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Una lunga storia che, dal 1872, arriva a oggi, tra grandi personaggi ed eventi memorabili, da raccontare sul filo della pietra. Per celebrare i 150 anni dalla sua fondazione, il Museo Revoltella di Trieste presenterà una nuova e articolata mostra, incentrata sul patrimonio di scultura custodito in quella che, fu la dimora dove il barone Pasquale Revoltella visse fino alla sua morte, avvenuta nel 1869. E fu proprio per la volontà di quest’ultimo, imprenditore ed economista, tra i personaggi più in vista della Trieste Imperiale – fu tra i primi azionisti delle Assicurazioni Generali e tra i principali fautori dell’apertura del Canale di Suez – che la casa diventò museo. Nel testamento, Revoltella dispose infatti di lasciare alla città il suo palazzo e la sua vasta collezione d’arte, facendo diventare il Museo Revoltella la prima Galleria d’arte moderna istituita in Italia, nel 1872.
Se già alla fine dell’Ottocento la collezione comprendeva artisti del calibro di Francesco Hayez, Domenico Morelli, Giacomo Favretto, Luigi Nono e Filippo Palizzi, nel corso del XX secolo entrarono a far parte della raccolta del Museo i nomi più significativi del Novecento italiano, come Felice Casorati, Mario Sironi, Carlo Carrà, Giorgio Morandi, Giorgio De Chirico, Giacomo Manzù, Marino Marini, Lucio Fontana e Alberto Burri, per un patrimonio di oltre 200 opere che raccontano il cruciale passaggio dell’arte a cavallo tra i Secoli.
Marmo, pietra, bronzo, terracotta, cera, ceramica, legno e tessuto sono i materiali, trasformati in opere d’arte, esposti nella mostra “La scultura nelle raccolte del Museo Revoltella”, che si estende temporalmente dal Primo Ottocento fino al 2003: dal bozzetto in gesso di Antonio Canova per la statua colossale di Napoleone nelle vesti di Marte pacificatore, all’assemblaggio intitolato Histoires de Boites à Lettres n. 12 – Le Carnaval d’Ensor, opera di Daniel Spoerri, fra i fondatori del Nouveau Réalisme.
Il percorso espositivo, che si snoda attraverso tutti i sei piani del Museo, si articola in sei nuclei tematici. La “Dea Roma” (1950), monumentale statua in gesso di Attilio Selva, restaurata per l’occasione e presentata al pubblico per la prima volta, apre la mostra all’ingresso del Museo. Si prosegue quindi con il Classicismo del Primo Ottocento, con opere di Canova, Houdon e Bartolini. E poi, Pietro Magni e gli scultori di palazzo; la scultura di Marcello Mascherini, con 15 opere realizzate dagli anni Venti ai Cinquanta; le acquisizioni del Revoltella dalla sua istituzione al Primo Dopoguerra; il Novecento, con opere dal Secondo Dopoguerra fino all’arte informale di Arnaldo Pomodoro.
A impreziosire l’allestimento anche alcune novità e inediti: la raccolta di bronzetti e altre opere di scultori regionali e nazionali, degli anni Quaranta e Cinquanta, da tempo non esposte al pubblico; e le sculture di più recente realizzazione, dagli anni Ottanta fino ai primi del Duemila, con la presentazione della recente donazione di un’opera rappresentativa della Fiber Art o Soft Sculpture dell’artista triestina Lydia Predominato.
A corredo della mostra, la pubblicazione del catalogo scientifico della collezione. Un volume, a cura di Susanna Gregorat e Barbara Coslovich, che raccoglie 200 schede di approfondimento di altrettante sculture e documenta una delle sezioni di maggiore valore e consistenza dell’intero patrimonio del Museo.