Arte e cultura ma anche food e musica, tra mostre, concerti, talk, workshop, nel segno della prossimità tra gli ambiti, dell’interconnessione tra i linguaggi. Un manifesto alla condivisione di esperienze, per Arca Milano, nuovo spazio polifunzionale in una città sempre più decisa a riprendere il filo del discorso sulla dinamicità e sull’intraprendenza, interrotto dalla pandemia e dai lockdown. Situato in via Rimini 38, nella sede di Gruppo CAP, azienda pubblica che gestisce il servizio idrico integrato della Città metropolitana di Milano, Arca aprirà le porte al il 22 gennaio 2023, dalle 12 a mezzanotte, per una lunga giornata durante la quale ci sarà molto da vedere, da sentire e anche da assaggiare.
Già l’esterno è un’opera. La struttura, progettata da Claudio Lucchin e Architetti Associati nell’area di un vecchio capannone, è ispirata ai criteri dell’architettura sostenibile e strizza l’occhio ai ritmi neoplastici alla Piet Mondrian, con il suo involucro monolitico di pietra lavica che, in 30 metri di altezza per sei piani e uno interrato, racchiude 11.250 metri quadrati di superficie. All’interno, tra uffici e laboratori, anche un’ampia area polifunzionale, nella quale saranno ospitate iniziative eterogenee rivolte al pubblico.
Nell’area espositiva, il 22 gennaio, sarà presentata la mostra collettiva “Il rifugio dei corpi”, curata da Giorgia Massari e Sara Parolini, con i giovani artisti Edoardo Manzoni, Federica Balconi, Lucrezia Costa, Mauro Serra, Silvia Ontario e Stefano Ferrari. Nelle aree bistrot e club i dj set di Abstract, Anna Molly Soundsystem, Blinky, Bulma Brief, Giacomo Fiorani, Lovin’Duo, Mael, Ponee, VirgiNou, Insecurity Syndrome, Gigi Masin. Abbiamo raggiunto Lorenzo Rubino, cofondatore di Arca Milano, e le curatrici Giorgia Massari e Sara Parolini, per farci dire di più.
Come è nata e si è sviluppata l’idea di aprire un nuovo spazio dedicato a più linguaggi in dialogo?
Lorenzo Rubino «Cultura, soprattutto nella città di Milano, ha molti significati: concerti, mostre, design e fashion. Per questa ragione, quando abbiamo visto lo spazio e le sue potenzialità , abbiamo pensato a tutti i modi in cui diverse forme di arte e cultura potessero convivere mantenendo la propria unicità . Con questo obiettivo e con il pensiero di fondo che cultura e dialogo siano due facce della stessa medaglia abbiamo pensato di dar vita a una permanente galleria temporanea in grado di coinvolgere ogni idea e pensiero artistico»
Come sono stati scelti gli artisti per la prima mostra e perché? Quali sono i temi trattati?
Giorgia Massari, Sara Parolini «Per la prima mostra di Arca, abbiamo scelto il tema “Il rifugio dei corpi”, soffermandoci in particolare sul concetto di rifugio, inteso – dal punto di vista più concreto – come necessità primaria di sopravvivenza, umana ed animale e, dal punto di vista più spirituale, come un luogo astratto in cui ogni essere vivente cerca riparo.
La mostra “Il rifugio dei corpi” indaga il concetto dell’abitare ed evidenzia, attraverso la destrutturazione, l’artificialità delle abitazioni umane ed animali, riflettendo al tempo stesso sui processi che legano il mondo naturale e quello antropizzato. L’uomo costruisce la casa per difendersi dalle bestie e dalle intemperie; allo stesso modo l’animale costruisce la tana per difendersi dal pericolo, qualunque esso sia. Il momento di collisione, dettato dall’arroganza e dal bisogno di controllo dell’uomo, tende ad una parziale inversione dell’andamento, generando un’interdipendenza irresolubile, in cui l’uomo dipende dagli animali in termini di amore, nutrimento, intrattenimento e paura, mentre l’animale, nonostante la sua natura autonoma, oggi più che mai necessita di una costante cura e tutela, indotta dall’uomo stesso.
Partendo dal tema stesso, abbiamo scelto di coinvolgere gli artisti Edoardo Manzoni (1993), Federica Balconi (1999), Lucrezia Costa (1996), Mauro Serra (1986), Silvia Ontario (1996) e Stefano Ferrari (1996): sei giovani artisti contemporanei italiani attivi sul territorio milanese e bergamasco, i quali esprimono, con accezioni differenti, le ampie sfumature insite nel concetto dell’abitare.
Le opere de “Il rifugio dei corpi” esprimono le diverse sfumature messe in moto da questo processo, sottolineando in alcuni casi la forte componente artificiale e macchinosa e, in altri, la sua natura precaria. Nel contesto del luogo in cui sono esposte, quello di una non-galleria, le opere dialogano tra loro attraverso un linguaggio giocoso e allo stesso tempo intimamente riflessivo, supportato da un’armonia visiva collettiva.
Il concetto di rifugio è poi tradotto nella natura stessa del luogo – Arca Milano – ossia uno spazio culturale polifunzionale, contribuendo alla riqualificazione dell’area periferica di Romolo, sede oggi di importanti Università (IULM, NABA) ed altri spazi significativi (SuperStudio Maxi). Allo stesso tempo, il nome stesso del luogo – Arca – rimanda inevitabilmente all’Arca di Noè, il mezzo biblico che salvò le specie, luogo di riparo durante la fine del mondo. L’edificio stesso inoltre, un ambizioso progetto architettonico ad emissioni zero – progettato da Claudio Lucchin & Architetti Associati, e sede del Gruppo CAP – si sviluppa orizzontalmente assumendo realmente la forma di una nave che, salpando l’acqua che presto verrà integrata nel progetto esterno, riconduce l’uomo alla natura.
Il progetto, ideato e realizzato da giovani, anche per la parte artistica, sceglie di affidare la direzione a noi, due giovani curatrici. Per tanto, la nostra scelta continua sulla stessa onda: quella della promozione dell’arte contemporanea giovane ed emergente».
Come proseguiranno le attivitĂ di Arca?
Lorenzo Rubino «Le attività di Arca proseguiranno esattamente con lo stesso spirito con cui stanno cominciando. Con concerti nell’area club e mostre nello spazio eventi, ma non solo. Anche i talk avranno il loro spazio, così come il bistrot vivrà sia di cibo e drink che di musica, grazie alla consolle centrale che il giorno dell’apertura (il 22 gennaio) ospiterà 10 dj che si alterneranno».
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