Una collezione di paesaggi sonori per il nuovo Oto Sound Museum

di - 22 Dicembre 2020

Un museo per opere che non si vedono ma si sentono: si tratta dell’Oto Sound Museum, progetto sostenuto da Pro Helvetia e a cura di Zaira Oram, collettivo fondato da Francesca Ceccherini ed Eleonora Stassi con il coinvolgimento di Chloé Dall’Olio e Camille Regli. Se oto, dal greco antico otos, orecchio, è il suffisso apposto alle parole riferite alla sfera uditiva, la collezione di questo museo non può che essere composta dalla successione di paesaggi sonori. A realizzarli, artisti provenienti da aree diverse, tanto per geografia che per ricerca, che nel corso del 2021 presenteranno al pubblico, tramite un display digitale, le proprie opere: Paloma Ayala (1980, Messico), Ari Benjamin Meyers (1972, USA), Axel Crettenand (1989, Svizzera), Magda Drozd (1987, Polonia), Vanessa Heer (1989, Svizzera), Jurczok 1001 (1974, Svizzera), Polisonum (Collective, Italia), Luca Resta (1982, Italia), Jo Thomas (1972, Regno Unito), Zimoun (1977, Svizzera). A questa prima selezione virtuale, si affiancherà una serie di performance live e di installazioni, in quattro sedi partner diffuse sul territorio svizzero.

«Oto Sound Museum nasce con il desiderio di presentare e condividere opere di natura sonora per esplorare territori e pratiche diversificate attraverso la capacità del suono di sollecitare esperienze di prossimità con ciò che è non-visibile o lontano», spiegano dal museo. «L’anno 2020 ha avviato una nuova era di “post-migrazione”, nella quale le abitudini di mobilità e spostamento degli esseri umani stanno subendo un profondo cambiamento. Il percorso di OTO SOUND MUSEUM intende aprire un dibattito sulla rilettura del concetto di migrazione attraverso una forma artistica che si caratterizza per la sua attitudine al viaggio, alla diffusione, alla protesta e al superamento dei confini dati e dei tanti muri della nostra civiltà».

Le dieci opere selezionate per il 2021 saranno presentante, a cadenza mensile, sulla piattaforma online oto.museum, un luogo visivamente “neutrale”, come può essere la scandita alternanza del bianco e del nero. Le opere sonore, allestite sulla piattaforma e accessibili gratuitamente, costituiscono la collezione di Oto Sound Museum, che sarà preservata e implementata nel tempo. In parallelo, il progetto si estenderà anche nella dimensione analogica, attraverso quattro performance live e installazioni sonore che saranno realizzate nelle sedi dei partner del progetto: MigrationsMuseum (Zurich, CH), Kunst Halle Sankt Gallen (Sankt Gallen, CH), la rada (Locarno, CH), KRONE COURONNE (Biel/Bienne, CH).

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