Mamma dammi un
Guercino (Cento, Bologna, 1591 – Bologna, 1666) che in America voglio andar. Dopo
Giorgio Morandi, è il pittore secentesco il “testimonial” del ponte aereo e culturale che collega Bologna a New York grazie al volo settimanale Eurofly. E non solo. All’artista emiliano è stato affidato infatti il compito di chiudere – dopo
Amico Aspertini e il suddetto Morandi – il “tris d’assi” espositivo felsineo, parte di una strategia di promozione turistica variamente assortita, ricca di proposte gastronomiche, edonistiche (il Motorshow), commerciali (il grande polo fieristico internazionale) e culturali (l’arte di ieri e di oggi, l’antica e prestigiosa università), elaborata dalla società di servizi Bologna Incoming.
Così per tutto febbraio, presso l’Istituto Italiano di Cultura della Grande Mela, hanno soggiornato una trentina di opere del periodo giovanile del Barbieri, selezionate da un comitato scientifico presieduto da Sir Dennis Mahon e composto da Daniele Benati, Keith Christiansen, Andrea Emiliani, Fausto Gozzi, Milena Naldi ed Eugenio Riccomini, e provenienti da Cento, città natale dell’artista. Le stesse fanno ora ritorno all’ombra delle Due Torri, per rimanere a disposizione dei visitatori dell’Accademia di Belle Arti da domani alla fine di aprile.
Pezzo forte la
Madonna della Ghiara, riconosciuta come la prima prova che Guercino, “
senza avere avuto maestro alcuno, e soltanto sulla scorta d’una immagine in stampa”, avrebbe dipinto tra i dieci e i quattordici anni all’esterno della casa colonica dei suoi genitori. Citata da Cesare Malvasia, che la vide ancora in loco nel 1678, l’immagine sacra fu staccata alla fine del Settecento dal nuovo proprietario, l’arciprete Leopoldo Tangerini, che successivamente la fece murare al piano superiore della nuova casa. Riportata su tela a metà dell’Ottocento, l’opera, estremamente deteriorata, è rimasta fino al 1982 presso la famiglia Carpeggiani.
In mostra, inoltre, numerose testimonianze che questo precoce talento lasciò nel suo Paese, molte delle quali non hanno mai varcato l’Oceano (tra gli inediti, il cosiddetto
Rinaldo Corradino a cavallo di un mulo, dall’attribuzione ancora controversa).
Il nucleo più corposo è costituito dagli affreschi eseguiti intorno al 1615 per il fregio di casa Pannin: scene campestri che innestano sul modello delle “cacce” di Antonio Tempesta (e qui a esser preda dell’arte venatoria sono uccelli, cervi, cinghiali, lepri, volpi, ma pure animali decisamente più esotici quali pantere, struzzi, leoni) squarci sul lavoro agricolo nel cuore della pianura padana, come la coltivazione della canapa, la mietitura, la battitura del grano e, per ristorarsi da tante fatiche, una provvidenziale colazione all’aperto. Accanto ai soggetti profani, le pale d’altare per la parrocchiale di Renazzo, per la collegiata di San Biagio e per la chiesa di San Pietro a Cento documentano, insieme alle due tele raffiguranti la
Madonna del passero e la
Sibilla, risalenti al 1620 circa, la versatilità e l’evoluzione stilistica del Guercino che, fin dagli esordi, era riuscito a radunare intorno a sé una bottega, che “sfornava” opere impostate sulle morbidezze dell’Accademia carraccesca, e nel 1613 aveva già ottenuto, grazie all’interessamento di Antonio Mirandola, canonico di San Salvatore in Bologna, la sua prima commissione, una pala d’altare raffigurante
La Gloria d’Ognissanti, eseguita per la chiesa di Santo Spirito a Cento e oggi perduta.
Ma non è tutto. La rassegna è anche l’occasione per far conoscere le attrattive di Bologna, perciò accanto al Guercino passeranno in grande spolvero le altre “glorie nazionali” felsinee, a cominciare dalle moto bolognesi uscite dalle officine cittadine dagli anni ‘30 a oggi (la mostra rimarrà aperta fino al 3 maggio presso il Museo del patrimonio industriale della città). Gli amanti dell’avventura potranno poi lanciarsi nella singolare esperienza di un tour del centro storico a bordo di un gommone:
Giungla Metropolitana è l’itinerario di trekking urbano che – tempo permettendo! – tutti i fine settimana propone l’esplorazione della rete di canali cittadini, completata da un percorso speleologico a piedi lungo il sotterraneo del torrente Aposa.
E, se ancora non basta, come in ogni lauto banchetto che si rispetti c’è il
dulcis in fundo. Preparato, insieme a tante altre prelibatezze, in testa “sua maestà” il tortellino, dalle “cesarine” di
Home food, l’associazione delle massaie che intendono conservare e tramandare il patrimonio gastronomico tricolore. In occasione della mostra del Guercino è stata infatti annunciata la pubblicazione di un volume che affiancherà venti opere del pittore di Cento a una ricetta storica riconducibile a oggetti, situazioni o cibi presenti nel dipinto.