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L’arte fuori dai grandi centri è vitale e solare: il progetto all’Accademia di Frosinone
Progetti e iniziative
Un paio d’anni fa mi imbattei in un affascinante libretto di Calvin Tomkins, nel quale il giornalista raccolse le sue interviste a Marcel Duchamp del 1964. La conversazione tra i due spazia su diversi temi e, sebbene siano tutti estremamente stimolanti, vorrei focalizzarmi sulla parte che non solo trovo la più pertinente ma che mi colpì personalmente. Proprio tra le prime pagine, dedicate al ruolo dell’artista nella società, è riportata una risposta dell’artista a una domanda che riguardava il cambiamento del concetto di arte nella società contemporanea e l’eventualità di integrarla nel flusso della vita quotidiana. Trovando tali parole particolarmente utili al fine di introdurre questa mostra – visitabile fino al 6 aprile 2025 a Palazzo Tiravanti, sede dell’Accademia di Belle Arti di Frosinone – ve le riporto qui di seguito: «…è quello che definisco l’integrazione dell’artista nella società, il che significa che il suo status è alla pari con l’avvocato, con il dottore. Cinquant’anni fa eravamo dei paria: i genitori di una ragazza non le avrebbero mai permesso di sposare un artista».
Forse l’esperienza personale del sottoscritto conta poco ma credo che qualunque giovane che, come me, abbia deciso di intraprendere studi o carriere artistiche partendo da contesti provinciali, non mi darà poi tanto torto se dico che i “cinquant’anni fa” di Duchamp al tempo dell’intervista non sembrano tanto diversi dal nostro presente. Infatti se da un lato l’arte contemporanea ha acquisito una legittimità istituzionale e viene riconosciuta come professione, dall’altro la realtà quotidiana di molti giovani artisti dimostra come la loro integrazione nel tessuto sociale e lavorativo rimanga ancora troppo precaria.

È proprio qui che entrano in gioco iniziative come il bando Lazio Contemporaneo, fondamentali per offrire opportunità concrete soprattutto nei contesti più marginali. Grazie a un contributo fino a 50mila euro per progetto, il bando non si limita a promuovere l’arte contemporanea ma crea le condizioni affinché essa possa realmente esistere e radicarsi nei territori attraverso i talenti emergenti locali. Ne è un esempio concreto Sorge il sole, uno dei progetti vincitori del bando 2022, realizzato dall’associazione per l’arte contemporanea Zerynthia. Proprio grazie al supporto di Lazio Contemporaneo, infatti, l’associazione ha avuto la possibilità di allestire una mostra negli spazi dell’Accademia di Belle Arti di Frosinone, dedicata a tre giovani artiste: Veronica Neri, Ilare e Angelica Loffreda.
Un’opportunità importante sia per le artiste che per il territorio, considerando che nei piccoli centri l’accesso a circuiti artistici strutturati è spesso difficile e l’arte contemporanea riceve poca attenzione, fattori che rendono il percorso di un’artista emergente ancora più complesso. Di questo argomento si è discusso anche nell’ambito della tavola rotonda (Ri)Partire da Frosinone, svoltasi nel teatro dell’Accademia, in cui gli interventi dei relatori Donatella Spaziani, Claudio Libero Pisano, Loredana Rea, Valeria De Siero e Antonio Trimani hanno restituito una panoramica efficace riguardo alla poca attenzione che i piccoli centri tendono a riservare all’arte, in particolare quella contemporanea. Non dimenticando di sottolineare, tuttavia, come le province possano rivelarsi un fertile terreno di crescita per i giovani artisti: la povertà di stimoli rappresenta certamente un problema, ma anziché rappresentare un ostacolo insormontabile, può trasformarsi nel motore di una ricerca personale più autentica e determinata.

La mostra Sorge il sole, omonima del progetto di gara, ha affrontato diverse difficoltà legate anche a delle restrizioni dovute allo spazio messo a disposizione dall’Accademia. Tuttavia, il curatore Francesco Giovannetti è riuscito comunque a superare le avversità e ad allestire un percorso espositivo semplice, accattivante e congeniale alle proposte delle artiste. Le opere esposte sembrano tracciare un dialogo tra il sé e il mondo, trasformando la propria esperienza interiore in un linguaggio visivo capace di risuonare oltre i confini della soggettività. Non si tratta, tuttavia, di una mera proiezione autobiografica ma di una continua negoziazione tra il sentire personale e il flusso del quotidiano, tra la materia dell’esperienza individuale e il contesto che la circonda e che la genera.

Se il contesto periferico in cui si sviluppa la mostra pone interrogativi sulla possibilità di fare arte al di fuori dei grandi centri, le opere esposte sembrano rispondere con una pratica che restituisce dignità e valore a ciò che viene posto ai margini della vita, sul confine tra presente e passato. A dominare l’esposizione è proprio l’abbandono, lo scarto, elementi di un’intimità tutt’altro che autoreferenziale.
Che si tratti di composizioni di scarti industriali e resti animali o di ciò che resta di forme rette e colori sgargianti ormai appassiti in un cimitero, l’operazione di recupero non è un mero gesto estetico ma un processo di risignificazione: un modo per rendere ciò che è stato dimenticato, protagonista di un nuovo racconto visivo. Immagini delicate e silenziose che suggeriscono una riflessione sulla transitorietà e sulla capacità della materia di custodire e raccontare frammenti di storie personali e collettive.
In questo senso, Sorge il sole non si limita a essere una semplice opportunità espositiva per giovani artiste, ma si configura come un laboratorio in cui l’arte interroga il proprio rapporto con il contesto, esplorando i legami tra materia, memoria e identità.