La notte del 2 agosto 1944, oltre 4300 tra bambini, uomini e donne Sinti e Rom furono uccisi dalle SS, nelle camere a gas del campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau. 22600 erano le persone alloggiate nelle baracche della sezione B II, la zigeunerlager, il lager per famiglie zingare. Di queste ne morirono oltre 19300, di cui 13.600 a causa di malnutrizione, malattie o epidemie. Nelle camere a gas ne morirono di 5600. Dal 2015, il Parlamento Europeo ha istituito la giornata della memoria del genocidio contro le popolazioni romani – Rom, Sinti, Manush, Kalé e altre – chiamato anche Porrajmos, il “grande divoramento”. Per tramandare il ricordo di questa strage che è stata riconosciuta così tardi e che troppo spesso viene ancora dimenticata, l’ERIAC – European Roma Institute for Arts and Culture di Berlino ha presentato CARGO – of Dust and Ashes, una mostra in memoria di tutte le 500mila persone romani uccise nell’Europa occupata dai nazisti.
Istituita nel 2017, l’ERIAC agisce per promuovere il riconoscimento dei Rom e per ridurre i pregiudizi nei loro confronti attraverso l’arte e la cultura. Agendo come un hub creativo internazionale per supportare lo scambio di idee attraverso confini, domini culturali e identità rom, ERIAC vuole anche documentare le vicende del popolo Rom in Europa.
Nell’ambito delle commemorazioni del Giorno europeo della memoria dell’Olocausto per Rom e Sinti, CARGO – of Dust and Ashes è un invito a una ricostruzione collettiva della storia, attraverso lo sguardo delle generazioni più giovani di artisti di origine rom. Per questa occasione, tre artisti, Charly Bechaimont, Anita Horváth, e Lila Loisse, come rappresentanti di varie comunità Rom da tutta Europa, hanno intrapreso un viaggio per scoprire le loro storie personali, quelle dei loro antenati e delle loro comunità. Attraverso le loro opere, la mostra affronta il tema della trasmissione del trauma attraverso le generazioni ed esplora le modalità con le quali la memoria e l’identità sono plasmate dal passato.
Nato a Saint-Dié-Des-Vosges, nel 1991, Charly Bechaimont è laureato all’École Supérieure d’Art et de Design de Reims ed è stato il vincitore del Prix Prisme 2022 e nel 2023 ha esposto anche alla Galleria Zero di Milano. Di base in Francia, il suo lavoro è in gran parte transdisciplinare. La sua pratica è principalmente autobiografica, prendendo come punto di partenza la sua appartenenza alla comunità nomade ma anche l’omosessualità e le condizioni in cui queste due identità coabitano o, al contrario, si respingono.
Anita Horváth è nata a Székesfehérvár, in Ungheria, nel 1997, e si è laureata alla Budapest Metropolitan University, specializzandosi nella rappresentazione fotografica dei Rom ungheresi. Neolaureata in fotografia alla Moholy-Nagy Fine Arts University, la sua serie in corso intitolata You are not like Those parla della posizione minoritaria delle donne Rom ed esplora le loro immagini basate sull’autorappresentazione, al di là dei ruoli tradizionali e degli stereotipi. Ha esposto in diverse mostre collettive a Budapest, tra cui al Mai Manó Café (2019) e alla Bura Gallery (2024).
Nata nel 2000, Lila Loisse è un’artista belga con origini Sinti Manouche e marocchine che vive e lavora a Londra. Ha conseguito un diploma presso l’Arts University Bournemouth, un Master presso il Royal College of Art in Contemporary Art Practice e sta attualmente conseguendo il suo secondo Master presso il Royal College of Art. Nella sua ricerca artistica affronta traumi e tabù associati al passato della sua famiglia, nonché al suo background culturale e alla sua identità. Lavora molto con archivi e manufatti dei suoi nonni di origine Sinti.
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