Ma cosa vuol dire valorizzare il patrimonio culturale d’Italia? Una panoramica sulle risposte date fin’ora al problema è stata fornita dalla manifestazione fieristica “Culturalia”, tenutasi a Roma dal 28 settembre al 1 ottobre 2000. Valorizzare significa innanzitutto promuovere l’incontro tra le Amministrazioni pubbliche (a livello centrale e locale) che hanno il compito di gestire quel patrimonio ed i privati (imprese, associazioni, organizzazioni no-profit) che sono in possesso dei mezzi economici e tecnici per agevolare tale gestione. Le une e gli altri sono stati i protagonisti-espositori di Culturalia, per far conoscere al pubblico degli esperti e dei cittadini il frutto delle comuni sinergie. Cnr, Enea, Assicurazioni Generali, Gruppo Il Sole 24 Ore, Acea e Sviluppo Italia sono solo alcuni dei grossi nomi che, accanto al Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, alle singole istituzioni locali ed al folto gruppo degli operatori e fornitori del settore, hanno partecipato e partecipano allo sforzo innovativo in favore della cultura. Se l’incontro tra pubblico e privato è la premessa essenziale della valorizzazione, il suo principale strumento è l’impiego delle nuove tecnologie. Molteplici i campi d’applicazione: dalla conservazione alla catalogazione elettronica dei beni, dall’innovazione nella ricerca alle moderne politiche di fruizione attraverso la rete. Ad offrire esempi concreti di questo prezioso connubio tra arte e ICT è stato chiamato il Gruppo IBM, presente in fiera con uno degli stand più interessanti. A cominciare dallo stesso allestimento del suo spazio espositivo: una sorta di piccolo villaggio multimediale, costituito da singole postazioni informatiche inglobate in avveniristiche strutture “cadute dal cielo”. Ciascuna di esse illustra un progetto realizzato dal Gruppo.
Senza dubbio all’avanguardia quello studiato per il Museo dell’Hermitage di San Pietroburgo: da un lato soluzioni informatiche che consentono di approfondire la visita in loco (programmi di apprendimento multilingue, programmi educativi per bambini, punti informazione), dall’altro il sito web del museo http://www.hermitagemuseum.org , che permette di effettuare a distanza visite virtuali interattive. Arte e tecnologia IBM si sposano anche per il museo fiorentino di Palazzo Vecchio, grazie al cd-rome consultabile in 12 postazioni lungo il percorso museale ed al sito per la visita on line http://www.nuovopalazzovecchio.org . Esempio di catalogazione informatica è l’applicazione internet-intranet realizzata da SELFIN (Gruppo IBM) per la gestione e la consultazione, sia a fini scientifici che divulgativi, del patrimonio informativo della Soprintendenza Archeologica di Pompei. Interamente a cura della Fondazione IBM è invece il Progetto Teatri, un originale utilizzo delle tecnologie multimediali che consente di sperimentare al computer, prima della messa in opera, le soluzioni artistiche per le scenografie teatrali. Ma la realizzazione informatica più affascinante dello stand è forse quella del Centro IBM T.J. Watson Reasearch di Yorktown Heights, che ha fornito allo storico dell’arte Jack Wasserman il più completo quadro d’analisi della Pietà Bandini di Michelangelo: circa 700 riprese, effettuate da angolazioni diverse con 6 fotocamere digitali, 7 milioni di punti di vista acquisiti ed un modello tridimensionale finale che ha consentito al professore di svelare alcuni dei misteri che circondano l’opera.
Germana Mudanò
[exibart]
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Brava IBM, i computer non sono un granché ma la fondazione ci capisce...CIAO