuti esempi.
Nel libro se ne troveranno molti altri. Chiuso il volume, se la passione si
sarà scatenata, vi saranno diverse opzioni. E mentre alcuni andranno in cerca
del tal numero della tal rivista, qualcun altro si attiverà per capire se
esistono ancora artisti, magari giovani, che si impegnano in imprese simili. La
risposta è affermativa. E da anni ne diamo notizia proprio su questa pagina di Exibart.onpaper.
marco enrico giacomelli
*articolo pubblicato su
Exibart.onpaper n. 67. Te l’eri perso? Abbonati!
Philip E. Aarons & Andrew
Roth (eds.) – In Numbers. Seriale Publications by Artists Since 1955
PPP Editions-JRP|Ringier, New
York-Zürich 2010
Pagg. 440, $ 90 / CHF 98
ISBN 9780971548077 / 9783037640852
Info: www.andrewroth.com / www.jrp-ringier.com
[exibart]