La versione estiva dello Schermo dell’arte, il ciclo Notti di mezza estate a cura di Leonardo Bigazzi, conferma il suo appuntamento annuale in Piazza SS. Annunziata a Firenze con la sesta edizione della rassegna. L’iniziativa, inauguratasi il 29 giugno, è riuscita a richiamare un pubblico nutrito e trasversale, composto da giovani,addetti ai lavori e semplici curiosi.
La programmazione di Notti di mezza estate ha quest’anno come leivmotif la dimensione sociale e collettiva degli interventi, grazie alla proiezione di una serie di cinque film che presentano il lavoro di artisti dediti, in modalità completamente dissimili, a lavori di Arte Pubblica: da Banksy a Giuseppe Penone, da Francis Alys a Antony Gormley, per concludersi con l’anteprima nazionale del progetto Station to Station di Doug Aitken.
Il primo film, Banksy does New York, pellicola del 2014 diretta da Chris Mourkabel, racconta il mese passato dall’artista inglese nella metropoli americana per il progetto Better Out Than In. Una sorta di “residenza autonoma” che ha visto Banksy disseminare per la città, dal 1 al 31 ottobre 2013, interventi diversi (dai celebri graffiti a performance), coinvolgendo la popolazione newyorkese in una sorta di caccia al tesoro, a partire da indizi e video commenti sui lavori che l’artista postava sul suo sito.
Il film si muove con un ritmo brillante tra interviste e documentazioni raccolte dai social media (dai video su Youtube alle foto di Instagram) concentrandosi prevalentemente sulla reazione delle persone nel momento del ritrovamento delle opere. L’intento di Banksy sembra quello di accogliere consapevolmente all’interno del progetto le plurali reazioni suscitate dai suoi lavori: il film da un lato documenta, in modo leggero ma allo stesso tempo esaustivo,la critica ironica e feroce al sistema che accomuna tutte le opere dell’artista inglese (soprattutto al mercato dell’arte nell’attuale società capitalistica, di cui Banksy svela da un lato i meccanismi e dall’altro cerca di abbatterli), e dall’altro si sofferma sulla dimensione di rito collettivo che Better Out Than In assume grazie all’amplificazione che i social media garantiscono alle operazioni del celebre streetartist. Consci o meno di divenire protagonisti dell’operazione, i “seguaci” dell’artista inglese ne intercettano le gesta, le comunicano mitizzandole: interventi effimeri assumono una dimensione più concreta grazie alla reazioni molteplici del pubblico e allo stesso tempo mantengono il loro carattere smaterializzato per via della loro unica circolazione su web.
Banksy does New York più che un film sull’opera dell’artista inglese vuole documentare l’aspetto relazionale che i lavori prodotti durante la residenza hanno instaurato con la popolazione di New York, che diventa parte attiva, protagonista essa stessa non tanto del processo di realizzazione dell’opera, quanto della sua valorizzazione e acquisizione di significato.
La rassegna prosegue con altri tre appuntamenti: lunedì 6 luglio è stato proiettato il film De larges dètails. Sur les traces de Francis Alys (2006) diretto da Julien Devaud: una lunga intervista all’artista belga Francis Alys, tra Città del Messico – dove Alys vive da 15 anni – Londra, Berlino, Lima e Gerusalemme, incentrata sulla relazione che l’individuo instaura con l’ambiente urbano che lo circonda; il 13 luglio avrà luogo un focus su due artisti che recentemente sono intervenuti con le loro opere a Firenze: Giuseppe Penone e Antony Gormley. Alla presenza dei curatori delle mostre tenutesi al Forte di Belvedere, Arabella Natalini e Sergio Risaliti (di cui la personale Human di Gormley è attualmente in corso), verranno presentati i film Antony Gormley and the 4th Plinth (2009) di John Wyver e Prospettiva Vegetale (2014) di Francesco Fei, anch’esso presente all’appuntamento. Prospettiva Vegetale documenta il backstage della mostra omonima, in cui l’artista torinese è andato ad abitare con le sue monumentali sculture due luoghi simbolo della città fiorentina, mettendo in scena un ideale dialogo tra la fortezza medicea e il Giardino di Boboli, e quindi tra architettura e paesaggio, antropizzazione ed elementi naturali.
Antony Gormley and the 4th Plinth, realizzato in occasione del progetto One & Other (2009), documenta il progetto dello scultore inglese che ha coinvolto 2400 persone in una performance della durata di 100 giorni, nel quale una persona alla volta sostava liberamente per un’ora, come una sorta di scultura vivente, nel quarto plinto di Trafalgar Square: un ritratto collettivo e democratico della popolazione inglese che prende avvio dalla tradizione dello “Speakers Corner” (“angolo degli oratori”), ma anche un capovolgimento dell’idea di spazio pubblico, effettivamente disponibile e abitabile dalla comunità.
La rassegna si conclude lunedì 20 luglio con l’anteprima nazionale alla presenza dell’autore di Station to Station (2014), primo lungometraggio realizzato da Doug Aitken. Il film racconta il viaggio di un treno che nell’estate 2013 ha attraversato gli Stati Uniti, ospitando happening, conversazioni, performance e contributi eterogenei che hanno coinvolto musicisti, artisti e architetti in un progetto di creazione live e nomade in continua evoluzione.