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Architettura, musica e cinema: un cerchio che si chiude a Berlino
Progetti e iniziative
Continua il nostro report da Berlino, tra design futuristici e estetica anni ’70. Le giornate iniziano guardando il fiume Sprea da un osservatorio particolare: la finestra al nono piano dell’hotel Nhow, l’unico hotel europeo con due studi di registrazione in loco. Gli ospiti, al momento del check-in, possono prenotare una chitarra o una tastiera da tenere in camera.

L’edificio nasce dal progetto dell’architetto Sergei Tchoban: i piani superiori, con la superficie metallica lucida, si affacciano appunto sullo Sprea. L’interno è una meraviglia di progettualità industriale, grazie al designer Karim Rashid che, usando colori accesi e forme sinuose, dà al tutto un tono decisamente futuristico. Le camere sono rosa shocking, con queste finestre spettacolari sul fiume.

L’architetto newyorkese lo descrive così: «Il mio obiettivo era quello di creare un luogo esoterico originale (come Berlino stessa) ma anche pragmatico e adatto agli standard NH. Il mio concetto era quello di coinvolgere tecnologia, fluidità, parlare di musica, di diversità, di eclettismo, ma soprattutto della nuova Berlino. Ho provato ad affrontare tutti i bisogni che sono intrinseci alla vita in un ambiente semplice, meno disordinato e più sensuale. Mi chiedo sempre se il mondo fisico sia così esperienziale, seducente, connesso, stimolante, e personalizzabile come il mondo digitale. Questo è ciò che ho cercato di ottenere con nhow Hotel Berlin creando uno spazio che coesista con il mondo dell’infoestetica digitale basata sui dati».

I colori saturi e contrastati dell’hotel e il look da anni ’70 in chiave contemporanea ci hanno accompagnato anche la notte, durante la prima di un film di cui avevamo sentito parlare nei giorni della Berlinale e che qui è uscito nelle sale il 13 marzo. L’intera città è ricoperta dei poster del film Köln 75 che racconta la vera storia di uno dei dischi jazz più venduti di tutti i tempi, il celeberrimo Concerto di Colonia di Keith Jarrett del 1975 (per inciso, uno dei dischi che ha fatto da colonna sonora all’infanzia mia e di mio fratello Matteo).
Non tutti sanno che il concerto rischiò di non avere luogo, prima che una formidabile adolescente tedesca, la diciottenne Vera Brandes, si imponesse creando le condizioni per la creazione del capolavoro. Vera, che frequentava ancora il liceo quando iniziò a produrre e promuovere concerti a Colonia, ne fece di tutti i colori per mettere in scena questo spettacolo.

A Berlino, la prima del film, alla presenza del regista Ido Fluk, residente a Brooklyn, del cast, dei produttori e, soprattutto, della stessa Vera Brandes, è avvenuta da Kant Kino, un cinema storico situato in un edificio risalente al 1912. Il locale è molto amato in città: quando nel 2001 il cinema ha rischiato di chiudere, il regista Wim Wenders, il produttore Christoph Ott e i gestori del cinema Gerhard Gross e Burkhard Voiges, hanno fatto in modo che venisse riaperto.

In un cerchio che si chiude, il fil rouge del colore rosa ci porta poi in un altro quartiere ancora: per chi si trova in città, il prossimo appuntamento con Köln 75 e la musica di Keith Jarrett è infatti, il 20 marzo, nell’edificio rosa pastello di Hildebrandstraße, sede dell’Istituto Italiano di Cultura di Berlino, che dedica una serata di jazz proprio al film di Ido Fluk.
