Con la personale di Arcangelo Sassolino “Il vuoto senza misura” (fino al 24 luglio) Atipografia inaugura la sede rinnovata con un importante lavoro di restauro e ridisegno funzionale, ad Arzignago, in provincia di Vicenza, e torna a essere protagonista della scena artista del Nord Est.
«Il progetto di Arcangelo Sassolino in mostra ad Atipografia è uno straordinario spettacolo visivo, sensoriale e filosofico, capace di coinvolgere il visitatore che finisce per sentirsi protagonista oltre che spettatore. Come scrive Ilaria Bernardi nel testo in catalogo: «Le sue opere non sono separate dal mondo, non costituiscono mondi altri, non sono immagini né finzioni, ma veri e propri processi di realtà. L’artista, per Sassolino, è soltanto un “maestro di scena”». L’artista presenta quattro opere: Il vuoto senza misura, Anche sì anche no, Marcus e Newton dice che… Sono quattro lavori che, come ci ha abituato l’artista, si fondano su una serie di macchine e materiali che mettono alla prova le leggi fisiche e meccaniche, facendo trattenere il fiato al visitatore e creando un’atmosfera di tensione e di incanto. Le opere che Arcangelo Sassolino espone ad Atipografia sono delle sculture performative che interrogano tutti noi sulla possibilità di resistenza, sul tempo della vita, il tempo dei frantumi e il tempo della scomparsa», hanno spiegato gli organizzatori.
Di tutto questo abbiamo parlato con Elena Dal Molin, fondatrice di Atipografia, nell’intervista qui sotto.
Si apre una nuova fase nella storia di Atipografia. Quali sono i cardini su cui si basa questa nuova fase?
«Dopo l’importante restauro Atipografia si pone con maggior consapevolezza come luogo per l’arte contemporanea. Era nata come associazione culturale che ospitava mostre site-specific risultato di residenze d’artista. Quasi un esperimento, riuscito però molto bene!
Oggi è anche una galleria d’arte che ha una sua piccola scuderia di artisti italiani ed esteri e si pone l’obiettivo di presentare proposte inedite di artisti emergenti».
Qual è l’eredità dell’attività precedente di Atipografia con cui oggi vi confrontate? E qual è il rapporto di Atipografia con il territorio?
«Atipografia nasce per diffondere l’arte e la cultura contemporanea nel territorio e questo obbiettivo è a fondamento anche del progetto rinnovato. Il Nord Est italiano è un luogo di grande stimolo, cultura del “saper fare” e qui sono nati artisti molto rilevanti nel panorama dell’arte e si è diffusa un’ottima sensibilità nel leggere il contemporaneo. Ci troviamo in periferia è vero ma siamo al centro del motore industriale del nostro paese.
Alcuni tra gli artisti che oggi sono presentati dalla galleria hanno già esposto in passato presso l’associazione culturale.
Gli artisti che compongono la scuderia sono in gran parte artisti del territorio e tra gli obbiettivi di Atipografia c’è la promozione di questa territorialità a livello internazionale, ma contemporaneamente, vogliamo presentare artisti internazionali nel nostro territorio.
C’è dunque la volontà di lavorare a doppio senso: volendo fare un esempio, da una parte Josh Rowell è un giovane artista che rappresentiamo in esclusiva in Italia, ma che collabora attivamente con diverse gallerie estere, dall’altra si lavora per promuovere a livello internazionale due artisti della zona, Diego Soldà e Stefano Mario Zatti, anch’essi rappresentati in esclusiva».
Come è nata la scelta di una personale di Arcangelo Sassolino per inaugurare la rinascita di Atipografia?
«Arcangelo Sassolino è l’artista più rappresentativo del nostro territorio e vive a otto chilometri da Arzignano, la stima verso il suo lavoro e il desiderio di collaborare c’è sin dai primi esordi di Atipografia come associazione culturale. Si sono poi sommate una serie di circostanze che hanno portato alla realizzazione della mostra: eravamo in contatto con Ilaria Bernardi per una collaborazione e abbiamo scoperto che si stava interessando moltissimo al lavoro di Arcangelo. Inoltre l’artista aveva avuto diverse collaborazioni con l’Architetto Marcello Galiotto partner dello studio Amaa – Collaborative Architecture Office For Research And Development, a capo del progetto di restauro. Arcangelo ha quindi visto lo spazio prendere forma e seguito l’evolversi del nuovo progetto di Atipografia. Da questa commistione di situazioni è nata la volontà di inaugurare Atipografia con una sua mostra personale».
Come si colloca in questa nuova fase il progetto “Threshold and Treasure”?
Il progetto “Threshold and Treasure” mette in discussione il ruolo della soglia e del tesoro nel mondo dell’arte, dell’architettura e, nello specifico, delle gallerie quali spazi per esporre. Si tratta di un’incredibile occasione per generare un dispositivo, volendo citare il filosofo e scrittore Giorgio Agamben, in grado di scardinare il difficile processo di avvicinamento all’arte, caratterizzata da una soglia spesso percepita quale invalicabile dalle masse. Un distacco tale, anche se prevalentemente mentale, che mette le persone in soggezione dinanzi all’idea di un mondo così profondo e radicato da apparire inaccessibile ai più, a chi non si occupa quotidianamente di cultura, a chi non si sente sufficientemente “studiato” per poter accedere a un tale livello di bellezza e intensità di significato.
È proprio nello spazio della soglia che si dispiega il significato dell’intero progetto: l’ingresso diviene al tempo stesso opera e dispositivo urbano. Superata la soglia di ingresso, l’intero percorso è disegnato appositamente per condurre gentilmente il visitatore all’interno dello spazio espositivo: lo spazio si disvela gradualmente, secondo una sequenza serrata di attraversamenti, soglia dopo soglia».
Quali saranno i progetti futuri di Atipografia?
Il 17 settembre aprirà al pubblico una mostra collettiva dal titolo “Unplugged”, protagonisti Mats Bergquist, Gregorio Botta, Mirko Baricchi e Mattia Bosco. La mostra, è un invito a vivere l’arte senza mediazione. Una mostra tattile, che invita a un rapporto diretto con l’opera d’arte.
Tra novembre e dicembre, una personale di Denis Riva ci porterà nei suoi mondi naturali, al contempo fantastici e terrificanti.
Il programma continuerà nel 2023 con le personali di Stefano Mario Zatti, prevista per gennaio-febbraio e curata da Ropert Philips e Matilde Nuzzo; Diego Soldà, con una mostra a cura di Luca Massimo Barbero a marzo aprile, e prima dell’estate la prima mostra personale di Josh Rowell in Italia, a cura di Andra Maffioli.
Infine, siamo in contatto con alcuni giovani curatori per rendere sempre più aggiornato e interessante il programma di Atipografia».
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