A Bergamo, un corpo libero e tenace: un bilancio del festival ArtDate 2022

di - 24 Novembre 2022

A poco più di dieci giorni dalla chiusura della XII edizione di ArtDate 2022, festival dedicato all’arte contemporanea che si svolge ogni anno nella città di Bergamo, abbiamo fatto un bilancio di come è andata, di quali sono state le difficoltà e i successi di quest’ultima edizione con Claudia Santeroni, Program Coordinator di The Blank, associazione che organizza e coordina l’intero evento.

ArtDate 2022, Bergamo, proiezione a cura di Bergamo Film Meeting, ph. Paolo Biava

Com’è andata la XII Edizione di ArtDate? Ci sono state delle novità nella programmazione, rispetto alle edizioni precedenti?

«La novità più bella e significativa è stata quella di poter tornare a svolgere il Festival in presenza, dopo due anni di limitazioni. Complessivamente ho trovato questa 12ma edizione di ArtDate ben riuscita: i miei colleghi scherzano sul fatto che io dico sempre che è “la migliore edizione di sempre”, ma la verità è che di anno in anno ArtDate cresce, grazie prima di tutto a uno sforzo consistente da parte dello staff di The Blank. Abbiamo creduto nell’importanza dell’invitare ospiti non direttamente riconducibili al mondo dell’arte, come Piergiorgio Odifreddi, Paolo Flores d’Arcais, Felice Cimatti, Gian Antonio Gilli, Massimo Fini e Andrea Moro, affinché dessero letture alternative del mondo dell’arte, associando le loro “incursioni” a eventi più canonici».

Qual è stata l’accoglienza del pubblico? Siete soddisfatti?

«ArtDate è un evento che, per la sua stessa natura, è necessario vivere: muovendosi tra le varie sedi del Festival, partecipando ai numerosi eventi, spostandosi tra la città e la provincia, assistendo alle performance e alle proiezioni, parlando con artisti, relatori e curatori coinvolti. Per ovvie ragioni tutto questo durante le ultime due edizioni è in parte o del tutto mancato; quindi, abbiamo riscontrato una sincera voglia da parte del pubblico di riscoprire e ritrovare queste dinamiche e interazioni dirette».

E quali sono i vantaggi e svantaggi di organizzare un festival in una città “marginale” rispetto al centro di Milano?

«Penso che qualunque evento per formarsi necessiti costanza, persistenza e attaccamento da parte di chi organizza. Forse la città piccola consente rapporti più diretti con pubblico e partecipanti, ma credo la differenza la faccia sempre l’impegno che si dedica nel coltivare quello a cui si sta lavorando. Questo significa anche attraversare momenti di scoramento, e vale ovunque, in una grande come in una piccola città. Il mondo dell’arte, e non solo, vive di clamori: il tempo invece premia la tenacia».

ArtDate 2022, The Drawing Hall, Ian Tweedy, ph. Paolo Biava

In qualità di coordinatrice della programmazione di The Blank, che organizza il festival, quanto è difficile mettere insieme così tante realtà diverse sotto un’unica tematica comune?

«In qualunque ambito più aumenta il numero degli attori coinvolti, più l’organizzazione e la comunicazione diventano complesse: è esattamente il caso di ArtDate. Il Festival è cresciuto nel tempo grazie alla dedizione dello staff di The Blank e grazie alla fiducia accordataci dal network di gallerie, project space, istituzioni e artisti coinvolti, che aderiscono con grande passione, a cui si aggiunge un pubblico affezionato e il supporto indispensabile del Comune di Bergamo. Questa 12ma edizione è stata una di quelle in cui il tema generale è stato meglio rispettato; ho trovato curioso un filone che si è generato spontaneamente: in molti partecipanti all’idea di “corpo libero” hanno associato l’animalità».

A proposito della tematica che è stata scelta per quest’anno, come anticipavi, legata al concetto di “Corpo Libero”, ce la puoi spiegare brevemente? Perché questa scelta?

«Il tema è stato ideato dal nostro presidente e direttore artistico, Stefano Raimondi, e si sposa perfettamente sia con la ritrovata prossimità dopo gli anni del distanziamento sociale sia con questa paura, per la maggior parte di noi mai avvertita prima, di poter essere in pericolo. Resta contestualmente un concetto ampio che ha consentito di essere interpretato in maniera sfaccettata».

Qual è stato il tuo evento/opera preferita? Perché?

«Non ho un evento preferito ma, a proposito di “corpo libero”, c’è un tema che mi sono rammaricata di non aver sollevato durante l’intervista che ho fatto a Pier Giorgio Odifreddi: il diritto all’aborto, e la rivendicazione della libertà per tutte le donne di scegliere cosa fare con il proprio corpo, senza che nessuno, nel 2022, pensi di poterci imporre nulla. Ultimamente gli Stati Uniti non hanno dato, come spesso accade, un buon esempio, e in questo senso anche in Italia non tira il miglior vento possibile. Il mondo dell’arte dovrebbe essere ben più coraggioso e prendere posizione, discutere attorno a quello che succede nella sfera politica anziché rintanarsi nella sua bolla a chiacchierare compiaciuto di sé stesso. Con questo non intendo suggerire la necessità di opere didascaliche rispetto alle urgenze sociali, ma il recupero di un ruolo attivo del sistema dell’arte all’interno del dibattito pubblico».

Anticipazioni della prossima edizione?

«Nel 2023 Bergamo e Brescia sono Capitale Italiana della Cultura, per cui The Blank organizza, in collaborazione con Palazzo Monti, una speciale edizione che si snoda sulle due città».

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