In un periodo storico come questo, in cui è quanto mai necessario tutelare se stessi per gli altri, la città di Trento promuove un progetto culturale il cui tema centrale è la cura, intesa come pratiche artistiche radicate in un luogo specifico. L’arte pubblica è qui sinonimo di cura: un donarsi reciproco per il territorio e la comunità che lo abita. “Atlas curae per una mappa visiva sul tema della cura tra arte pubblica e pratiche pittoriche” è a cura di Collettivo Mavi (Francesca Piersanti, Elisa Casati, Elisa Pezza, Veronica Bellei), un progetto di Associazione culturale H2o+.
«Atlas curae è il tentativo di avviare un’indagine visiva sull’inclusione sociale e la rigenerazione urbana attraverso l’attivazione, la creazione e la rielaborazione di immaginari che mescolano le pratiche dell’arte contemporanea alle urgenze del nostro tempo e della dimensione urbana. É il desiderio di aprire un dialogo tra la riflessione artistica, quella sociale e un luogo che ha accolto viaggiatori e artisti. É una proposta, per ripensare in maniera partecipata il ruolo degli spazi insieme a quello delle immagini, degli immaginari, dell’arte» così Francesca Piersanti – curatrice di Atlas Curae e membro di Collettivo Mavi – definisce la natura e forza motrice del progetto che si articola in tre momenti: Scuola di Pittura, Arte Pubblica e Moodboard.
La sede che ospita Atlas curae è il Palazzo delle Poste di Trento, negli spazi dell’ex dopolavoro. Il Palazzo è l’esito di unione e inclusione dei resti di uno storico edificio rinascimentale con le vecchie poste austroungariche, non demolite ma reinterpretate in chiave futurista. «Un luogo di forte stratificazione storica e culturale, in cui gli artisti si stanno inserendo con grande creatività », ci ha detto Piersanti.
Le prime quattro giornate (10/13 settembre 2020) hanno coinvolto sei artisti con Scuola di Pittura negli spazi del chiostro e della Sala Montacarichi, proponendo sguardi e tecniche differenti. Dalla lezione sul tema del corpo di Luca Coser, all’incontro con la giocosa irriverenza di Laurina Paperina che propone un laboratorio di rielaborazione di cartoline; dalla sperimentazione del linguaggio denso di stratificazioni di memorie e materiali di Luciano Civettini, alla divertente Imboscata di Federico Lanaro, che offrirà la possibilità di costruire un’opera partecipata attraverso multipli; dalle atmosfere polverose e rarefatte di Michele Parisi, da raccogliere in taccuini forniti ai partecipanti, all’arte aniconica e intellettuale di Gianni Pellegrini. Questa è stata la fase di Atlas curae per la produzione artistica e workshop.
Arte Pubblica conta cinque artisti che coinvolgeranno i diversi pubblici in esperienze performative: produzione artistica e approfondimento sul tema, attraverso la sperimentazione di linguaggi artistici differenti tra la Sala delle Colonne e la Sala Manifesta. Giuliana Racco è l’ideatrice del workshop Come vivere nel limbo: «Grazie alla partecipazione di un gruppo di migranti e richiedenti asilo, Giuliana ha esplorato il significato della parola limbo. Una metafora per indicare gli stati intermedi della società , gli stati di sospensione di migranti e rifugiati così come la situazione in cui tutti ci siamo trovati dopo le misure adottate dai governi in risposta all’emergenza sanitaria. La pandemia da Covid-19 ha spinto il mondo in uno stato di limbo», il risultato del workshop prenderà la forma di un opuscolo didattico/manifesto/questionario prodotto in edizione limitata in occasione della mostra.
Angelo Morandini lavora con gruppi di giovani sulla superficie di una parete sviluppando una grande tela sociale che modifica la percezione dello spazio, Museo Wunderkammer presenterà in anteprima una importante biennale che avrà luogo in Trentino, Nuvola Ravera approfondirà il tema dello scudo proteggendo piccole porzioni dell’edificio, Emanuele Benedetti si concentrerà sulla percezione di sé in relazione all’altro utilizzando specchi, disegno, movimento.
E infine Moodboard: negli spazi del dopolavoro sono esposti i prodotti degli artisti, l’esito delle riflessioni e dei progetti sviluppati nell’arco delle quattro giornate iniziali. É possibile prenotare una visita agli spazi dell’ex dopolavoro al termine delle quattro giornate, a partire dal pomeriggio di domenica 13 e nei weekend di apertura, dalle 16 alle 18, con la presenza dei volontari del Touring Club Italiano che offriranno brevi focus sul palazzo, e insieme allo staff di Atlas curae, per un focus sul progetto e sulle opere esposte.
«L’obiettivo è mettere in circolo idee e pensieri, suscitando riflessioni ed entusiasmo. Il nostro desiderio è di trasmettere ai visitatori l’idea concreta dell’arte come terapia collettiva, cercando di costruire un atlante visivo e compartecipativo come fosse un tavolo di pensiero. La sede stessa è occasione di creatività e riflessione per artisti e cittadini, quest’ultimi stanno rispondendo con grande partecipazione. L’essere riusciti a creare questo momento di confronto per Trento, che parte dall’arte ma tocca le punte più importanti delle nostra società contemporanea, è il successo più grande», ha concluso Francesca Piersanti, invitandoci a raggiungere Trento per partecipare all’atlante visivo di Atlas curae.
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