“Terra asciutta” è il titolo della prima esposizione napoletana di Adrian Melis, artista di origini cubane, trasferito a Barcellona, che ha preso parte al progetto “Underneath the arches”, a cura di Chiara Pirozzi e Alessandra Troncone. Dopo l’artista messicano Arturo Hernández Alcázar e l’artista turca Hera Büyüktaşçıyan, anche Adrian Melis si è cimentato nell’ambiziosa opera di far vivere nuovamente gli spazi dell’acquedotto del Serino, un’infrastruttura romana che anticamente risolveva i problemi idrici della città di Napoli, collegando le fonti del Serino, situate nei pressi del monte Terminio in Irpinia, sino alla Piscina Mirabilis a Miseno, per un percorso di quasi cento chilometri.
Con “Terra asciutta” di Adrian Melis, Chiara Pirozzi e Alessandra Troncone continuano quindi quel mirabile e coraggioso lavoro di valorizzazione e riscoperta del territorio, attraverso il dialogo con la ricerca artistica internazionale e il coinvolgimento della cultura materiale e immateriale del contesto locale.
Adrian Melis è nato nel 1985 a L’Avana, Cuba, dove si è laureato presso l’High Institute of Art, nel 2010. Tra i 21 finalisti del Future Generation Art Prize del Pinchuk Art Center nel 2014, i suoi lavori sono entrati a far parte di importanti collezioni di arte contemporanea tra cui il Museo di Arte Contemporanea di Barcellona e il Museo di Arte Moderna di Varsavia. Figlio della Cuba post-rivoluzionaria, la sua ricerca artistica è incentrata sulla narrazione della realtà socioeconomica contemporanea, trattando una serie di tematiche quali ad esempio la disoccupazione, il sistema produttivo e la corruzione politica.
Nelle sue opere, nelle performance e nei brevi video che produce, l’artista crea dei meccanismi in cui le esperienze di altre persone si integrano con il ritmo produttivo del suo lavoro, riuscendo, spesso con ironia, a materializzare deli elementi assenti nel contesto analizzato. L’elemento assente diviene così il punto di partenza e l’obbiettivo ultimo delle vere e proprie catene di montaggio, delle gestualità ossessive e dei ritmi frenetici che si vengono a creare. Con The Making of forty rectangular pieces for a floor construction, realizzato nel 2008 in una fabbrica cubana in cui dei lavoratori statali trascorrono la giornata lavorativa nell’inattività a causa della scarsità di materie prime, a essere riattivato simbolicamente è il lavoro. Gli operai riproducono i suoni dei loro strumenti, quali betoniere, pale, seghe mentre scorrono le immagini degli attrezzi inutilizzati e degli ambienti deserti.
Con “Terra asciutta”, progetto ideato specificamente per gli spazi dell’Acquedotto del Serino, Adrian Melis riprende questo processo di riattivazione simbolica in una duplice valenza, legata al luogo e ai personaggi che lo animano. All’ interno degli spazi sotterranei dell’acquedotto, infatti, l’artista ha ricreato il rumore dell’acqua mediante l’utilizzo sperimentale della tecnica cinematografica della Foley art, basandosi su una serie di gesti e movimenti derivati del reclutamento di forza lavoro nell’area Vergini-Sanità .
In questo modo, mentre l’antico acquedotto sembra riscoprire la funzione perduta, le persone artefici del nuovo “flusso vitale” riacquistano a loro volta la possibilità di poter guadagnare grazie al proprio lavoro. Il risultato, sia che si abbia avuto la fortuna di assistere all’azione performativa sia che se ne ammirino le tracce e i risultati dell’installazione ambientale site-specific, è quello di un forte coinvolgimento emotivo da parte dello spettatore, immerso nell’inganno poetico di chi ha voluto restituire significato e speranza al passato ma soprattutto al presente.
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