APULIA ARCHEOLOGICA

di - 17 Gennaio 2008
Ci sono voluti sette anni d’intenso lavoro e sacrificio, ma il risultato del nuovo spazio espositivo -inaugurato alla presenza del Ministro per i Beni e le Attività Culturali, Francesco Rutelli, il 20 dicembre 2007- è a dir poco eccellente. È il nuovo MArTa, acronimo facile da ricordare e, come ha detto l’architetto Ermanno Guida che l’ha inventato, “facile da pronunciare in tante lingue, spostando l’accento, se si vuole. Il logotipo è composto da caratteri greci occidentali. Sono caratteri riconoscibili, amichevoli, che per essere decodificati non richiedono una particolare cultura”.
Sembra proprio che la volontà dell’architetto e di quanti hanno contribuito a realizzare il nuovo spazio sia quello di avvicinare quanto più possibile il fruitore all’opera, tanto che diversi sono i reperti archeologici esposti senza alcuna fastidiosa vetrina di protezione, in modo che possano essere ammirati nella loro interezza, rendendoli godibili al cento per cento. Attraverso questa modalità espositiva, si allontana finalmente l’idea ancora troppo diffusa del museo come luogo per esperti e studiosi, in cui si fa silenzio e l’opera d’arte può essere ammirata solo da pochi. Proprio per rendere il museo alla portata di tutti, nelle diverse sale sono stati collocati schermi interattivi, che permettono ai visitatori di approfondire alcune tematiche, osservare immagini ingrandite dei reperti esposti e ricostruire specifici contesti.
Per ora è possibile fruire soltanto di un saggio dell’intera collezione del MArTa, il primo piano (l’intera esposizione verrà completata entro il 2009), dove ogni visitatore può osservare reperti ormai noti, come l’orecchino a navicella o lo schiaccianoci, ma anche opere mai esposte prima, come il ricco repertorio di mosaici e opere derivanti dagli scavi più recenti (1990). Altra importante novità è la contestualizzazione dei reperti rispetto al luogo d’origine, per una lettura più articolata del contesto nel quale si faceva uso di tali oggetti.
Dalla IX alla XIII sala, la città greca appare attraverso le testimonianze che più si sono conservate, ovvero quelle relative all’arte funeraria. La ricostruzione del naiskos, il particolare tempietto funerario di cui varie testimonianze si hanno negli scavi, segna l’ingresso ai corredi ritrovati in ipogei e sepolcri datati a partire dal IV secolo a.C.. A seguire, figure mitologiche, menadi, guerrieri scolpiti nella pietra tenera locale. Ancora una volta a testimoniare la volontà di far rivivere pienamente i pezzi nel loro contesto, reperti unici come gli ori della Tomba di Canosa gravitano attorno a reperti che raccontano la vita quotidiana: ceramiche e giocattoli, il mondo del teatro e quello degli atleti.
Il percorso prosegue con il passaggio al mondo romano, per terminare con la città tardo-antica e l’età bizantina. Il Museo esporrà per la prima volta anche una serie di opere pittoriche del XVII secolo, donati al museo dal vescovo Giuseppe Ricciardi, per mostrare quanto sia ricco il suo patrimonio.

Questa riapertura segna un importante traguardo per la città di Taranto e per tutti gli appassionati d’arte. Anche se rimane un po’ di amaro in bocca per non aver potuto, dopo così tanto tempo, godere dell’intera collezione, ciò che è esposto è davvero straordinario, tanto da far perdonare l’attesa.

floriana riga


MArTa – Museo Nazionale Archeologico
Via Cavour, 10 – 74100 Taranto
Orario: tutti i giorni ore 8.30-19.30
Ingresso: intero € 5; gratuito fino ai 18 e oltre i 65 anni
Info: tel. +39 0994532112; fax +39 0994594946; museoarch.taranto@arti.beniculturali.it; www.museotaranto.it

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