A Roma la nuova edizione di Videocittà, tra arte, tecnologia e musica

di e - 13 Luglio 2023

Il Gazometro di Roma, un esempio di archeologia industriale edificata negli anni Trenta del XX secolo nel quartiere Ostiense, ospita la VI edizione di Videocittà, il festival dedicato alle innovazioni nel campo dell’audiovisivo e del digitale, nato grazie a Francesco Rutelli e sotto la direzione creativa di Francesco Dobrovich. Il tema, la Transizione, porta avanti il discorso avviato nell’edizione precedente e promuove la collaborazione tra innovazione tecnologica ed ecologia, alla volta di un miglioramento delle condizioni attuali in cui verte il pianeta Terra.

Frame da Mater Terrae di Sila Sveta

Tra gli eventi più attesi, l’installazione Mater Terrae, ideata dagli esperti della luce del gruppo Sila Sveta, che opera dal 2018 con l’obiettivo di unire innovazione e creatività, in collaborazione con il sound pensato per l’occasione dal compositore e produttore italiano Mace. Mater Terrae punta a far riflettere sulle conseguenze delle azioni degli esseri umani rispetto al pianeta ed è descritta come «una fusione straordinaria tra arte, tecnologia e consapevolezza ambientale». La zona dell’Altoforno prenderà vita attraverso l’intervento site specific di None Collective, fondato nel 2014 da Gregorio Comandini, Saverio Villirillo e Mauro Pace. L’installazione digitale, che contribuirà a creare un’atmosfera coinvolgente, occuperà l’area retrostante ai live e ai dj set che vedranno la partecipazione di ospiti internazionali come il duo elettronico The Blaze, l’house di Dixon e il sound di Lyra Pramuk, definito dalla solista come «musica folk futurista», infine gli italiani Bawrut, Ginevra Nervi, Bnkr44, Ginevra ed Elasi.

None Collective

Non manca lo spazio dedicato all’arte contemporanea: sempre nell’Altoforno sarà installata la mostra collettiva Futura, destinata ai creativi che si esprimono con digitale e motion graphic. Nella zona del Gazometro, l’Opificio 41 sarà teatro di performance audio-video tra cui quelle di Nivva e Piove, che riflettono entrambi sul futuro della tecnologia e sull’interazione con la fisicità del corpo umano, e Bromo, che lavora con i codici cinematografici. La sezione videoarte, a cura di Damiana Leoni e Rä di Martino, ha come protagoniste le opere di Janif Rafa, che ha presenziato all’ultima Biennale di Venezia, diversi video dagli anni Sessanta a oggi provenienti dalla Collezione del MAXXI di Roma e il progetto in divenire Black Med di Invernomuto, il duo composto da Simone Bertuzzi e Simone Trabucchi.

Sono previsti anche diversi talk, si ricorda il nuovo progetto dei The Jackal in collaborazione con Onemore Pictures, che porta avanti una riflessione su tematiche contemporanee come comunicazione, pubblicità e media; il palinsesto di Agorà e il videomapping di Luca Anagni Studio in collaborazione con l’Istituto Nazionale Fisica Nucleare. Qui il programma completo. Biglietti disponibili su DICE.

Un programma ricco e sfaccettato che Francesco Dobrovich, direttore creativo di Videocittà, ci racconta in un’intervista.

Videocittà, il festival dedicato al mondo dell’audiovisivo, è arrivato alla sua sesta edizione. Quali sono le novità di quest’anno?

Le novità di questa nuova edizione sono i suoi contenuti. Videocittà è un festival multiforme, ogni anno si compone di un programma variegato che prende spunto da quelli che sono le tendenze più recenti. Quest’anno ci saranno degli approfondimenti dedicati all’intelligenza artificiale, al metaverso e alle esperienze immersive. Il fulcro sarà l’intrattenimento che grazie agli interventi audiovisivi prende forme sempre diverse.

Saranno presenti anche grandi interventi site-specific come quello iconico che creeremo dentro al grande Gazometro,prodotta da Eni e curata da Videocittà, un’installazione firmata dallo studio artistico internazionale Sila Sveta con musiche di uno dei più innovativi protagonisti del panorama musicale italiano, il produttore e compositore, Mace. L’installazione è un grande viaggio emozionale e meditativo all’interno del nostro pianeta per scoprire quelli che sono gli elementi visibili e invisibili che ci circondano.

MATER TERRAE_SILA SVETA

Il tema di questa edizione sarà la Transizione, come si traduce questo concetto nel programma?

Videocittà ogni anno utilizza la propria forza comunicativa per sensibilizzare il pubblico su alcune tematiche di interesse civico. Per questo motivo abbiamo deciso anche quest’anno di dedicare la nostra edizione al tema della Transizione, intesa come transizione digitale. Oggi l’audiovisivo ricopre un ruolo fondamentale all’interno della cultura contemporanea e degli utilizzi della transizione digitale. Per questo abbiamo creato dei talk di approfondimento su cosa vuol dire creare dei contenuti digitali e come questi impattano sul pianeta. Lo faremo grazie alla collaborazione con Veracura e saranno curati dal suo fondatore, Andrea Schiavoni.

La Transizione sarà oggetto anche di altre installazioni su temi ambientali e sul rapporto tra uomo e natura, sfruttando uno strumento culturale come Videocittà per svolgere un’opera di sensibilizzazione, ad esempio l’installazione Mater Terrae sarà dedicata a questa relazione.  Sarà presente anche un’installazione curata e prodotta dall’istituto nazionale di fisica nucleare sulla scoperta del bosone di Higgs e su come la transizione e l’innovazione possano aiutarci ad avere un approccio più innovativo e speriamo sostenibile nei confronti del nostro pianeta.

Un programma che presenta artisti nazionali ed internazionali, opere site-specific, live performance, videoarte, talk, come vengono selezionati gli artisti chiamati a partecipare al festival?

Il programma è molto variegato e non potrebbe non essere espressione di un gruppo di curatori che aiuta la direzione artistica nella selezione dei contenuti più appropriati e che siano espressione delle tendenze e delle novità dell’ultimo anno.

In generale noi crediamo che riuscire ad offrire un panorama più poliedrico possibile sia una grande risorsa. Ciò rispecchia l’adattabilità di questo mezzo in diversi campi e quindi pensiamo Videocittà in modo che sia espressione diretta di questo strumento. Naturalmente la parte di installazioni è molto importante perché ci mette in relazione diretta con gli spazi, con gli ambienti che andiamo ad abitare. Ci tengo a parlare di un’installazione che solitamente passa in secondo piano ma che invece ho fortemente voluto, l’installazione Futura, una mostra di motion graphic provenienti da tutto il mondo con delle eccellenze assolute come Tina Touli che in qualche modo è un omaggio a una parte precedente della mia avventura professionale. Per anni ho curato Outdoor Festival, che proprio nel 2010 dava il via ad un processo di caratterizzazione del quartiere ostiense attraverso interventi di street art che al tempo erano molto d’avanguardia. Questa grande installazione che presentiamo sull’altoforno ricorda molto il Five Points di New York, in omaggio a quella che è stata una mecca del graffiti writing internazionale.

Invernomuto, Portrait, 2018, Photo Jim C. Nedd

Non solo un festival ma soprattutto una piattaforma aperta e innovativa. Quali sono gli obiettivi di Videocittà?

Videocittà è in primo luogo un festival resiliente che parte da Roma utilizzando quella che è una delle industrie trainanti della città a livello culturale e non solo, che è l’industria cinematografica. A Roma c’è un grande patrimonio immateriale legato al cinema e a tutto l’audiovisivo, avere quindi in questa città un festival che rappresenti l’innovazione dell’audiovisivo è molto significativo. Il nostro obiettivo è dare a Roma un festival di respiro internazionale diventando un punto di riferimento europeo per i prossimi anni. Per questo abbiamo un programma quotidiano e diurno che si chiama Agorà. Un programma in cui il primo obiettivo è quello di creare comunità attorno alle nostre azioni e di farlo con un respiro internazionale con vari ospiti, offrendo quindi al nostro pubblico l’opportunità di connettersi con quelli che sono dei casi studio, delle agenzie e degli artisti dei festival più importanti a livello internazionale.

Quali sono le forme più avanzate dell’audiovisivo e dei linguaggi digitali presentate in questa edizione?

Il Festival cerca di proporre approfondimenti su tutte le grandi novità dell’ultimo anno; quindi tratteremo il tema dell’intelligenza artificiale grazie a collaborazioni con la Rai e con l’Art Directors Club Italiano. Approfondiremo anche alcuni trend del futuro. Per primo l’intrattenimento esperienziale che vogliamo proporre ad altissimi livelli con una grande installazione immersiva Mater terrae. Il tema centrale rimane quello dell’intrattenimento, di come oggi l’audiovisuale possa diventare una parte imprescindibile per degli show immersivi. Noi in particolare aggiungiamo un elemento nuovo, il grande palco che quest’anno ospiterà The Blaze e Dixon dove la quinta scenografica sarà l’architettura dell’altoforno, una delle architetture caratterizzanti di questo sito industriale che Eni sta riqualificando. Questa scelta è stata fatta proprio per cercare di offrire uno show unico, un’esperienza irripetibile dove le immagini vanno a evocare contenuti connessi con le tematiche della transizione e del rapporto tra uomo e natura andando allo stesso tempo a caratterizzare in maniera nuova il sito. Un’esperienza del tutto effimera, l’irripetibilità quindi amplifica le emozioni grazie alle immagini che allo stesso tempo valorizzano le architetture e le fanno vivere in maniera nuova.

Bromo-min

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