Un inaspettato fulcro di rinascita artistica e architettonica, tutto da scoprire a Maddaloni, in provincia di Caserta, grazie alla Biennale delle Arti AMA (Arte + Maddaloni + Architettura). Con un programma che coinvolgerà nomi di primo piano della creatività contemporanea, come Adrian Paci e Francesco Jodice, la cittadina campana svela il primo tassello di un ambizioso progetto di rigenerazione urbana, inaugurando il murales Senza Riparo di Francisco Bosoletti, un’opera che si inserisce come primo intervento permanente in piazza Matteotti, sulla facciata del futuro Comune. L’inaugurazione dell’opera dell’artista argentino è dunque il segnale iniziale del potenziale di una città che, lontana dai riflettori, è capace di far dialogare l’arte contemporanea con il suo pur significativo patrimonio storico e culturale.
Senza Riparo raffigura il volto di una donna che sembra riposare, in attesa di un futuro che ancora non si è svelato. Noto per il suo stile evocativo, Bosoletti ha tratto ispirazione dalla storia e dai reperti locali, come una veste antica custodita nel Museo archeologico nazionale di Calatia e antichi bassorilievi rinvenuti durante la sua esplorazione della città. L’opera si pone come una meditazione sul tempo, sui legami fra passato e presente e su una comunità che aspira a ridefinire il proprio futuro attraverso l’arte.
La Biennale AMA, la cui prima edizione è attesa per la primavera 2025, dal 27 marzo al 21 aprile, si inserisce in un progetto più ampio di rivitalizzazione del tessuto urbano e sociale. Con il titolo Nuovi racconti (per il futuro), il festival promette di trasformare la città in un laboratorio a cielo aperto, dove artisti, architetti e designer internazionali si confrontano con gli spazi storici di Maddaloni. «L’obiettivo è che la Biennale possa ampliare i confini della città, farla conoscere nelle sue bellezze e avviare percorsi turistici minori ma di grande importanza per il rilancio socio-economico del territorio», ha sottolineato il sindaco, Andrea De Filippo.
L’opera di Bosoletti rappresenta il primo passo verso un percorso di riscoperta dell’identità locale attraverso il filtro dell’arte contemporanea. Il murales, con il suo volto enigmatico e la sua atmosfera sospesa, diventa un simbolo di trasformazione, una metafora visiva di una città che si trova in bilico tra un passato da preservare e un futuro tutto da costruire. Dopo aver esplorato Maddaloni e le sue storie nascoste, l’artista ha voluto creare un’opera che parlasse del tempo e delle radici profonde di questa terra, ma con lo sguardo rivolto al domani.
«AMA è un festival in cui le arti sono chiamate a contribuire a un processo di rigenerazione della città di Maddaloni. – dichiara Luca Molinari direttore artistico della Biennale AMA – In un tempo in cui tutto sta cambiando, architetti e artisti di tutta Europa producono nuove narrazioni, nuove visioni e nuove opere per aprire gli occhi sulla contemporaneità e invitare i giovani e la comunità tutta a pensare al futuro. Il nostro obiettivo è portare le persone a ‘guardare’ il patrimonio artistico, culturale, sociale e naturale che caratterizza questa terra, ad averne la consapevolezza. Abbiamo bisogno di costruire meraviglia nei visitatori e nella comunità, perché generino racconti e progetti. Stiamo lavorando tutti insieme ad una rigenerazione urbana, culturale e sociale che costruisca un’identità riconoscibile di Maddaloni e del suo territorio».
Concepita come un evento diffuso, la Biennale AMA coinvolgerà alcuni dei più affascinanti spazi storici di Maddaloni, dal Convitto Nazionale Giordano Bruno al Museo Civico, passando per chiese e monumenti di rara bellezza, spesso dimenticati o poco valorizzati.
Questo dialogo tra arte e architettura vuole superare le barriere tradizionali del mondo culturale, puntando a coinvolgere non solo esperti e appassionati ma anche le comunità locali, le scuole e le nuove generazioni. La partecipazione di artiste e architetti come Teresa Antignani, Matilde Cassani, Michele De Lucchi, Cherubino Gambardella, Francesco Jodice, Adrian Paci, Francesco Librizzi, Franco Purini, Mauro Bubbico e il coinvolgimento dello studio francese Périphériques Architects, dimostrano la volontà di aprire Maddaloni a un respiro internazionale, senza perdere di vista le radici locali.
Le installazioni, così come i manufatti prodotti, non saranno effimeri ma diventeranno parte integrante del paesaggio urbano, contribuendo a una rigenerazione che andrà oltre il tempo della Biennale. Una scommessa ambiziosa per Maddaloni, un’opportunità di ribaltare la percezione dei “luoghi di provincia” come spazi marginali, dimostrando come l’arte possa essere un potente catalizzatore di relazioni e di cambiamento.
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