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25
giugno 2009
pre[ss]view_riviste Turps Banana
pre[ss]view
Metti due pittori britannici che concepiscono un progetto comune. Metti che si tratti d’una rivista. Dove a parlare di oli e pennelli siano gli stessi artisti. E magari qualche critico. Ma sia giovane e possibilmente poco inserito...
Non si può dire che la crew della rivista londinese pecchi in chiarezza, visto che la prima frase della presentazione recita: “Turps Banana is a painting magazine”. A ben vedere e leggere, però, l’ambiguità c’è eccome. Saranno pagine dedicate esclusivamente alla pittura nel senso che ci sono saggi, interviste e recensioni oppure è una sorta di catalogo in progress di opere realizzate da pittori?
La risposta sta ovviamente nel mezzo. Certo, di pittura si parla, e pure la si mostra. Non solo: è proprio la rivista stessa a esser costituita da pittori. Con l’obiettivo di diventare una sorta di “forum for the ideas and views of painters”. E ciò significa che non esiste, almeno in linea di principio, una “linea” editoriale, una tesi forte che dà l’impronta generale ad articoli e saggi. Che sono scritti non da “critics or professional art writers, but practitioners”. Insomma, la freschezza innanzitutto.
A portare avanti il progetto in veste di editor sono Marcus Harvey e Peter Jones, due pittori – manco a dirlo – che operano nella capitale britannica. E che sono ormai giunti a pubblicare il sesto volume della serie, che contiene inevitabilmente un resoconto dell’attività espositiva legata alla rivista. Sì, perché la coppia non si limita a editare il magazine, ma ha pure portato alle pareti il progetto. A ospitarlo la Galleria Marabini, nella sua storica sede di Bologna e nella project room milanese.
Tornando alle colorate carte, quel che si può incontrare è per esempio una lunga chiacchierata con Damien Hirst, realizzata nel novembre del 2004 nello studio londinese dell’artistar. Chiacchierata è il termine corretto, poiché va sempre tenuto a mente che il concept della rivista è esattamente questo: si parla fra colleghi di ciò che accomuna l’uno all’altro. E il lettore diventa una sorta di voyeur, se è un “addetto ai lavori”, un complice se si diletta anch’egli con tele e pennelli. Tornando a Hirst, s’incappa così in giudizi formulati nella maniera seguente: “If you’ve ever seen a few paintings by Goya, you’d want to slit your throat if you started to make paintings like Tuymans”.
Tutto questo accadeva sul #1, dove già qualche sentore d’Italia si poteva annusare. E proveniva proprio da uno dei due direttori, Peter Jones, che in Painting Pictures discettava a proposito dei dipinti di Merlin James, e in particolare dell’Alinari project. Lo stesso Jones, per intenderci sulla concezione del progetto, era rappresentato su quel numero – e sui seguenti, va da sé – con la riproduzione di opere sue. Conflitto d’interessi? Nient’affatto, una volta entrati nell’ottica del progetto stesso.
Formula intrigante, dunque, che permette di rinvenire tracce quasi sepolte e altrettanto stimolanti. Non risponde affatto all’immaginario consueto, per fare un esempio, il Cartoon dei Chapman Brothers che compare sul #5 a doppia pagina. Una bicromia senza palesi tracce di erotismo o violenza, eseguita con una tecnica ricercata e – se non si trattasse dei terribili fratelli – addirittura definibile come “sognante”. Al confronto paiono assai più impattanti gli oli su tela di Ansel Krut, fra i protagonisti delle mostre da Marabini con pungenti lavori come Napoleon on Elba o Head with Bottles (entrambi del 2007), caratterizzati da un tratto spesso e definito, che riecheggia per certi versi le illustrazioni satiriche d’un secolo fa.
Sorprese piuttosto interessanti, dunque, per l’occhio che legge pitture o parole. Perché fra queste ultime si trovano altre curiosità degne di nota, come un breve articolo sul #4 firmato da Chantal Joffe e concernente un documentario su Alice Neel, oppure i tributi di Wayne Thiebaud a Giorgio Morandi e di Merlin James al franco-russo Serge Charchoune sul #3.
Si badi però: non si tratta di un’antologia di statement. O, meglio, non si tratta solo di questo, ma del tentativo – per ora piuttosto ben riuscito – di far dialogare la propria poetica, se ancora si può dire, con quella dei “colleghi”. Il tutto sotto gli occhi del pubblico, in maniera trasparente.
Iniziative del genere in Italia esistevano e sono scomparse. Arretratezza della Gran Bretagna o cieli poco tersi nella Penisola? Son punti di vista…
La risposta sta ovviamente nel mezzo. Certo, di pittura si parla, e pure la si mostra. Non solo: è proprio la rivista stessa a esser costituita da pittori. Con l’obiettivo di diventare una sorta di “forum for the ideas and views of painters”. E ciò significa che non esiste, almeno in linea di principio, una “linea” editoriale, una tesi forte che dà l’impronta generale ad articoli e saggi. Che sono scritti non da “critics or professional art writers, but practitioners”. Insomma, la freschezza innanzitutto.
A portare avanti il progetto in veste di editor sono Marcus Harvey e Peter Jones, due pittori – manco a dirlo – che operano nella capitale britannica. E che sono ormai giunti a pubblicare il sesto volume della serie, che contiene inevitabilmente un resoconto dell’attività espositiva legata alla rivista. Sì, perché la coppia non si limita a editare il magazine, ma ha pure portato alle pareti il progetto. A ospitarlo la Galleria Marabini, nella sua storica sede di Bologna e nella project room milanese.
Tornando alle colorate carte, quel che si può incontrare è per esempio una lunga chiacchierata con Damien Hirst, realizzata nel novembre del 2004 nello studio londinese dell’artistar. Chiacchierata è il termine corretto, poiché va sempre tenuto a mente che il concept della rivista è esattamente questo: si parla fra colleghi di ciò che accomuna l’uno all’altro. E il lettore diventa una sorta di voyeur, se è un “addetto ai lavori”, un complice se si diletta anch’egli con tele e pennelli. Tornando a Hirst, s’incappa così in giudizi formulati nella maniera seguente: “If you’ve ever seen a few paintings by Goya, you’d want to slit your throat if you started to make paintings like Tuymans”.
Tutto questo accadeva sul #1, dove già qualche sentore d’Italia si poteva annusare. E proveniva proprio da uno dei due direttori, Peter Jones, che in Painting Pictures discettava a proposito dei dipinti di Merlin James, e in particolare dell’Alinari project. Lo stesso Jones, per intenderci sulla concezione del progetto, era rappresentato su quel numero – e sui seguenti, va da sé – con la riproduzione di opere sue. Conflitto d’interessi? Nient’affatto, una volta entrati nell’ottica del progetto stesso.
Formula intrigante, dunque, che permette di rinvenire tracce quasi sepolte e altrettanto stimolanti. Non risponde affatto all’immaginario consueto, per fare un esempio, il Cartoon dei Chapman Brothers che compare sul #5 a doppia pagina. Una bicromia senza palesi tracce di erotismo o violenza, eseguita con una tecnica ricercata e – se non si trattasse dei terribili fratelli – addirittura definibile come “sognante”. Al confronto paiono assai più impattanti gli oli su tela di Ansel Krut, fra i protagonisti delle mostre da Marabini con pungenti lavori come Napoleon on Elba o Head with Bottles (entrambi del 2007), caratterizzati da un tratto spesso e definito, che riecheggia per certi versi le illustrazioni satiriche d’un secolo fa.
Sorprese piuttosto interessanti, dunque, per l’occhio che legge pitture o parole. Perché fra queste ultime si trovano altre curiosità degne di nota, come un breve articolo sul #4 firmato da Chantal Joffe e concernente un documentario su Alice Neel, oppure i tributi di Wayne Thiebaud a Giorgio Morandi e di Merlin James al franco-russo Serge Charchoune sul #3.
Si badi però: non si tratta di un’antologia di statement. O, meglio, non si tratta solo di questo, ma del tentativo – per ora piuttosto ben riuscito – di far dialogare la propria poetica, se ancora si può dire, con quella dei “colleghi”. Il tutto sotto gli occhi del pubblico, in maniera trasparente.
Iniziative del genere in Italia esistevano e sono scomparse. Arretratezza della Gran Bretagna o cieli poco tersi nella Penisola? Son punti di vista…
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Turps Banana da Marabini
marco enrico giacomelli
*articolo pubblicato su Exibart.onpaper n. 57. Te l’eri perso? Abbonati!
Turps Banana
Semestrale
Colophon: Marcus Harvey & Peter Jones (editors)
Info: 45 Coronet Street – N1 6HD London; www.turpsbanana.com
[exibart]