Pas de Deux, video still, 2021, courtesy l'artista e Fanta-MLN. video prodotto da Lo schermo dell'arte nell'ambito del progetto Artists' Film Italia Recovery Fund. co-produzione: Azienda Speciale Palaexpo | Mattattoio | Progetto prendersi cura
Un viaggio psichedelico, ipnotico ma anche ironico, a passo di danza e come in un sogno: il 18 marzo, dalle 18 alle 20:30, le porte della Pelanda, al Mattatoio di Roma, si aprono al pubblico con l’installazione video “Pas de Deux”, di Roberto Fassone, nell’ambito di “re-creatures”, il programma espositivo e dal vivo a cura di Ilaria Mancia. Dedicato alle multiformi ricerche tra i linguaggi delle arti performative, il programma proseguirà ininterrottamente da marzo e per tutta l’estate, coinvolgendo gli spazi interni ed esterni del Mattatoio. Prossimo appuntamento, infatti, già fissato per il 24 marzo, con “Black Med, Chapter IV, VII” di Invernomuto, sessioni d’ascolto performative, dj set accompagnati da proiezioni, testi, suoni e racconti che seguono le traiettorie del Mediterraneo, zona di scambio, crisi e conflitti.
Oltre alla mostra di Teresa Margolles aperta a febbraio (qui la nostra recensione), sempre a marzo ha aperto anche “Notturni”, mostra di Clement Cogitore, allestita nel padiglione 9a del Mattatoio, fino al fino 29 maggio 2022, a cura di Maria Laura Cavaliere. In questa occasione, l’artista presenta – per la prima volta in Italia – una
selezione delle sue più importanti opere video, nelle quali esplora le contraddizioni e le ambiguità delle immagini contemporanee tra verità e falsificazione, testimonianza diretta e ready-made di immagini filmiche, mettendo in discussione il rapporto con il reale e con la storia.
Dal 18 al 27 marzo, dunque, al Teatro 1, in anteprima assoluta la coreografia per due video di “Pas de Deux”, di Roberto Fassone. Prodotta da Lo schermo dell’arte, nell’ambito del progetto “Artists’ Film Italia Recovery Fund” e co-prodotto dall’Azienda Speciale PalaExpo, l’opera è stata in parte realizzata durante il programma di residenze di ricerca e produzione artistica “Prender-si Cura 2021” del Mattatoio.
Per il suo lavoro durante la residenza in Pelanda, Roberto Fassone ha scelto il Teatro 1, una black box con platea. Qui ha montato il video a doppio canale “Pas de Deux” e nello stesso luogo lo presenta al pubblico, mettendo in dialogo i due schermi e trattando, più da coreografo che da regista, le immagini in movimento come passi di danza, una danza a due. «Non attaccatevi troppo alle immagini; rilassatevi e godetevi il flusso che scorre», è l’avvertimento.
Il lavoro mostra lo svilupparsi di un trip psichedelico attraverso quattro capitoli non lineari, ispirati a “Un Chien Andalou”, iconico film del 1929 di Luis Buñuel e Salvador Dalì. «Preparatevi a incontrare foreste sottosopra, poesie di Yoko Ono, colorate partite di tennis, parole impossibili, cactus che respirano, bimbi feroci, brevissimi documentari, antologie post-internet, cavalli, vampiri e cristalli».
Il 24 marzo, dalle 21, nel Foyer 1, Invernomuto, il duo formato nel 2003 da Simone Bertuzzi e Simone Trabucchi, presenta due capitoli della serie di sessioni di ascolto “Black Med”: “Black Med, Chapter IV”, già presentato in anteprima alla 58ma Biennale Arte 2019 di Venezia, e “Black Med, Chapter VII”, commissionato dal 58mo Salone d’Ottobre / Biennale di Belgrado 2021. Entrambi i capitoli vengono presentati per la prima volta a Roma in questa occasione.
Seguendo la teoria della studiosa Alessandra Di Maio sul “Mediterraneo nero”, che avvicina e separa l’Europa dall’Africa, “Black Med” mira a intercettare le traiettorie tracciate dall’attraversamento dei suoni in quest’area. Divise in diversi capitoli, le sessioni di ascolto di “Black Med” si basano su un DJ set supportato da una serie di proiezioni di slide contenenti testi teorici e retroscena che fanno riferimento a brani musicali, raggruppati per temi elegiaci. Le sessioni esplorano diversi percorsi di movimento sonoro, toccando argomenti come gli usi alternativi della tecnologia, le migrazioni, le periferie e la comunicazione interspecie.
“Black Med, Chapter IV” espande la ricerca sul Mediterraneo includendo una deviazione nel Golfo Persico. “Black Med, Chapter VII” si concentra, invece, sull’area balcanica, le sue storie e i suoi confini militarizzati, per indagare le molteplici direzioni sonore tracciate nell’Adriatico.
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