Forse finalmente ci siamo: la creatività sta iniziando a
sfruttare a pieno le possibilità tecnologiche del nuovo millennio. Certo, sono
ormai decenni che l’arte s’è fatta interattiva, ma artisti come Myron Kruger, Jeffrey Shaw, Masaki
Fujihata, Lynn Hershman o gli
italiani Piero Gilardi e Studio Azzurro sono sempre stati “fenomeni”
isolati. Pionieri etichettati come tali proprio perché erano i soli innovatori
in un ambiente, sotto molti aspetti, ancora “tradizionalista”.
È solo oggi, quindi, che la tecnologia sembra arrivare al
punto di sostituirsi alla tecnica. Larry Shiner, in un bel libro che si
intitola L’invenzione dell’arte,
ricorda come il termine ‘artista’ abbia per millenni radunato sotto lo stesso
nome pittori, musicisti, scrittori, architetti, ma anche falegnami, fabbri,
maniscalchi. La parola ‘arte’ non indicava altro che un’abilità tecnica (in
greco antico era, infatti, chiamata ‘techne’).
È solo nel Settecento, con la nascita delle teorie estetiche, che l’artista s’è
differenziato dall’artigiano passando, scrive Shiner, “da una visione dell’arte come costruzione che durava da duemila anni a
una nuova idea di arte come creazione”. Con la tecnologia moderna,
l’indipendenza degli artisti dalle capacità tecniche si è fatta ancora
maggiore. C’è però una via di mezzo, quella più interessante, che vede la
tecnologia non come un mezzo sostitutivo di un’abilità tecnica, ma come
un’aggiunta alle possibilità espressive.
La pensa così Valerio Berruti che, in occasione della sua
recente personale alla Fondazione Stelline di Milano, ha presentato
l’applicazione per iPad, scaricabile gratuitamente da iTunes, che oltre a
contenere immagini, testi critici, contenuti multimediali, l’e-book del
catalogo e la colonna sonora della mostra ideata da K-Conjog, comprende anche una serie di disegni realizzati con le
dita sul tablet della Apple grazie al
programma Brushes. “All’inizio è stato
molto strano”, racconta l’artista. “Io
amo la tecnologia, ma ho sempre lavorato con tecniche ‘artigianali’. La cosa
fantastica di Brushes è che mostra il ‘back-stage’ della realizzazione del
disegno, attraverso un filmato racconta la genesi dell’opera. Mi son sempre
chiesto come disegnino i grandi artisti e mi piacerebbe tantissimo vedere da
dove partono, cosa correggono, cosa cambiano. Certo ogni mezzo espressivo è
buono per alcuni aspetti e meno peraltri, basta saper distinguere e usare
i mezzi senza esserne schiavi. Insomma, anche la tecnologia è un mezzo e non un
fine”.
Oltre a introdurre nuove possibilità creative la
tecnologia, specie quella alla portata di tutti, può cambiare il modo di fruire
l’arte. Per Paolo Mele, ideatore di MakeApp – il tink tank creato dalle agenzie
torinesi Adfarmandchicas, E-Gate e Giò Minola che ha realizzato l’applicazione
di Valerio Berruti -, “serviva qualcosa
che desse un nuovo respiro all’editoria d’arte e soprattutto alla fruizione
dell’arte contemporanea.
della carta che, soprattutto in alcuni ambiti artistici, ha rappresentato una
gabbia troppo stretta. Le potenzialità sono tante: si può rivivere la mostra
nella propria stanza, oppure affiancare l’esplorazione in loco della mostra con
una nuova tipologia di guida che permette di accedere a contenuti extra,
dettagli sull’opera, ingrandimenti, rotazioni tridimensionali. In più ci sono
anche opere originali create direttamente sull’iPad”.
Ma se dal punto di vista numerico le cifre riguardo le
vendite di iPhone e iPad sono rassicuranti (Apple prevede di vendere otto
milioni di tablet nel 2010, 50 nel
2014), è altrettanto vero che ci troviamo in Italia, un Paese in cui, a
dispetto dell’altissimo numero di cellulari, la connettività è ancora scarsa
(siamo gli ultimi tra i paese del G8), e va ancora peggio se consideriamo la
fruizione culturale. “Certo, se guardiamo
molti dei dati, non solo sull’arte e sulla cultura, ci sarebbe da prendere il
primo aereo ed emigrare”, dicono Guido Tabbia e Daniele Amadeo,
sviluppatore e art director di Make App. “Fossimo
stati nella Silicon Valley, la vita sarebbe stata più semplice, ma le sfide ci
piacciono. Abbiamo questa ambizione: vogliamodare al pubblico contenuti
culturali su un nuovo supporto che potrebbe essere una delle chiavi per
incentivare e incuriosire un nuovo pubblico a fruire ed interagire con l’arte”.
Insomma, che la fortuna aiuti gli audaci.
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La
recensione del libro di Larry Shiner
stefano riba
Info: www.makeapp.it
itunes.apple.com/WebObjects/MZStore.woa/wa/viewSoftware?mt=8&ign-lr=Lockup_r2c1&id=397336073
[exibart]
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MA ANDATE VERAMENTE AFFANCULO!!!siete veramente fuori dal vostro cervello!Questa mercanzia danneggia quella che che è la natura dell'arte stessa.Come nasce perchè nasce e come si manifesta.SCHIAFFATEVI IN QUELL'INFIDO E IGNORANTE CERVELLO UNA COSA :VOI NON POTETE E NON POTRETE MAI CONTROLLARE L'ARTE!SONO GLI ARTISTI E SOLO GLI ARTISTI A DECIDERE COSA ESPRIMERE E COME FARLO!del resto cosa ve ne frega a voi,con ciò lo dimostrate,che non ne sapete assolutamente nulla,e perciò non potete amarla,L'ARTE.perchè siete soltanto dei piccoli commercianti!di tecnogia!bada di farci all'amore te con codesta tua tecnologia se ti piace tanto.Distinti Saluti AGLI ARTISTI.
Hm, per favore...Ho un Nokia 6080 del 2006 e per un morso di mela e Marco Mengoni posso solo sperare in Babbo Natale o meglio non sperarci.
Anche perchè quando mi hanno fatto vedere un iPad ho subito provato a fare una chiamata tenendolo vicino all'orecchio con due mani.
Che vuoi, in fondo sono un ragazzo di campagna...
Primula, a parte la sua finezza di esposizione non capisco una cosa. A chi è rivolto "bada di farci all'amore te con codesta tua tecnologia se ti piace tanto"?
Te (che poi per pignoleria e senso della grammatica mi permetto di correggere in tu, visto che è un pronome soggetto e non complemento) sarei poi io che ho scritto l'articolo?
Se sì, mi spiegherebbe come si fa all'amore con la tecnologia? Sa, sono curioso.
Stefano sei un grande scrittore, e non ti curar di loro, che non hanno neppure un pizzico del tuo sapere e della tua trasparenza,
un abbraccio
ok dai ti capisco ribba, con tanto senso di grammatica ti auguro una buona natala anche a te
ps
per far l'amore con la tecnologia entri in una chat e ti masturbi davanti alla tua apple del cuore
Intanto una precisazione.
Io ho scaricato l'app: non c'è pubblicità e non ho speso un euro.
Poi non capisco una cosa. PERCHE' per forza se un artista fa qualcosa IN PIU' rispetto alla sua mostra debba ricevere tante critiche?
perchè mostrare tanta rabbia uscendo anche dall'oggetto stesso dell'articolo?
nessuno dice che una mostra debba essere SOSTITUITA da una visita su iPad, ma perchè se una tecnologia esiste e può aiutare chi non fa parte della - siamo onesti - ristrettissima nicchia di conoscitori dell'arte contemporanea non può essere presa in considerazione?
A prescindere dal gusto, che Berruti piaccia o meno, è stato il primo e io credo che questa iniziativa abbia del buono e possa essere utilizzata anche in altre situazioni.
Pensate ad un sordomuto che visita una mostra. Difficilmente troverà una guida che sappia aiutarlo, l'audioguida sarebbe ovviamente inutile, l'iPad potrebbe essere la soluzione.
E poi ci sono le persone che non fanno parte di questa nicchia ristretta che possono avvicinarsi all'arte attraverso un iPad o un iPhone e magari scoprire un mondo. Non va bene? E' meglio se rimane una cosa per pochi?
il problema non è l'app per ipad ma il lavoro di berruti: si continuano a costruire contenitori e spazi senza avere contenuti decenti. Il lavoro di Berruti è vergognoso. Molto più carina l'applicazione per ipad. Statuine bianche di bambine, disegni animati di bimbi...questa rappresentazione decorativa è del tutto accessoria nel 2010...giusto componente del padiglione italia di luca beatrice..se questa è l'arte contemporanea meglio seppellirla...
io non volevo mica dirvi che l'app da sola è come una esposizione! però metti che la prossima volta Berruti (che a me piace, sarò libera di apprezzare quello che mi pare, o c'è un giudice anche del gusto altrui? o un critico magno che determina il valido e il non valido nell'arte contemporanea?) fa una mostra a Tokyo e io a Tokyo non ci posso proprio andare. meglio perderla o vederla sull'ipad?
Gus sei poco furbo a denigrare il lavoro altrui in questo modo. Facci vedere cosa sei in grado di fare tu nascondendoti dietro un nick name. Sei un poveraccio, il lavoro di Valerio è arte, può piacere o no ma bisogna rispettare il lavoro di tutti.
Vorrei segnalare a Stefano Riba l'utilizzo di iPad alla mostra Ah, che Rebus! aperta fino al 8 marzo all'Istituto Nazionale per la Grafica di Roma. Per completezza di ricerca del pezzo.
Scusate se intervengo in questo spazio ma non ho trovato velocemente una mail di riferimento dell'autore.
In quel caso l'iPad è a disposizione del pubblico e la realizzazione dell'applicazione non ha previsto il coinvolgimento degli artisti.