Le commistioni fra “arte” e “cinema” sono ormai all’ordine del giorno. A testimoniare di una tendenza alla decompartimentazione che si esplicita con naturalezza in questo caso e che, com’è ovvio che sia, può avere esiti alterni. I confini comunque sono sempre più porosi e può capitare di vedere Matthew Barney alla Mostra veneziana oppure pellicole che appartengono “di diritto” alla settima arte in gallerie e musei (si pensi, fra i moltissimi esempi, a certe prove di Shirin Neshat, che a Venezia, ma in Biennale, aveva vinto il Leone d’Oro nel 1999). Negli ultimi tempi ne hanno scritto in molti, per esempio Luca Beatrice, il cui ultimo libro ha un titolo assai eloquente, Era fiction. Nuove contaminazioni tra arte contemporanea e cinema.
In questo scenario, ma certamente a partire dalla presunta sponda opposta, si muove “Diciottononi”, rivista romana nata nel 2004. Si dirà: un’altra rivista di cinema? Il mercato non è saturo? In un’intervista, l’ideatore editoriale Eugenio Masciari aveva sottolineato almeno due aspetti che avrebbero contraddistinto l’avventura del neonato periodico. Innanzitutto la stretta connessione fra cinema e cronaca; o, meglio, guardare al cinema per pensare il presente. Così, quando dall’Iraq arrivavano immagini terribili, nacque l’idea di esordire con un numero dedicato alla decapitazione. Scelta coraggiosa (ma non isolata: ricordate il vedodoppio pubblicato da Exibart.onpaper?), che porta direttamente al secondo aspetto sottolineato da Masciari. Se le citazioni d’obbligo vanno a Fellini, Kurosawa, Monicelli, Bergman, Rohmer, Kitano e Tarantino, ciò che qui ci interessa è l’iconografia caravaggesca, in particolare l’episodio biblico di Davide e Golia. “Ma che c’entra Caravaggio con il cinema? C’entra, c’entra eccome, oltre all’ovvia scrittura immaginifica della pittura, la maggior parte dei
Aldilà delle legittime aspirazioni, in quest’ottica il legame può riguardare gli aspetti più vari della produzione cinematografica ed artistica. E non è un caso che la coordinatrice di redazione Rosalba Soresi, con la quale abbiamo scambiato qualche battuta negli stessi mesi, sintetizzi la linea editoriale di Diociottononi con le parole “cultura cinematografica” e ne identifichi il target fra chi, oltre ai cosiddetti addetti ai lavori, “non vuole sapere chi ha vinto l’Oscar e cosa danno nelle sale”.
In conclusione, ricordiamo che la rivista, il cui sito è ancora in costruzione, organizza anche concorsi per cortometraggi a tema. Perché appunto, ogni numero si concentra su un argomento, dalla citata decapitazione alla più recente “famigliassassina”, che reca in copertina l’immancabile Jack Nicholson portiere d’albergo. L’unica nota stonata concerne la distribuzione, trovarla è un’impresa.
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marco enrico giacomelli
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