24 gennaio 2023

Arte contemporanea della cultura aborigena, in mostra al MACA di Frosinone

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Nove artisti Anangu, provenienti dalle regioni desertiche dell’Australia centrale, presentano le loro opere al Museo dell’Accademia di Frosinone: ce ne parla la coordinatrice, Ellen Mohan

Imitjala Curley, 274-22 (part.), 152x120 cm, MACA Frosinone © Mattia Fernando Biagetti

Con il patrocinio dell’Ambasciata d’Australia in Italia, il MACA – Museo Arte Contemporanea dell’Accademia di Belle Arti di Frosinone ospita la collettiva “Racconti della memoria” che presenta opere di 9 artisti australiani provenienti da 11 centri artistici di proprietà e gestione indigena situati nel deserto centrale del continente. Si tratta di un libro aperto sul “Dreamtime”, il tempo del sogno e i suoi protagonisti sono antenati o esseri mitici appartenenti alle culture aborigene. Questo bagaglio di narrazioni e sogni era tramandato inizialmente in forma orale, poi tramite la body art. Solo negli anni ’70 approda su una pittura astratta fatta di cerchi e spirali che possono essere interpretati come mappe emotive e spirituali.

In mostra ci sono le opere di nove artisti Anangu (“il popolo”): Nyunmiti Burton, Witjiti George, Taylor Cooper, Zaachariaha Fielding, Yaritji Heffernan, Madeline Curley, Rhoda Tjitayi, Imitjala Curley, Tanya Van Horen, provenienti dalle terre APY (acronimo di Anangu Pitjantjatjara Yankunytjjatjara), situate nella regione desertica dell’Australia centrale. La mostra è presentata da ArtEX, associazione senza scopo di lucro con sede a Todi (Perugia); abbiamo rivolto qualche domanda a Ellen Mohan, Exhibition Coordinator per ArtEX.

Racconti della memoria, veduta della mostra, MACA Frosinone © Mattia Fernando Biagetti

Qual è l’impatto e il beneficio dei centri APY sulle comunità delle aree interne?  

«Il collettivo artistico APY oggi sostiene oltre 500 artisti e ha un impatto diretto sul sostentamento delle comunità dell’entroterra australiano: il guadagno finanziario di queste imprese a gestione indigena va a sostegno delle famiglie, dimostrandosi una delle poche forme di reddito non governativo. L’obiettivo di lungo termine è espandersi sui mercati esteri; del resto, come affermava nel 2016 Nyurpaya Kaika Burton, “It is time for Aboriginal people to own a larger share in our Industry”».

Gli argomenti affrontati da questi artisti nelle loro opere si concentrano solo sulla mitologia indigena o stanno cominciando a spaziare anche verso altri temi? 

«La mitologia indigena australiana muta notevolmente da famiglia a famiglia, da persona a persona, è incorporata nel paesaggio e cambia anche in base alla località. Ogni storia è legata al “paese”, il che significa essere in relazione alle persone passate e presenti, alla terra e agli ecosistemi. Ma il variare della mitologia lascia agli artisti anche spazio per esprimersi in modo personale sulla tela, come dichiara Zaachariaha Fielding “I cry a lot in my canvases every now and then, and I get angry in my canvases”».

Madeline Curley, 59-22, 197×182 cm, veduta dell’installazione presso il MACA di Frosinone © Mattia Fernando Biagetti

Per quanto riguarda gli artisti dei collettivi, in particolare quelli più giovani, c’è un primo approccio o scoperta degli strumenti tecnologici di comunicazione? Pensiamo ad esempio all’utilizzo della fotografia per documentare i lavori o dei social media…

«Sì, AP, come collettivo artistico utilizza i social al fine di promuovere le opere degli artisti con l’intento di espandere la propria rete ad altri gruppi. La comunicazione interessa anche i singoli artisti: lo stesso Zaachariaha Fielding porta avanti due pagine sui social media, una per la sua arte visiva e l’altra per il suo gruppo musicale “Electric Fields”».

Da dove nasce il bisogno di internazionalizzare opere aborigene? Dove sono state esposte e quali sono i nuovi progetti in calendario?

«L’arte indigena australiana è la pratica artistica più longeva al mondo; preservando questa forma d’arte, preserviamo pratiche e storie antiche. La collocazione di questi dipinti nelle istituzioni artistiche mondiali ha inoltre un significato politico importante per il post-colonialismo. Le opere sono state prodotte lungo il corso del 2021, di conseguenza il 2022 è stato il loro primo anno di mostra a livello internazionale. Per il momento, i dipinti sono sotto la cura di ArtEX e stiamo valutando i prossimi passi assieme al collettivo APY».

Zaachariaha Fielding,13-22, 197×180 cm, MACA Frosinone © Mattia Fernando Biagetti

Intervista a cura degli studenti del corso di “Comunicazione e valorizzazione del patrimonio artistico” dell’Accademia di Belle Arti di Frosinone: Eleonora Andreozzi, Elisa Avoli, Mattia Fernando Biagetti, Alessia Bottoni, Eugenia Cippitelli, Davide Fontana, Iris Gabriele, Martina Giacomobono, Giorgia Gravante, Ester Origlia, Francesca Pacitto, Emanuela Sofra. Coordinamento Eleonora Minna.

 

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