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Francesca Calvaresi – Citofonare CG. Ritratti di artisti in un interno.
Il progetto è composto da un insieme di fotografie Polaroid scattate con due vecchie macchine fotografiche, utilizzando pellicola Impossible. Le immagini sono tutte state realizzate da Francesca Calvaresi all’interno della sua abitazione nel centro di Bologna.
Comunicato stampa
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SPAZIO LABO' E HOME MOVIES PRESENTANO LA MOSTRA:
Citofonare CG.
Ritratti di artisti in un interno
Fotografie di Francesca Calvaresi
A cura di Antonio Grulli
29 ottobre – 22 novembre 2016
inaugurazione:
sabato 29 ottobre 2016, ore 18:00
ingresso libero
Strada Maggiore 29, Bologna
Sabato 29 ottobre 2016, dalle ore 18, inaugura a Spazio Labo’, in Strada Maggiore 29 a Bologna, la mostra “Citofonare CG”, di Francesca Calvaresi e a cura di Antonio Grulli, pensata per Archivio Aperto 2016, nova edizione della manifestazione “vetrina” delle attività di Home Movies - Archivio Nazionale del Film di Famiglia.
Citofonare CG. Ritratti di artisti in un interno
Il progetto è composto da un insieme di fotografie Polaroid scattate con due vecchie macchine fotografiche, utilizzando pellicola Impossible. Le immagini sono tutte state realizzate da Francesca Calvaresi all'interno della sua abitazione nel centro di Bologna. Le prime risalgono al momento del suo trasferimento nella nuova casa a fine 2010, ma il progetto è ancora in progress. La casa è il primo dei limiti che caratterizza il corpus di fotografie, essendo state scattate esclusivamente in queste stanze e solamente a persone con cui esiste un legame di affetto e amicizia. L'idea di presentarle in un contesto pubblico e di realizzare una pubblicazione nasce dal fatto che buona parte dei soggetti ritratti in queste foto sono personalità attive della comunità artistica e del mondo della cultura italiana di questi ultimi anni, visto che la casa in questione è anche il luogo dove io vivo e lavoro. Ci siamo così accorti dopo alcuni anni, in cui il tutto era vissuto come una necessità privata, che si era costituito uno spaccato del mondo della cultura di oggi che poteva essere interessante non solo per noi ma anche per un pubblico più vasto. Purtroppo negli ultimi anni mi sembra si sia persa l'abitudine di alcuni fotografi, ancora forte fino agli anni ottanta, di farsi compagni di strada dei colleghi artisti e di documentare la loro vita. La nostra generazione rischia di lasciare molto poco al futuro di quella vita all'interno della quale vengono prodotte le opere d'arte, e di quei legami comunitari, veri, reali e fisici che sono la condizione unica per poter generare lavori dotati di senso e non semplici istanze individuali. Per il mio lavoro di critico d'arte e curatore queste fotografie assumono anche un senso maggiore perché la mia pratica lavorativa è incentrata con forza, a differenza di molti miei colleghi, su legami profondi e su una certa continuità nelle collaborazioni, tentando di basare tutto quello che faccio proprio su un concetto di comunità, di una rete di sodalizi forti e quanto più duraturi, come se ogni progetto emergesse all'interno di un gruppo solido e rodato. Oltre a questi aspetti concettuali, alla sovrapposizione della camera fotografica a quella di una casa, alla coincidenza con il mio lavoro di critico, molte delle fotografie riescono a possedere un alto valore estetico e ritrattistico, essendo in grado di cogliere dettagli caratteriali salienti delle persone che hanno fatto da soggetto. Mi sembra anche questo un aspetto intrigante, capace di sollevare domande su un genere, quello del ritratto, che negli ultimi decenni in Italia è stato quasi del tutto trascurato dagli artisti.
Antonio Grulli
Vera, vera fotografia*
Non si è mai belli nelle istantanee di Francesca, non si ha mai il tempo nè la coscienza di farsi ritrarre di nuovo per “apparire meglio”. Nelle fotografie di Francesca sei te stesso, nelle accezioni più belle e più brutte. Dal momento in cui Francesca decide di fare uno scatto, inizia un rito: la verifica di avere fogli a sviluppo istantaneo, la scelta del luogo in cui ci si vuole far fotografare, la ricerca di spontaneità o di finzione davanti al mezzo da parte del soggetto, l’esecuzione, l’attesa. Ci si mette di tutto tra te e Francesca dal momento in cui lei prende in mano la macchina fotografica, controlla di avere ancora qualche foglio nel caricatore, tu decidi se rimanere lì dove sei, in casa sua e di Antonio, oppure di scegliere l’angolo della casa che in cui potresti sentirti più a tuo agio (o anche a disagio), il fondale decorato con l’opera di un tuo amico o di uno che non conosci. Dopo
qualche secondo senti un ronzio e uno sputo meccanico mette fuori una lastra impressionata. Poi Francesca ti dice di aspettare, guarda il suo orologio da polso e tu attendi, mentre Antonio ti chiede se vuoi qualcosa da bere e subito dopo dice che il frigo è vuoto. Si crea un’attesa che mantiene qualcosa di magico che è alla base della fotografia chimica. L’immagine si rivela piano piano e tu sai che questa volta non puoi cancellare nessun file. Al massimo la butti via, ma per distruggerla dovresti bruciarla ed essere sicuro che non esista più nemmeno un angolo di quella immagine. Invece sai benissimo che la terrai e che ti ci affezionerai e che la ricorderai per molti anni perché è stata ripresa da una persona che conosci e che hai avuto di fronte e perché è stata creata dall’intera abitazione e non solo da una camera polaroid! Le immagini istantanee
di Francesca sottostanno a delle regole ben precise decise dall'autrice: si effettuano solo con una Polaroid, solo se si crea la situazione giusta e se c’è qualche scatto a disposizione nella macchina o in un cassetto della casa e soprattutto solo se si è in casa!
Questa piccola mostra è un gesto collettivo che moltiplica una sessantina di volte i piccoli gesti privati che Francesca fa dall’inizio alla fine del suo rito e che portano all’esecuzione di ogni singolo scatto. Francesca non ha nessuna velleità di chiamarsi fotografa, artista o altro, ma ha la nobile vocazione di una tesoriera del tempo e di una generatrice di un archivio che diverrà sempre più
utile per capire quello che siamo oggi.
Giuseppe De Mattia
* parodia del timbro “vera fotografia” che attesta l’originalità delle stampe analogiche di Gianni Berengo Gardin
Francesca Calvaresi è nata nelle Marche nel 1980. Vive a Bologna. Avvocato di formazione, si tiene alla larga dal Foro e si dedica al lavoro di project manager.
Antonio Grulli è nato a La Spezia nel 1979. Vive a Bologna. E’ un critico d'arte e curatore indipendente.
Home Movies ha creato e gestisce l’Archivio Nazionale del Film di Famiglia, un archivio storico la cui missione è salvare le memorie filmiche private: le pellicole 9,5mm Pathé Baby, 16mm, 8mm e Super 8 girate in famiglia ma non soltanto tra gli anni ’20 e ’80 del secolo scorso. Col tempo il raggio d’interesse e azione di Home Movies si è allargato, includendo nell’attività di recupero anche gli archivi audiovisivi in possesso di soggetti diversi come imprese, scuole, parrocchie, associazioni, artisti. L’Archivio è la prima struttura italiana dedicata al recupero, alla conservazione e alla valorizzazione del cinema privato, e l’unica organizzazione in Italia che svolge la sua attività di raccolta delle pellicole su tutto il territorio nazionale e garantisce la conservazione dei documenti audiovisivi originali.
Spazio Labo’ | centro di fotografia viene fondato a Bologna da Roberto Alfano e Laura De Marco nel 2010, diventando immediatamente una delle realtà indipendenti più interessanti del panorama italiano. Oltre alla scuola di fotografia, Spazio Labo’ organizza regolarmente mostre, eventi e workshop di respiro nazionale e internazionale. Alle attività della sede bolognese si aggiunge il progetto di formazione “Photography Workshop in New York”, giunto oggi alla sua ottava edizione.
Citofonare CG.
Ritratti di artisti in un interno
Fotografie di Francesca Calvaresi
A cura di Antonio Grulli
29 ottobre – 22 novembre 2016
inaugurazione:
sabato 29 ottobre 2016, ore 18:00
ingresso libero
Strada Maggiore 29, Bologna
Sabato 29 ottobre 2016, dalle ore 18, inaugura a Spazio Labo’, in Strada Maggiore 29 a Bologna, la mostra “Citofonare CG”, di Francesca Calvaresi e a cura di Antonio Grulli, pensata per Archivio Aperto 2016, nova edizione della manifestazione “vetrina” delle attività di Home Movies - Archivio Nazionale del Film di Famiglia.
Citofonare CG. Ritratti di artisti in un interno
Il progetto è composto da un insieme di fotografie Polaroid scattate con due vecchie macchine fotografiche, utilizzando pellicola Impossible. Le immagini sono tutte state realizzate da Francesca Calvaresi all'interno della sua abitazione nel centro di Bologna. Le prime risalgono al momento del suo trasferimento nella nuova casa a fine 2010, ma il progetto è ancora in progress. La casa è il primo dei limiti che caratterizza il corpus di fotografie, essendo state scattate esclusivamente in queste stanze e solamente a persone con cui esiste un legame di affetto e amicizia. L'idea di presentarle in un contesto pubblico e di realizzare una pubblicazione nasce dal fatto che buona parte dei soggetti ritratti in queste foto sono personalità attive della comunità artistica e del mondo della cultura italiana di questi ultimi anni, visto che la casa in questione è anche il luogo dove io vivo e lavoro. Ci siamo così accorti dopo alcuni anni, in cui il tutto era vissuto come una necessità privata, che si era costituito uno spaccato del mondo della cultura di oggi che poteva essere interessante non solo per noi ma anche per un pubblico più vasto. Purtroppo negli ultimi anni mi sembra si sia persa l'abitudine di alcuni fotografi, ancora forte fino agli anni ottanta, di farsi compagni di strada dei colleghi artisti e di documentare la loro vita. La nostra generazione rischia di lasciare molto poco al futuro di quella vita all'interno della quale vengono prodotte le opere d'arte, e di quei legami comunitari, veri, reali e fisici che sono la condizione unica per poter generare lavori dotati di senso e non semplici istanze individuali. Per il mio lavoro di critico d'arte e curatore queste fotografie assumono anche un senso maggiore perché la mia pratica lavorativa è incentrata con forza, a differenza di molti miei colleghi, su legami profondi e su una certa continuità nelle collaborazioni, tentando di basare tutto quello che faccio proprio su un concetto di comunità, di una rete di sodalizi forti e quanto più duraturi, come se ogni progetto emergesse all'interno di un gruppo solido e rodato. Oltre a questi aspetti concettuali, alla sovrapposizione della camera fotografica a quella di una casa, alla coincidenza con il mio lavoro di critico, molte delle fotografie riescono a possedere un alto valore estetico e ritrattistico, essendo in grado di cogliere dettagli caratteriali salienti delle persone che hanno fatto da soggetto. Mi sembra anche questo un aspetto intrigante, capace di sollevare domande su un genere, quello del ritratto, che negli ultimi decenni in Italia è stato quasi del tutto trascurato dagli artisti.
Antonio Grulli
Vera, vera fotografia*
Non si è mai belli nelle istantanee di Francesca, non si ha mai il tempo nè la coscienza di farsi ritrarre di nuovo per “apparire meglio”. Nelle fotografie di Francesca sei te stesso, nelle accezioni più belle e più brutte. Dal momento in cui Francesca decide di fare uno scatto, inizia un rito: la verifica di avere fogli a sviluppo istantaneo, la scelta del luogo in cui ci si vuole far fotografare, la ricerca di spontaneità o di finzione davanti al mezzo da parte del soggetto, l’esecuzione, l’attesa. Ci si mette di tutto tra te e Francesca dal momento in cui lei prende in mano la macchina fotografica, controlla di avere ancora qualche foglio nel caricatore, tu decidi se rimanere lì dove sei, in casa sua e di Antonio, oppure di scegliere l’angolo della casa che in cui potresti sentirti più a tuo agio (o anche a disagio), il fondale decorato con l’opera di un tuo amico o di uno che non conosci. Dopo
qualche secondo senti un ronzio e uno sputo meccanico mette fuori una lastra impressionata. Poi Francesca ti dice di aspettare, guarda il suo orologio da polso e tu attendi, mentre Antonio ti chiede se vuoi qualcosa da bere e subito dopo dice che il frigo è vuoto. Si crea un’attesa che mantiene qualcosa di magico che è alla base della fotografia chimica. L’immagine si rivela piano piano e tu sai che questa volta non puoi cancellare nessun file. Al massimo la butti via, ma per distruggerla dovresti bruciarla ed essere sicuro che non esista più nemmeno un angolo di quella immagine. Invece sai benissimo che la terrai e che ti ci affezionerai e che la ricorderai per molti anni perché è stata ripresa da una persona che conosci e che hai avuto di fronte e perché è stata creata dall’intera abitazione e non solo da una camera polaroid! Le immagini istantanee
di Francesca sottostanno a delle regole ben precise decise dall'autrice: si effettuano solo con una Polaroid, solo se si crea la situazione giusta e se c’è qualche scatto a disposizione nella macchina o in un cassetto della casa e soprattutto solo se si è in casa!
Questa piccola mostra è un gesto collettivo che moltiplica una sessantina di volte i piccoli gesti privati che Francesca fa dall’inizio alla fine del suo rito e che portano all’esecuzione di ogni singolo scatto. Francesca non ha nessuna velleità di chiamarsi fotografa, artista o altro, ma ha la nobile vocazione di una tesoriera del tempo e di una generatrice di un archivio che diverrà sempre più
utile per capire quello che siamo oggi.
Giuseppe De Mattia
* parodia del timbro “vera fotografia” che attesta l’originalità delle stampe analogiche di Gianni Berengo Gardin
Francesca Calvaresi è nata nelle Marche nel 1980. Vive a Bologna. Avvocato di formazione, si tiene alla larga dal Foro e si dedica al lavoro di project manager.
Antonio Grulli è nato a La Spezia nel 1979. Vive a Bologna. E’ un critico d'arte e curatore indipendente.
Home Movies ha creato e gestisce l’Archivio Nazionale del Film di Famiglia, un archivio storico la cui missione è salvare le memorie filmiche private: le pellicole 9,5mm Pathé Baby, 16mm, 8mm e Super 8 girate in famiglia ma non soltanto tra gli anni ’20 e ’80 del secolo scorso. Col tempo il raggio d’interesse e azione di Home Movies si è allargato, includendo nell’attività di recupero anche gli archivi audiovisivi in possesso di soggetti diversi come imprese, scuole, parrocchie, associazioni, artisti. L’Archivio è la prima struttura italiana dedicata al recupero, alla conservazione e alla valorizzazione del cinema privato, e l’unica organizzazione in Italia che svolge la sua attività di raccolta delle pellicole su tutto il territorio nazionale e garantisce la conservazione dei documenti audiovisivi originali.
Spazio Labo’ | centro di fotografia viene fondato a Bologna da Roberto Alfano e Laura De Marco nel 2010, diventando immediatamente una delle realtà indipendenti più interessanti del panorama italiano. Oltre alla scuola di fotografia, Spazio Labo’ organizza regolarmente mostre, eventi e workshop di respiro nazionale e internazionale. Alle attività della sede bolognese si aggiunge il progetto di formazione “Photography Workshop in New York”, giunto oggi alla sua ottava edizione.
29
ottobre 2016
Francesca Calvaresi – Citofonare CG. Ritratti di artisti in un interno.
Dal 29 ottobre al 22 novembre 2016
fotografia
Location
SPAZIO LABO’
Bologna, Strada Maggiore, 29, (Bologna)
Bologna, Strada Maggiore, 29, (Bologna)
Orario di apertura
dal 30 ottobre al 22 novembre 2016:
domenica 30 ore 14-18;
lunedì 31 ore 14-20;
chiuso martedì 1.
dal 2 al 22 novembre:martedì-venerdì 10.30-13 / 18-19.30
Vernissage
29 Ottobre 2016, 18:00
Autore
Curatore