L’Università dell’Alabama ha iniziato un corso in collaborazione con l’Abroms-Engel Institute for Visual Arts ,intitolato “Prescribing Art: How Observation Enhances Medicine”. Lo scopo del corso è quello di formare gli studenti affinché prestino maggior attenzione alla fase descrittiva e di analisi del paziente, così che le loro diagnosi siano più attente e accurate. Come? Facendo analizzare differenti quadri realizzati da artisti quali Michelangelo, Paul van Somer e Luke Fildes.
In tal modo, i professori sperano di contenere la tendenza degli studenti di proporre in maniera troppo affrettata le diagnosi, facendoli invece concentrare sulla descrizione del quadro presentato. Le opere che verranno analizzate rappresentano soggetti e scene eterogenee. L’idea, inoltre, è quella di presentare i pazienti al di fuori dell’ambiente medico e di cercare di arginare la presenza di pregiudizi all’interno della diagnosi. Spesso, infatti, preconcetti riguardanti il sesso, la razza e l’appartenenza sociale possono influire negativamente sulla cura.
Il corso, inoltre, sebbene sia cominciato quest’anno, nasce dall’evoluzione di un progetto proposto dall’Università nel 2011. Questo nuovo corso, però, come spiegato da Stephen Russell, associate professor di medicina interna e pediatria e tra i creatori del programma, presenta una grande differenza rispetto al suo antecedente. Oltre a focalizzarsi sull’analisi dei soggetti, infatti, lo scopo è quello di far sviluppare agli studenti un senso di tolleranza dell’ambiguità . Tale concetto, utile sia in campo artistico che in quello medico, indica l’impossibilità di comprendere in maniera corretta tutti gli elementi che costituiscono una scena. L’obiettivo è quello di far capire che, come nei quadri, anche all’interno delle analisi diagnostiche è possibile che alcuni aspetti rimangano senza spiegazione.
Questo corso, infine, offre anche la possibilità di venire a conoscenza di informazioni inedite anche agli storici dell’arte, riguardanti i soggetti delle opere. Per esempio, nel caso del quadro Girl in the Garden (1880–82) di Mary Cassatt, raffigurante una giovane intenta a lavorare a maglia. Osservando la postura e la fisionomia della fanciulla, infatti, gli studenti hanno percepito degli elementi che fanno supporre che il soggetto fosse affetto da artrite reumatoide, cosa che, probabilmente, era sfuggita alla stessa autrice dell’opera.
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