ARRIVA MAMBO!

di - 4 Maggio 2007

L’evento inaugurale si presenta come degno dell’occasione, con una grande mostra curata da Germano Celant con Gianfranco Maraniello, con uno spettacolare allestimento concepito da Denis Santachiara. Vertigo. Il secolo di arte off-media dal Futurismo al web intende documentare gli sconfinamenti e le contaminazioni che si sono stabiliti a partire dalle avanguardie storiche -dal Futurismo al Suprematismo, dal Costruttivismo al Dadaismo, dal Neoplasticismo al Surrealismo- per affermare la caduta dello “specifico” artistico, quale pittura e scultura, a favore di un intreccio multimediale. Oltre quattrocento opere tra installazioni, dipinti, libri d’artista, film, fotografie, capaci di guardare alla storia dell’arte del Ventesimo secolo come a un periodo di radicali cambiamenti, di invenzioni e innovazioni, sconfessando la presunta separazione tra pittura a cinema, scultura e architettura, teatro e musica, design e danza, per affermare un’interdisciplinarietà linguistica e per minare le fondamenta del concetto stesso di autonomia e di autoidentità dell’arte. Un percorso espositivo che prende avvio dalle prime incursioni nel campo delle tecnologie con gli esperimenti sonori e poetici di Marinetti e Schwitters, con quelli visivi e filmici di Duchamp e Dalì, per arrivare, attraverso Andy Warhol e la Pop Art, la Conceptual Art e artisti come Piero Manzoni, Yves Klein, Louise Bourgeois, Joseph Beuys, Anselm Kiefer, Bill Viola, fino ai maggiori rappresentanti dell’odierna scena internazionale. Con gli illuminanti contributi di Ed Ruscha e di Lawrence Weiner per l’evoluzione del libro d’arte, quelli di Nam June Paik e di Bruce Nauman per il video, o quelli di Laurie Anderson e di Christian Marclay per la musica contemporanea. Per poi tornare a guardare, con maggiore consapevolezza delle vicende estetiche del secolo, alla pittura di Magritte e Klee, fino ai quadri o alle foto di artis ti come Enzo Cucchi o Andreas Gursky, in un andamento incrociato guidato da un allestimento di grande impatto. Una mostra destinata a lasciare un segno, ed a lanciare il MAMbo nel novero dei grandi musei europei, se le condizioni e l’ambiente bolognese sapranno adeguatamente sostenerlo. Anche di questo Exibart ha parlato con il direttore Gianfranco Maraniello

Cambia tutto. Dunque partiamo da ciò che rimarrà come prima. Quali sono le radici di questo progetto?
Più che di cambiare tutto si tratta di dare corso a un progetto che il presidente Lorenzo Sassoli de Bianchi, gli ex-assessori Grandi e Pozzati e direttori come Castagnoli e Eccher avevano già ben delineato. Io ho la fortuna di arrivare al momento giusto, di ereditare un ottimo statuto museale e, con un Consiglio di Amministrazione molto appassionato, di poter completare lo sforzo dell’Amministrazione Comunale per realizzare non solo un nuovo museo, ma un vero e proprio distretto culturale.

Direttore, non parli troppo da politico e ci dica le novità più importanti a livello di struttura e dotazione finanziaria del nuovo museo.
La novità sta principalmente nel fatto che il MAMbo potrà avvalersi del notevole contributo pluriennale garantito da una vera e propria partnership istituzionale
con la Regione Emilia Romagna, la Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna e la Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna.

Altri cambiamenti fondamentali? Il MAMbo sarà un braccio della GAM, che continuerà ad esistere in quanto istituzione e che raggrupperà tre musei…
Ci sarà una maggiore definizione dei compiti delle tre sedi che costituiscono la GAM: il MAMbo sarà dedicato al contemporaneo e offrirà numerosi e fondamentali servizi che qualificano i musei oggi; Villa delle Rose rimane una straordinaria sede espositiva, per quelle mostre temporanee che ci interessano e intendiamo realizzare, anche al di là della “compattezza e omogeneità” del preciso posizionamento nel programma di MAMbo; il Museo Morandi è un gioiello che valorizzeremo anche con il recupero della casa dell’artista in via Fondazza, destinata a diventare presto il Centro di Studi sull’opera del grande maestro bolognese.

Per fare questo ci vuole la parolina magica: budget.
Nel prossimo triennio non solo saranno raddoppiati gli spazi espositivi della sede del contemporaneo, ma anche il budget dell’Istituzione.

Ci sarà un aumento dello staff?
Un consolidamento, piuttosto che un aumento dello staff che ho a disposizione. Si tratta di dare fiducia e serenità a chi lavora con passione, mettendo tutti nelle migliori condizioni per essere parte attiva di un progetto entusiasmante.

La politica delle acquisizioni muterà?
Quanto alla collezione di MAMbo, siamo interessati a nuove modalità di rafforzamento
del nostro patrimonio e, in particolare, ad alleanze strategiche che riescano a promuovere un sistema dell’arte nel suo complesso. In tal senso UniCredit è già il nostro principale partner in un programma già annunciato di produzione, promozione e acquisizione d’arte contemporanea italiana.

Maraniello, parli sinceramente: il direttore di un’istituzione come il MAMbo di Bologna ha sufficiente autonomia gestionale o si potrebbe fare molto, molto di più? Sarebbe opportuna, anche sotto le due torri, la creazione di una struttura di gestione basata – ad esempio – su una fondazione, come da tempo velatamente richiede un altro direttore di museo come Danilo Eccher?
Non esiste una formula che valga in assoluto e ci sono vari esempi di fondazioni che sono entrate in crisi. Occorre sempre un’analisi della situazione contingente e trovare soluzioni adeguate. Il nostro statuto di Istituzione, ad esempio, ci consente parecchia agilità nell’amministrazione, un autonomo CdA, la possibilità di realizzare partnership garantendo l’autonomia della Direzione artistica. Lo dicevo prima: merito a chi mi ha preceduto, insegnandomi a non equivocare sui compiti di una Direzione che deve fondare un museo al di là delle passioni
da curatore.

Territorio e Giovani. Quale tipo di approccio avrà il MAMbo nei confronti della creatività locale (MAMbo rimane comunque, di fatto, una galleria civica) e della giovane arte, storicamente fiore all’occhiello del panorama culturale bolognese?
Si tratta di temi che appartengono alle nostre finalità istituzionali e che oggi richiedono nuove strategie per essere affrontati seriamente. La dinamiche dell’arte contemporanea sono cambiate: basti guardare il mercato, i musei e le rassegne internazionali. Per essere parte di questo sistema e affinché i giovani del territorio vi partecipino bisogna proprio uscire da tali categorie, da limitazioni anagrafiche per progetti di ampio respiro museale o da segregazioni in project room. Occorrono una reale promozione, l’autorevolezza per scambi con musei internazionali, pubblicazioni di livello, presenze di questi artisti nelle collezioni permanenti delle nostre istituzioni, perché si dimostri non solo di volere scommettere, ma di credere nella scena artistica italiana d’oggi.

A proposito di Bologna. Il MAMbo insiste su un territorio che ha perso clamorosamente smalto dal punto di vista galleristico. Cosa è successo
in città? Riuscirà (e tenterà) il museo a invertire la tendenza che ha visto Bologna uscire da determinati ‘giri’?

Il giudizio su Bologna mi pare un po’ troppo severo. Comunque stiamo già lavorando
con l’Associazione delle Gallerie e l’Assessorato al Commercio per favorire politiche di sostegno che consentano una maggiore attenzione delle gallerie già esistenti e l’insediamento di nuove, come Tiboni con Fabjbasaglia, con la sua nuova sede proprio a fianco del MAMbo.

Su che tipologia di percorso espositivo e curatoriale sarà impostato il MAMbo? Ci sarà una modulazione degli spazi espositivi per gli eventi temporanei
(main space, project room…) o si tratterà di uno spazio unico?

Cercheremo di sorprendervi continuamente e di sicuro daremo anche luogo a una rivisitazione critica della storia della GAM, aprendo un vero e proprio Spazio GAM.

Veniamo invece agli spazi per la prestigiosa collezione permanente: in che cosa consisteranno i miglioramenti?
Questo lo svelerò solo nel 2008. Stiamo cercando di realizzare una collezione sì permanente, ma dinamica per il tipo di opere scelte e le relazioni che costituiranno tra di loro.

Riguardo ai servizi aggiuntivi MAMbo sarà dotato, è già ufficiale, di un caffè gestito dai galleristi torinesi della Galleria Maze, reduci da grandi successi in termini di gestione di locali notturni sia a Torino che a Roma: il MAMbo ne approfitterà per ampliare gli orari di apertura alla sera?
La caffetteria e diversi spazi del MAMbo saranno interessati da nuovi orari, anche con la possibilità di ingressi serali alle mostre. L’esperienza e la professionalità dei gestori del barristorante e il prezioso valore aggiunto del bookshop affidato a Skira ci favoriranno in tal senso.

Politiche interne e politiche “estere”. Cosa bolle in pentola per quanto riguarda i rapporti tra MAMbo e le altre realtà istituzional-culturali bolognesi e cosa bolle in pentola invece per quanto riguarda la già dibattuta idea di rete tra gli importanti spazi pubblici d’arte contemporanea in Regione, Modena su tutti?
C’è ancora e c’è sempre molto da fare. Ma già in occasione dell’inaugurazione sarà evidente che MAMbo è atteso e si trova la strada già preparata in un’area dove, assieme alla Cineteca, al DAMS, a Scienze della Comunicazione, al Cassero e agli oltre centomila studenti universitari di Bologna, cercheremo di lavorare a un progetto che possa costituire un’esperienza davvero straordinaria.

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www.mambo-bologna.org

m. t.


dal 5 maggio al 4 novembre 2007
Vertigo. Il secolo di arte off-media dal Futurismo al web
a cura di Germano Celant con Gianfranco Maraniello
MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna, Via Don Giovanni Minzoni 4 (40121) +39 0516496611 (info), +39 0516496600 (fax)
info@mambo-bologna.orgwww.mambo-bologna.org
vernissage: 5 maggio 2007. ore 19


[exibart]

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